Sboarina: «Decreto privo di soluzioni concrete per la ripartenza sociale ed economica». Il presidente di Confcommercio Arena: «Ogni giorno di chiusura in più produce danni gravissimi».
«Un decreto deludente, che non avvia la Fase 2, ma propone solo una Fase 1 bis, priva di soluzioni concrete per la ripartenza del tessuto sociale ed economico del Paese. Stiamo superando l’emergenza sanitaria, ma in questo modo non supereremo quella economica».
Così il sindaco Federico Sboarina sul nuovo decreto firmato domenica 26 aprile dal premier Giuseppe Conte. Secondo il primo cittadino scaligero, infatti, «dal 4 maggio andava impostata una progressiva apertura, per dare la possibilità di lavorare a tutti. Oggi la situazione è diversa da cinquanta giorni fa e i cittadini, veronesi compresi, hanno imparato i giusti comportamenti da tenere per garantire la propria salute e quella degli altri. Ora la decisione da prendere non è su chi apre e chi no, ma sulle misure di sicurezza da adottare sui luoghi di lavoro e sui controlli da effettuare per assicurane la totale applicazione. Prorogare di un altro mese l’apertura di molte attività, significa decretarne ufficialmente la morte. Siamo già fuori tempo massimo, attendere oltre è una scelta che non possiamo permetterci».
Il nuovo decreto, che dà il via libera nell’immediato all’apertura di attività imprenditoriali come manifatturiero ed edilizia e al servizio di ristorazione take-away, posticipa la riapertura del commercio al dettaglio, di musei e biblioteche al 18 maggio mentre per bar, ristoranti, parrucchieri e saloni estetici si dovrà attendere il 1 giugno.
«Come richiesto dai sindaci dei comuni capoluogo del Veneto – conclude Sboarina –, i ‘codici Ateco’ vanno superati, per garantire il riavvio delle attività in ogni tipologia di aziende che assicuri il pieno rispetto di tutte le misure di sicurezza per i lavoratori. Per limitare il contagio, infatti, ciò che conta è garantire il protocollo sicurezza richiesto nei luoghi di lavoro e non possedere un codice che, nella realtà, invece di consentire la progressiva riapertura l’ha impedita. Inoltre, se da una parte con il nuovo decreto dal 4 maggio è possibile la riapertura di parchi e di aree verdi, dall’altra andava predisposta anche la riapertura di asili e attività per ragazzi.Con quest’ultimo decreto nulla di tutto questo è stato considerato, creando un ulteriore grave danno ad un sistema economico e sociale ormai in totale stato di crisi».
Anche il presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena, lamenta una Fase 2 fatta di «passi troppo brevi che rischiano di penalizzare senza via di ritorno il terziario di mercato ed il turismo, cioè tutte quelle aziende chiuse dall’inizio dell’emergenza».
Per il presidente Arena le date di riapertura, il 18 maggio per i negozi, il 1 giugno per i pubblici esercizi, «sono insostenibili e addirittura non c’è alcuna previsione per i locali dell’intrattenimento. Ogni giorno di chiusura in più produce danni gravissimi e mette a rischio imprese e lavoro. Solo gli esercenti Fipe-Confcommercio stimano altri 9 miliardi di euro di danni che portano le perdite totali a 34 miliardi dall’inizio della crisi: moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro».
Il presidente di Confartigianato Imprese Verona Roberto Iraci Sareri, invece, se da un lato si dice soddisfatto per le aperture dedicate alle attività imprenditoriali come manifatturiero ed edilizia, dall’altro ritiene che sia «incomprensibile e inaccettabile rinviare al 1 giugno la riapertura di acconciatori e centri estetici. Con senso di responsabilità abbiamo elaborato e presentato proposte dettagliate su come tornare a svolgere queste attività. Sui documenti inviati, però, Confartigianato non ha ricevuto alcuna risposta. Ora, lo ribadisco, è inaccettabile che, sempre a fronte dell’applicazione di misure di sicurezza pensate appositamente, il Governo dia il via libera ad alcuni settori e continui, incomprensibilmente, a rinviare l’apertura per acconciatori, centri estetici, nail artist, tatuatori, piercer e quant’altro. Del resto, ci chiediamo, dal 1 giugno cosa potremo fare di più rispetto ad oggi in termini di sicurezza? Si può far stare fermi, con costi continui e ricavi azzerati per gli interi mesi di marzo, aprile, maggio?».
Secondo i dati forniti da Confartigianato, l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo.
Nel mentre, assieme ad UPA Servizi, Confartigianato ha programmato dal 29 aprile al 3 maggio una cinque giorni di seminari on-line gratuiti su svariate tematiche di interesse da offrire agli imprenditori dell’intera provincia.

