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Sanità pubblica e privata in Veneto in relazione al Coronavirus

Le scelte a favore della sanità privata nella nostra regione potrebbero aver inciso negativamente sugli organici e sulle professionalità necessarie per i delicati compiti connessi all’assistenza.

Luca Zaia
Luca Zaia

Le scelte a favore della sanità privata nella nostra regione potrebbero aver inciso negativamente sugli organici e sulle professionalità necessarie per i delicati compiti connessi all’assistenza.

Mi ero ripromesso di non entrare nel merito della gravissima situazione sanitaria provocata dalla pandemia in corso, e della sua gestione da parte degli Enti preposti e principalmente la Regione Veneto. E questo perché  sono consapevole delle difficoltà che esistono per far fronte alle situazioni in atto. Tuttavia, vorrei richiamare alcune questioni che hanno fatto emergere notevoli criticità e carenze e denunciate da più parti sin dall’inizio di questa emergenza, divenuta ormai una tragica quanto preoccupante realtà sanitaria. Vediamone alcune e perché.

Da anni – forse troppi – le scelte della Regione Veneto sono state orientate verso un sistema che ha favorito – se non addirittura privilegiato – una gestione privatistica della sanità e delle diverse strutture di cura, seppure attraverso convenzioni, a scapito del Servizio sanitario pubblico. E ciò in particolare per quanto riguarda gli interventi e le attività di assistenza rivolte principalmente alla popolazione anziana. Nel Veneto questa componente della società conta oltre 1.150.000 cittadini ultrasessantacinquenni (su 4.905.850 abitanti stabili), pari al 23% della popolazione, molti dei quali con patologie invalidanti.

Credo che le scelte a favore del privato possano aver inciso negativamente sugli standard qualitativi previsti e stabiliti dalle convenzioni con la Regione, in termini di organici necessari e delle professionalità preposte per i delicati compiti rivolti alla assistenza.

Negli ultimi 25 anni, durante i quali l’assessorato alla Sanità della Regione Veneto è stato gestito anche dal nostro concittadino Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, abbiamo assistito ad uno sviluppo abnorme delle strutture di cura e di Residenze Sanitarie Assistite private. In provincia di Verona fra le maggiori strutture private oggi esistenti, credo si possano considerare e comprendere: l’Ospedale Sacro Cuore di Negrar, la Casa di Cura Villa Garda, l’Ospedale Pederzoli di Peschiera, l’Ospedale Magalini di Villafranca, e a seguire le varie strutture per anziani di Sommacampagna, San Giovanni Lupatoto, Villabartolomea, Cologna Veneta, Soave, Illasi, Tregnago e molte altre ancora presenti nel comune capoluogo di Verona.

Nel contempo sono state attuate politiche rivolte verso un disimpegno (addirittura una vera e propria dismissione) di molte fra le maggiori e storiche strutture sanitarie ospedaliere pubbliche, fra le quali: gli ospedali di Malcesine, Caprino, Bussolengo, Valeggio sul Mincio, Villafranca (dopo il disastroso incendio doloso, ancora senza colpevoli che lo ha reso inattivo per oltre un decennio), Isola della Scala-Nogara-Bovolone, Cologna Veneta, Soave, Zevio.

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In provincia di Verona gli ospedali e le diverse strutture sanitarie pubbliche e private fanno parte di una unica ULSS: la numero 9 Scaligera. Questa deve farsi carico della gestione e controllo di tutte le varie e diversificate realtà sanitarie presenti e sparse fra il comune capoluogo e quelle dei centri maggiori presenti a Villafranca, Legnago, San Bonifacio.

Il sistema sanitario regionale e veronese é da tempo sollecitato dalle organizzazioni sindacali di categoria per un confronto e una verifica con le varie controparti: l’assessorato alla Sanità, dipartimento regionale alla Sanità, la Direzione della ULSS-9 Scaligera e le direzioni delle diverse Residenze Sanitarie Assistite (RSA), per trattare e definire il rafforzamento degli organici impiegati nelle strutture di cura, e per definire concreti programmi di aggiornamento e di formazione professionale del personale impiegato sulle metodologie di cura rispondenti alle varie esigenze e necessità.

Le quasi cento strutture sanitarie veronesi (pubbliche e private), ospitano stabilmente quasi 10.000 persone, prevalentemente anziani e/o non autosufficienti. Nel Veneto risultano mediamente ricoverati/e circa 35 mila persone anziane con varie disabilità. I diversi servizi, funzioni e mansioni sono eseguiti dai circa 40 mila dipendenti ed operatori socio sanitari, con specifiche professionalità, stabilmente occupati, e con l’ausilio di ulteriore personale, spesso dipendente da Società cooperative, addetto allo svolgimento di mansioni di supporto ma sanitarie.

L’epidemia (ritenuta inizialmente influenzale) che si è manifestata nella Regione Veneto, e quindi anche nel veronese, verso la metà del mese di gennaio 2020, si è rivelata col tempo una pandemia, con effetti superiori ad ogni aspettativa. E questo ha fatto venire meno le certezze di possedere in Veneto una sanità di eccellenza facendo emergere in modo evidente, e in tutta la sua drammaticità, molte lacune e criticità del nostro sistema sanitario, comprendendo purtroppo il gruppo dirigente ai vari livelli.

La conferma di ciò è data dalle conseguenze successive: qui in Veneto come altrove, ad esempio la Regione Lombardia. Dal 20 febbraio al 20 aprile in Veneto sono decedute oltre 350 persone, delle quali ben 120 nel veronese. Di queste, 36 sono decedute nella Residenza Sanitaria Assistita (RSA) di Villabartolomea, in provincia di Verona (su circa 75 ospiti ricoverati). Questo comune é situato all’estrema periferia della nostra provincia, sulla vecchia strada che collega la ex Padana Inferiore Est, (oggi strada regionale 10) da Marghera-Mestre (via Padova-Montagnana-Legnago) alla provincia di Rovigo. Nella medesima RSA decine di operatori socio sanitari, sottoposti ad esami medici mediante i tradizionali prelievi (con notevole ritardo), sono risultati positivi ai test, e questo, unito ai 36 decessi avvenuti in quella struttura, pone degli interrogativi sui sistemi di prevenzione e di cura in uso presso questa Residenza Sanitaria Assistita.

A circa due mesi dall’inizio della Pandemia, la Regione Veneto sta gestendo questa emergenza – a mio parere – in modo non adeguato. Ritengo infatti che il Presidente della Regione Luca Zaia si sia messo al comando da solo, come il generale di tutte le operazioni, esautorando ed estromettendo tutti gli uffici e i vari responsabili preposti a questo delicato settore: l’assessore alla Sanità e la massima dirigenza regionale di questo Dipartimento, assieme ai direttori generali di tutte le Unità Sanitarie del Veneto.

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Credo pertanto sia urgente che il Consiglio Regionale del Veneto riprenda in mano la gestione del problema, esercitando con forza il suo ruolo di direzione, gestione e controllo delle varie operazioni, sollevando il Presidente Zaia da alcune incombenze di tipo sanitario ed affiancando al suo “Ufficio” una squadra di dirigenti ed operatori sanitari adeguata alla gravità della situazione.

Giuseppe Braga

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Giuseppe Braga è nato a Verona il 12 giugno del 1943. Ha lavorato alle Officine e Fonderie Leopoldo Biasi di Verona. È stato dirigente e membro della segreteria FIMCISL di Verona; dirigente e Segretario generale Federchimici CISL di Verona; Segretario generale SICET CISL di Verona e Responsabile organizzativo Confederazione; consigliere di terza Circoscrizione in Borgo Milano. Durante l’attività sindacale ha ricoperto varie cariche. giuseppe.braga@gmail.com

2 Comments

2 Comments

  1. Marcello

    21/04/2020 at 16:38

    Vero Braga. Comunque da quello studio, che ho letto, manca l’aggiornamento sui finanziamenti nel 2019. E sono vere “le politiche rivolte verso un disimpegno di molte fra le maggiori e storiche strutture sanitarie ospedaliere pubbliche”, almeno nel veronese. Era indispensabile chiuderle? Tutte? Al di là delle polemiche la questione di fondo, oggi, è se le strutture sanitarie del Veneto, malgrado i migliori risultati con le altre regioni, siano in grado di fronteggiare la calamità indotta dal COVID-19, sia in termini di decessi che di ricoverati (in Ospedale o in strutture intermedie dedicate) che i dati acquisiti nelle varie RSA. Certamente occorre sentire gli esperti veneti, un po’ meno i politici.

  2. Redazione2

    20/04/2020 at 12:27

    Secondo quanto riportato in un articolo pubblicato l’anno scorso dal giornale Vicenzapiù, “l’Azienda Zero ha realizzato un articolato studio che, partendo dall’anno 2010, dimostra come sia priva di fondamento l’asserzione secondo la quale la sanità della Regione Veneto si stia evolvendo sempre più verso la privatizzazione del servizio pubblico con il passaggio di varie attività al privato convenzionato”. Ecco il link: https://www.vicenzapiu.com/leggi/sanita-privata-cresce-in-veneto-a-scapito-della-pubblica-zaia-uno-studio-di-azienda-zero-lo-smentisce-con-i-dati-reali/

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