Non ha importanza se l’origine del Coronavirus sia cinese, americana o europea, che sia di origine animale e da dove si sia diffuso: prendiamo il virus come il simbolo dello strapotere economico sul mondo, dell’avidità di ricchezza, del desiderio di sopraffazione delle élites sui più deboli e reietti e, soprattutto, della volontà di dominio dell’uomo sulla natura.
Se letto in forma metaforica il virus appare meno oscuro e più debellabile nella nostra coscienza: ci rendiamo conto che non ha cambiato poi di molto la prospettiva della fragilità della nostra vita, ha solo sottolineato che siamo tutti vulnerabili anche noi ricchi occidentali che ci credevamo immuni da ogni pericolo, salvi da guerre pericolose (anche se avevamo assistito nel cuore dell’Europa a quella in Jugoslavia in tempi recenti e a quella in Ucraina).
Così in questa ottica, sia che si legga il virus come il risultato di sperimentazioni laboratoriali o complottiste, sia che lo si legga come prodotto della natura che aggredisce l’uomo sprovvisto di adeguate difese immunitarie e di vaccini che un tempo preservavano da gravi polmoniti come la TBC, il virus ci ricorda i mali del mondo quelli che derivano dall’agire dell’uomo e si riassumono sostanzialmente nell’avidità di denaro e nella mancanza di rispetto della natura.
Esempi del dominio e dell’avidità di denaro sono innumerevoli, ma tra gli altri si vuole sottolineare il provvedimento che a partire dal 2011 ha cambiato radicalmente l’assetto del commercio internazionale e il valore degli scambi economici. Si fa riferimento all’ingresso della Cina nel WTO. Fu concesso allora alla Cina di entrare con la specificazione di “economia non di mercato” nell’Organizzazione Mondiale del Commercio. In questo modo l’Occidente, pur con una capziosa distinzione che testimoniava la contraddizione ipocrita del sistema, avallava, nel segno dello sviluppo degli scambi economici e del guadagno, la dittatura comunista che aveva causato un milione di morti in Tibet invaso nel 1949 dalle truppe di Mao Tse Tung, l’ invasione della Mongolia e del Sickiang, la recente sottomissione e reclusione in campi di concentramento di un milione di Iguri e il mancato rispetto dei diritti umani.
L’ Europa, che non ammette la Turchia nell’Unione Europea perché essa non riconosce il genocidio di un milione e mezzo di Armeni e non rispetta i diritti umani, e l’Italia come capofila, hanno recentemente ampliato gli scambi con la Cina con lo sviluppo della via della seta. Incongruenze diaboliche del sistema. Ora il virus forse si è propagato dalla lontane terre orientali dove le autorità hanno mentito con molta probabilità sul numero dei morti, ma ciò che conta non è tanto la sua origine, ma il fatto che l’Occidente si sia reso corresponsabile del regime cinese e delle sue efferatezze e la conseguenza è stata il declino dell’Europa, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto dei valori. E oggi il virus “cinese” è diventato letale, più reale e concreto che mai.
Se leggiamo invece il virus come il risultato dello strapotere dell’uomo sulla natura, comprendiamo come ci si debba disporre in modo nuovo di fronte alla morte, perché il virus manifesta la responsabilità delle politiche scellerate e irrispettose dell’ecosistema e la spinta distruttiva delle politiche esasperate volte allo sfruttamento delle risorse del pianeta. Basti pensare all’Overshoot Day che ogni anno viene anticipato nel calendario. È il giorno in cui le risorse del pianeta sono terminate e si comincia ad usare quelle dell’anno successivo. Nel 2019 l’Overshoot Day è stato il 29 luglio: quel giorno si sono consumate risorse pari a 1,7 volte la capacità rigenerativa annuale del pianeta.
Siamo dunque di fronte ad un virus che mette l’uomo ad una prova di grande significato che può tuttavia costituire anche un’opportunità per il genere umano: comprendere che occorre mettere i valori e l’etica prima di ogni scelta, che non esiste economia senza rispetto del limite, che prima di tutto conta per la nostra sopravvivenza la salvaguardia di Madre Natura.
Giulia Cortella
Giulia
13/04/2020 at 15:05
Caro Giorgio,
hai ragione io sono una visionaria però il mio pensiero voleva proprio essere uno spunto per una riflessione.
Grazie molte e tanti auguri per una Buona Pasquetta
Giulia
Redazione2
11/04/2020 at 17:12
Cara Giulia, mi viene da dire povero Mao Tse-Tung quando verrà a sapere che quanto accade oggi è anche colpa sua. Scherzo, ovviamente. A me sembra però che le cose siano più semplici. I virus ci sono sempre stati ma i Paesi più avanzati hanno creato delle efficaci barriere per proteggersi senza fare i conti, negli ultimi 20 anni, con i risvolti sanitari della globalizzazione. Il Coronavirus non mi pare possa essere il simbolo della nostra avidità, semmai lo è della nostra stupidità nel farci trovare impreparati ad affrontarlo, pur avendone i mezzi (vedi mascherine), per la parte cioè che ci compete come essere umani. Che poi, sotto lo stress dell’emergenza, ci scopriamo più fragili, tanto da rimettere in discussione tutta una serie di cose, questo non può farci che bene. g.m.