MONTORIO – La Soprintendenza ha avviato la procedura per il vincolo. Furono una sessantina gli ebrei – donne, uomini e bambini – rinchiusi nel casolare e destinati, l’8 febbraio 1944, al lager di Auschwitz.
Con Provvedimento del 23 marzo 2020 la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza ha dichiarato l’avvio del procedimento per la dichiarazione di interesse culturale particolarmente importante relativamente al Campo di Concentramento di Montorio. L’avvio del procedimento potrà sancire la definitiva espunzione del Campo dei Concentramento dal piano di vendita immobiliare demaniale.
Tale provvedimento era stato auspicato da molte delle parti coinvolte (Associazione Montorioveronese.it, Comunità Ebraica di Verona, Figli della Shoah, Comune di Verona) dopo che l’Agenzia del Demanio, Direzione Regionale del Veneto, aveva ritirato dalla vendita l’ex palazzina militare DAT (Difesa Antiaerea Territoriale) “La Colombara”, ora meglio conosciuta come campo di concentramento di Montorio, oltre alla IV Torre Massimiliana, sulle Torricelle e l’ex casa canonica di Avesa. Oggi quella speranza è diventata realtà.
L’edificio denominato “DAT Colombara”, collocato nelle campagne tra Montorio, nell’area vicina a Corte Colombare e San Michele Extra, durante la Seconda Guerra Mondiale è stato utilizzato nel 1944 come luogo di detenzione per prigionieri politici ed ebrei. L’identificazione dell’immobile, sfuggito a tutte le ricerche storiche, è avvenuta nel 2017 a seguito di una ricerca compiuta dagli autori del libro 26 Aprile. Una lunga scia di sangue tra Montorio, Ferrazze e San Martino Buon Albergo, Roberto Rubele, Cristian Albrigi e Gabriele Alloro, con la partecipazione l’Associazione di Promozione Sociale Montorioveronese.it. Ricordiamo che furono una sessantina gli ebrei, donne, uomini e bambini, fatti prigionieri a Roma agli inizi del febbraio 1944, rinchiusi nel casolare vicino a Montorio e destinati, l’8 febbraio, al lager di Auschwitz.
La questione aveva coinvolto anche il Comune di Verona con l’intervento degli assessori Ilaria Segala e Edi Maria Neri, le quali si erano impegnate a salvare la “DAT Colombara” dalla cessione. Sulla questione è intervenuto il parlamentare veronese Vincenzo D’Arienzo che il 31 luglio ha depositato al Senato della Repubblica e al ministero delle Finanze un’interrogazione a risposta orale (tra le firme compare anche quella della Senatrice a vita Liliana Segre) a cui ha fatto seguito l’Atto di Sindacato Ispettivo n. 4-02041 da parte della Senatrice Loredana De Petris.
Non resta adesso che attendere l’esito del procedimento per la dichiarazione di interesse culturale, artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante “(…) potendo un manufatto in condizione di degrado ben costituire oggetto di tutela storico-artistica, sia per i valori che ancora presenta, sia per evitarne l’ulteriore decadimento”, così come deciso dai giudici del TAR Campania (SA) nella Sentenza n.1123 del 25 giugno 2019.
Alberto Speciale