In realtà Asad aveva tentato con tutte le sue forze di resistere, di posticipare l’uscita. Il tempo era stato però tiranno, irreprensibile nel segnare il gong.
Capita anche di nascere al tempo del Coronavirus, non solo di morire. Domenica 15 marzo 2020, ore 24, è nato Asad: un fagotto di 4 Kg e 500 grammi, 56 cm di lunghezza. Un gigante, la forza della natura costretta in una tutina troppo piccola, una cuffietta troppo stretta. Ma proprio adesso doveva nascere? In emergenza di Coronavirus?
In realtà Asad aveva tentato con tutte le sue forze di resistere, di posticipare l’uscita. Il tempo era stato però tiranno, irreprensibile nel segnare il gong. A nulla era servita la sua protesta, i calci sferrati in quel pancione fluttuante che ormai gli era diventato troppo stretto, nonostante cercasse di raggomitolarsi, di farsi palla. Perché nascere? Era andato tutto storto. Fuori un ospedale deserto, reparti blindati: nessuno ad accoglierlo festosamente, a complimentarsi, ad omaggiare con fiori, piccoli doni. Solo una mamma che si lamentava dopo il lungo travaglio ed un papà stremato dalla infinita attesa.
Eppure la sorte per lui, neonato di origine ghanese, fino ad allora era stata benevola. Nella sua storia non c’era un barcone in balia della mareggiata o dei divieti di approdo, il suo papà era sì un profugo, ma godeva ora di un legale permesso di soggiorno. Era forte, lavorava per tre e si era guadagnato un posto fisso in fabbrica, agevolato anche dal fatto che, parlando bene l’inglese, poteva essere impiegato come interprete nei rapporti commerciali. La mamma, italiana, coordinava un servizio pubblico di assistenza ai profughi. Un buon incarico, ma diventato più precario dopo i provvedimenti di Matteo Salvini. Ma andava bene comunque.
Però non è stato così. Improvvisamente era scattato l’allarme del Coronavirus con tutte le relative misure sanitarie di sicurezza per la puerpera ed il neonato. La situazione richiedeva celerità e professionalità. Ora doveva proprio nascere. Poche storie. A malincuore si era dovuto adattare all’emergenza, ma era davvero arrabbiato con quel piccolo virus che gli aveva guastato la sua entrata sontuosa nel mondo. Gliela avrebbe fatta pagare…
Si racconta che Asad, all’uscita dal grembo, non abbia pianto subito, come di consueto. Qualcosa deve essere successo. Mi piace pensare che, in quel lasso di tempo, Asad si sia incontrato con il virus. Un faccia a faccia duro, in cui il neonato abbia mostrato i suoi muscoli, la sua mole di 4 kg. e 500 grammi. Golia contro Davide e non abbia pianto per la paura al suo cospetto. Semplicemente abbia detto: ”Scansati, il mondo mi aspetta”.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it

miria pericolosi
24/03/2020 at 14:36
Brava Corinna, racconto che dà emozione!