Veronafiere posticipa il VinItaly al 2021, Coldiretti lancia una campagna per il vino Veneto, Confartigianato preoccupata per il futuro e la cooperativa Azalea chiede più sicurezza per i suoi lavoratori.
Lunedì 23 marzo il Gruppo Veronafiere si è riunito con consiglio d’amministrazione straordinario, per ridefinire gli assetti della propria attività e affrontare sia l’attuale emergenza, sia la riprogettazione di tutte le azioni in vista della ripresa. A cominciare da VinItaly.
Rinviate anche le concomitanti Sol&Agrifood ed Enolitech. Le nuove date delle manifestazioni sono perciò riprogrammate dal 18 aprile al 21 aprile 2021, mentre Veronafiere concentrerà la seconda parte dell’anno 2020 al sostegno del business delle aziende italiane sui mercati.
Per il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani il post emergenza «per noi si chiama rinascita, che fino all’ultimo abbiamo continuato a confidare potesse avvenire a giugno. Ma la crisi sanitaria si è, come evidente a tutti, decisamente inasprita e ciò che inizialmente sembrava possibile ora non lo è più. Vinitaly, In accordo con le organizzazioni di filiera, Vinitaly, Sol&Agrifood ed Enolitech si spostano quindi al prossimo anno».
La decisione del riposizionamento di Vinitaly al 2021 è stata presa d’intesa con i rappresentanti delle associazioni di settore: Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc, Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, Sandro Boscaini, presidente di Federvini, Luca Rigotti, coordinatore settore vino Alleanza Cooperative e Matilde Poggi, presidente della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti.
A sostegno del vino Veneto, l’iniziativa di Coldiretti intitolata #io bevo italiano che, come ha dichiarato il presidente regionale dell’associazione Daniele Salvagno, «aiuta a salvare 1,3 milioni di posti di lavoro, di cui 150.000 occupati a livello veneto, nelle vigne, nelle cantine, nei servizi e nella distribuzione. I primi risultati della campagna segnalano un incremento degli acquisiti di vini a denominazione del 11,9% secondo i dati Iri Infoscan. Giusto e puntuale è stato l’intervento del nostro Presidente confederale Ettore Prandini che attraverso una lettera inviata al Premier Conte ha chiesto un articolato piano di interventi a sostegno del comparto vitivinicolo italiano».
Riguardo al nuovo decreto governativo del 22 marzo, invece, Confcommercio Verona condivide le misure restrittive elogiando «la strategia omogenea tra Stato, Lombardia e Veneto che da tempo chiedono misure di contenimento forti e rigide».
Il presidente di Confartigianato Imprese Verona Roberto Iraci Sareri, d’altro canto, se da un lato prende atto delle misure, dall’altro sottolinea che «è necessario ricordare che quando tutto finirà, inizierà il dramma economico; purtroppo, è bene essere chiari: non è questione di se, ma di quando. L’allarme sul futuro di uomini, donne, imprenditori, lavoratori, famiglie intere, va suonato subito, perché dopo sarà troppo tardi».
A preoccupare maggiormente sarebbe proprio il nuovo decreto: l’informazione frammentata e l’incertezza, infatti, hanno avrebbero generato già dalle ultime ore di sabato sera e nella giornata di domenica, un costante flusso di richieste di chiarimento e di spiegazioni nei confronti delle associazioni di categoria che si ritrovano a dover ragionare su indiscrezioni più o meno ufficiali di corridoio.
E anche sul fronte sicurezza l’allarme è alto: Linda Croce, presidente della cooperativa sociale Azalea, si è appellata alle istituzioni perché «non ci si scordi delle cooperative, che sono quotidianamente al fronte per assicurare servizi che oggi sono essenziali». Fonte di preoccupazione è lo scarseggiare delle mascherine di protezione per chi, lavorativamente parlando, si trova a stretto contatto con persone più vulnerabili al contagio come, ad esempio, gli anziani.
«È indiscutibile che il personale ospedaliero e della medicina di base costituiscano la priorità in tema di dispositivi di protezione – ha sottolineato Croce –. Ma davvero anche per noi è scoppiata una vera e propria emergenza. La cooperazione sociale è costretta a costruirsi in casa mascherine artigianali che sappiamo bene essere meno efficaci. Lanciamo dunque il nostro appello alle Ulss e alle istituzioni. Ma lo lanciamo anche a tutti i cittadini e alle imprese: donate alle cooperative sociali del territorio le mascherine a voi non necessarie: 1, 10, 100 non importa, saranno tutte importanti. Penso in particolare agli artigiani, ad esempio estetisti, marmisti, costruttori edili, verniciatori, che oggi non sono impegnati nella loro attività proprio a causa delle misure di restrizione. Il loro aiuto, l’aiuto di tutti grande o piccolo che sia, può essere in questo momento davvero prezioso».
E in merito all’iniziativa annunciata nei giorni scorsi dalla Regione Veneto di distribuire le mascherine prodotte da una nota tipografia padovana, la presidente Linda Croce ha dichiarato: «Certo è da guardarsi con plauso l’intenzione, ma i dispositivi potrebbero risultare efficaci solo per il cittadino comune, non di certo per gli operatori sociosanitari e gli infermieri delle cooperative sociali che forniscono assistenza di base a stretto contatto con le persone fragili».