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Nell’emergenza attuale siamo tutti coinvolti, nessuno escluso

Tutti possiamo imparare da tutti. Dobbiamo imparare a riconoscere, quando ci sono, anche i meriti di chi siamo abituati a criticare pesantemente.

politiche socio sanitarie

Tutti possiamo imparare da tutti. Dobbiamo imparare a riconoscere, quando ci sono, anche i meriti di chi siamo abituati a criticare pesantemente.

Mi sono chiesto, in questi giorni di riflessione forzata, quali potrebbero essere, per la nostra società, le principali parole-chiave dopo il coronavirus.

La prima è una coppia di parole, sanità e scuola. Sono i servizi essenziali che lo stato deve garantire. Quando questi servizi si trovano in difficoltà, ne apprezziamo maggiormente l’importanza. Come apprezziamo lo sforzo prezioso di chi ha scelto questi ambiti per il proprio lavoro, in qualsiasi ruolo.

La parola che segue – tasse – deriva dalle prime due. Perché senza le tasse, senza tutte le tasse, non vi possono essere sanità pubblica e scuola di qualità. Dunque, senza accusare, senza fare processi mediatici, senza inutili iperboli, mettiamo tutti insieme fine all’evasione fiscale.

Lo stato sia rigoroso nel combattere la grande evasione. Tutti noi paghiamo tutte le nostre tasse. E smettiamo di accettare servizi in nero, anche se così potremmo risparmiare. In questo, direbbe Fabrizio De André, siamo tutti coinvolti. Anche quando ci sentiamo assolti.

Organizzazione e prevenzione è, a mio parere, il successivo binomio di parole-chiave che dobbiamo imparare ad amare. In tempi normali, sono concetti che ci appaiono noiosi: istintivamente, preferiamo sapere che il nostro ospedale ha acquistato un singolo macchinario modernissimo, piuttosto che sapere che ha investito per prepararsi ad un’emergenza, potenziando le strutture ordinarie.

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In queste settimane stiamo comprendendo l’importanza delle strutture ordinarie, della formazione e preparazione alle emergenze portata avanti in periodi ‘normali’.

Poi viene, ovviamente, la scienza. Tutti, oggi, vorremmo un vaccino per il COVID-19. E lo vorremmo rapidamente. Viva la scienza, dunque. Apprezzare davvero la scienza però non è facile, soprattutto in tempi normali. E presuppone, in primo luogo, comprendere pienamente il metodo scientifico.

Un metodo che non esente da errori, anzi, che procede a forza di progressive correzioni degli errori. E tuttavia le sole critiche utili ai risultati (sempre provvisori) della scienza sono quelle portate avanti proprio attraverso il metodo scientifico.

Non quelle che seguono teorie basate sul nulla o bufale di ciarlatani. Va poi sempre ricordato (anche da parte di alcuni scienziati) che la scienza moderna è un’impresa collettiva: singoli scienziati possono accentuare prospettive diverse (soprattutto quando il fenomeno è ancora poco conosciuto), ma ascoltare la comunità scientifica nel suo complesso consente, quanto meno, di ridurre gli errori.

Per questo sono tanto importanti le prese di posizione delle istituzioni scientifiche nazionali e internazionali, le quali naturalmente possono comportare correzioni, man mano che le conoscenze si migliorano (lo abbiamo visto ad esempio in questi giorni, per quanto riguarda i tamponi).

Infine, vorrei ricordare un’espressione inglese: Right or Wrong, my Country. In periodi di emergenza, come l’attuale, la polemica politica andrebbe quanto meno contenuta. Tutti possiamo imparare da tutti. E dobbiamo imparare a riconoscere, quando ci sono, anche i meriti di chi, nei periodi normali, siamo abituati a criticare pesantemente.

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Per esempio, mi pare che – al di là di alcuni scivoloni nella fase iniziale – in questi giorni Luca Zaia stia coordinando nella nostra regione un lavoro importante, in stretto collegamento con gli esperti dell’Università.

Nei periodi di difficoltà, infine, deve funzionare al massimo la Big Society: in base alla quale la prima domanda che dobbiamo porci non è cosa la comunità possa fare per noi, ma cosa noi possiamo fare per la comunità. Insomma, ancora una volta, siamo tutti coinvolti.

Mai come in questo periodo di restrizioni, necessarie per un interesse superiore, possiamo comprenderlo.

Luciano Butti

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Written By

Luciano si è sempre occupato, per lavoro, dei rapporti fra leggi, scienza e ambiente. Insegna diritto internazionale dell'ambiente all'Università di Padova. Recentemente, ha svolto un lungo periodo di ricerca presso l'Università di Cambridge, dove ha studiato i problemi che avremo nel disciplinare per legge le applicazioni dell'intelligenza artificiale (in particolare, le auto elettriche a guida autonoma). Ama la bicicletta, le attività all'aria aperta e la meditazione. luciano.butti1@gmail.com

3 Comments

3 Comments

  1. Maurizio Danzi

    22/03/2020 at 18:42

    If wrong to be set right, if right to be kept right

  2. Claudio Toffalini

    19/03/2020 at 15:14

    In realtà De Andrè non usa il noi, ma il voi. “Anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti”.
    Perchè le responsabilità ci sono e sono ben precise, e non solo di una generica classe politica inetta ma anche nomi e cognomi che ancora vengono a pontificare in televione. Oggi niente polemiche, teniamo duro tutti assieme per uscire dalla crisi. Poi mi auguro si tireranno le somme. https://www.youtube.com/watch?v=cjoYvSdAeLo

  3. Marcello

    19/03/2020 at 09:51

    Grazie Luciano. Mi sono piaciuti il riferimento a De Andrè, la stupidità di criticare a prescindere ed il riferimento finale alla famosa frase di Obama. La critica tuttavia non deve mai mancare, anche in questo momento, e può essere positiva se argomentata. Ad esempio:“Stare in casa” è utile, soprattutto in questo periodo, ma non dovrebbe impedire uscite isolate o motivate da esigenze di salute o di acculturamento (passeggiate salutari sui bastioni o sulle Torricelle, acquisto di giornali o ricerche individuali in biblioteca o librerie). Ti pare?

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