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Vangelo

Non si può vivere senza il mistero, senza l’infinito, senza Dio

Trasformiamo questa crisi in una grande opportunità. Diventiamo una sorgente feconda che fa della propria vita un dono, un grande lungo abbraccio

L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)
L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Dal Vangelo di Giovanni

Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». (…) Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». Giovanni 4, 5-42.

Due persone che si incontrano. Due linguaggi, due esperienze di vita molto diverse. Lo stesso desiderio: dissetarsi. Due cuori che si aprono. Nella Samaritana possiamo vedere ognuno di noi. È il racconto di un cammino di ricerca e di scoperta. «Come mai tu che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana»?

Gesù abbatte le barriere che dividono. Non sale in cattedra per insegnare. Scende in strada e si siede sul muretto di un pozzo per dialogare. Fa nascere relazioni libere, senza pregiudizi. Gesù accompagna una donna verso il mistero di Dio aiutandola a scoprire il suo mistero di donna.

Riesce ad unire due mondi molto distanti tra loro. Riesce a fare di quella creatura, etichettata come “prostituta”, una “missionaria” delle Beatitudini. La Samaritana era andata al pozzo come mendicante di acqua e Gesù la trasforma come mendicante di cielo, di spirito, di Dio.

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Gesù si rivela un grande pedagogo. Ascolta, dialoga, domanda, cerca di capire, sollecita la ricerca. Gesù sa che quella donna ha cinque mariti. Non la rimprovera. Non la giudica. Non la umilia. Che cosa le dice? «Dammi da bere».

È una domanda molto umana, usuale, familiare. Quante volte da bambini abbiamo chiesto un bicchiere d’acqua alla mamma; o durante una camminata ad un amico. In pratica Gesù le dice: Ho bisogno di te. Mette in risalto ciò che di positivo c’è in lei. Quello che lei può fare in quel momento.

Non è con i divieti e le condanne che si aiutano le persone e ritrovare se stesse, ma camminando insieme, valorizzando ciò che di positivo c’è in ognuno di noi. In principio è l’incontro. Solo l’incontro cambia la vita, non la legge. Solo quando incontri uno che ti parla come mai nessuno ti ha parlato sei disposto a rimetterti in gioco.

Gesù la fa ri-nascere. Le fa capire che anche in lei c’è un’altra sete. Fa nascere in lei la fame di eternità, di infinito, la sete di cielo. «Se tu conoscessi il dono di Dio». Le fa capire che le piccole gioie della vita, sono importanti, ma non bastano, non sono il tutto.

Non si può vivere soltanto per soddisfare i bisogni quotidiani, la fame, la sete, la casa, la macchina, un po’ di religione. La brocca d’acqua finisce. Non si può vivere senza il mistero, senza l’infinito, senza Dio.

È necessario, dice Gesù, dell’acqua e del cibo che possano soddisfare i nostri bisogni più profondi. Come si conclude l’incontro? La samaritana lascia la brocca e va in paese a dire di aver incontrato una persona straordinaria. Dimentica perfino che era venuta per attingere acqua e diventa testimone, “missionaria” del Vangelo.

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La donna rifiutata da tutti diventa “sorgente di vita”. La Samaritana diventa una fontana che disseta-aiuta gli altri. Capisce che potrà saziare la sua sete soltanto placando la sete degli altri. Capisce che potrà essere felice soltanto se farà felici gli altri.

Che riceverà gioia soltanto se saprà donare gioia. Stiamo vivendo giorni difficili. Il Coronavirus ci ha obbligati a fermarci. Ma possiamo trasformare questa crisi in una grande opportunità. Diventare anche noi una sorgente feconda che fa della propria vita un dono, un grande lungo abbraccio (per il momento virtuale).

Come diceva Albert Einstein : «La crisi è la più grande benedizione per le persone e per le nazioni».

Don Roberto Vinco
Domenica 15 marzo 2020

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Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it

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