Usiamo bene questo tempo, recuperiamo la misura della nostra finitezza. Forse è proprio questo che la parte meno demonica, meno oscura, del virus ci sta dicendo.
Restate in casa! È il mantra che guida questo lungo momento di emergenza nella lotta al virus. Il Coronavirus, questo nemico subdolo, sconosciuto, invisibile, spuntato improvvisamente dal profondo di una foresta, che, come crudamente dimostrato, ci può attaccare tutti, senza preavviso, e togliendoci ciò di cui viviamo, l’aria, il nostro ossigeno. Una beffa sconcertante alla ostentata protervia del nostro Io che si dichiarava invincibile, dominatore su terra, cieli e mare, capace di controllare, debellare ogni sopraggiungente.
Lo smacco è potente. Tutto appare ancora così assurdo. Un nonnulla, qualcosa di infinitesimale ha osato sfidarci mettendo a nudo la nostra fragilità, impotenza. Noi che ci credevamo Dei ci scopriamo così semplicemente povere creature, canne al vento esposte agli eventi della natura. Abbandonando ogni arroganza, siamo chini ad osservare le regole, scongiurando di poter sopravvivere in un sistema che ci vede tutti coinvolti.
Smarrimento, solitudine e caos. Come reagire al tumulto delle emozioni che ci pervadono? Ancora una volta è la cultura a soccorrerci. Non è un caso che siano adesso proprio le librerie a muovere il mercato. Qui, dove il pericolo del contagio ha bloccato il mondo delle nostre relazioni, ha cancellato spostamenti, viaggi, evasioni, blindandoci in casa, è la nostra anima a reclamare farmaci, balsami. In un’atmosfera di ritrovato silenzio è allora l’amore per la letteratura a consolarci. È il libro a tenerci compagnia, a confortare le nostre lunghe giornate.
Sia esso un romanzo che, come il vascello di Emily Dickinson, possa portarci in terre lontane, o un saggio capace di aiutarci ad approfondire interessanti tematiche, oppure si tratti di un libro di poesia che, al dire di Alda Merini, è quel salvagente a cui ci si aggrappa quando tutto sembra svanire, o infine ad attirare la nostra attenzione sia la fiaba che ci fa riacciuffare quel bambino rimasto seppellito in noi, o semplicemente per riscoprire il buffo della vita.
Leggere diventa insomma importante, ci fa bene. Ci offre la possibilità di occuparci di noi, di riabitare quella stanza tutta per sé che Virginia Woolf ci indicava e che avevamo trascurato, presi/e da troppe incombenze, impegni, distrazioni. Questo spazio solitario oggi si può riguadagnare e risultare intimamente salutare per recuperare riflessione, equilibrio, distensione e così rinvigoriti/e sentirci in grado di reagire alle paure, al panico che la difficile situazione ci provoca.
Oggi che ci dobbiamo fermare, che abbiamo finalmente un po’ di tempo per noi, usiamolo bene! Recuperiamo la misura della nostra finitezza. Forse è proprio questo che la parte meno demonica, meno oscura, del virus ci sta dicendo, un monito della Natura.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it
