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Editoriale

Cina, la differenza tra ordini e appelli alla ragionevolezza

Fa riflettere quanto accade nella città di Wuhan dove il coronavirus sembra arretrare in modo consistente a seguito delle misure autoritarie messe in atto

Colpisce la notizia che arriva dalla Cina riguardo il contenimento del virus Covid-19. Mentre in Occidente si affronta l’emergenza salvaguardando valori importanti, limitando a fatica la libertà di movimento, a Wuhan il regime ha imposto norme molto dure che hanno portato alla chiusura di fabbriche, aeroporti, stazioni ferroviarie vietando qualsiasi forma di raduno e di spostamento da e per le zone colpite, senza se e senza ma.

Per effetto delle norme messe in campo, oggi la diffusione del Coronavirus in Cina risulta in forte calo. Ad essere messa in discussione non è l’idea di democrazia in un sistema liberista, ma quanto essa sia valida in una situazione sanitaria di emergenza, quando lo Stato, che sono i cittadini nella loro veste istituzionale, potrebbe invece prendere il controllo per garantire il bene comune. 

In realtà, anche la nostra Costituzione prevede che lo Stato possa intervenire con determinazione in caso di emergenza. L’articolo 32 recita che: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…”. A riguardo in questi giorni si è espresso anche Gaetano Azzariti, docente di Diritto costituzionale alla Sapienza, ricordando che «la Costituzione prevede espressamente, all’articolo 16, che la libertà di circolazione possa essere limitata per motivi di sanità o di sicurezza. E l’articolo 17, sulla libertà di riunione, dispone che essa possa essere vietata per comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica».

Cina e Italia non sono la stessa cosa, cambiano gli orizzonti culturali e ideologici. Certamente la nostra poca disponibilità a ragionare in termini meno individualistici e più comunitari (pensiamo all’egoismo degli Stati europei) è un forte freno per chi governa e deve prendere decisioni impopolari e difficili. Anche se è vero che l’emergenza genera coesione e questa per un popolo è sempre stata una grande risorsa.

Giorgio Montolli

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È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

1 Comment

1 Comment

  1. Francesco

    10/03/2020 at 18:51

    L’emergenza sarà anche una risorsa importante, ma per uno Stato che si muove solo per emergenze in tempi di relativa tranquillità e che non è capace di risolvere i suoi problemi strutturali in situazioni come questa i nodi iniziano a venire al pettine: sistema sanitario al collasso, rivolte nelle carceri, didattica interrotta nonostante mille riforme scolastiche, ecc. Una cosa che dovremmo imparare dai cinesi è la capacità di immaginare le cose nel lungo termine. Se una società democratica si mantiene sana è più facile che sappia reagire meglio anche in questo tipo di situazioni.

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