Senza voler soffermarmi sui punti pro e contro l’Opera Filovia, che da mesi vengono trattati e discussi su media e stampa locale, quale cittadino veronese, da alcuni giorni in me cresce sempre di più la convinzione che il progetto Filovia stia andando velocemente verso il suo capolinea.
E di ciò, purtroppo dobbiamo “ringraziare” l’arrivo del COVID-19, che immediatamente ha iniziato ad arrecare importanti danni ai settori strategici dell’economia italiana, i cui effetti si ripercuoteranno pesantemente anche nei prossimi mesi.
Secondo la “stampa” del 1 marzo, infatti, risulta che il Governo è pronto a sforare il deficit e che chiederà alle Camere l’autorizzazione a farlo con il prossimo decreto economico per affrontare l’emergenza Coronavirus. Tale spesa viene quantificata in almeno 3,6 miliardi di euro.
Sulla scorta di queste tristi premesse, mi chiedo se lo Stato intenderà ancora finanziare (a prescindere dal senso logico dell’opera) il progetto Filovia.
Se non erro, in base a quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il suo costo complessivo era stato originariamente stimato in circa 143 milioni di euro con quota a suo carico definita per il 60%. Se il contributo statale fosse confermato, certamente arriverà molto in là nel tempo. Se invece non arrivasse, quale Istituto di Credito sarebbe disponibile a concedere un mutuo di oltre 50 milioni di euro? Nessuno, nemmeno ipotecando monumenti come l’Arena, il Teatro Romano e Castelvecchio.
Di certo c’è che la fine dei lavori, inizialmente prevista per la fine del 2021 e da poco fatta slittare per questioni tecniche al febbraio del 2022, ora non è più databile. Risulta quindi vana la promessa dei nostri amministratori, che recentemente avevano garantito che in primavera gli intoppi ai cantieri attualmente in una situazione di stallo (ad esempio, quelli di Via Palladio e di Via Dolomiti) sarebbero stati tutti eliminati.
Nell’ipotesi peggiore, ma che considero la più realista, ribadisco che il progetto avrà vita breve, anche se dovesse proseguire con gli introiti stimati in circa 25 milioni di euro, derivanti dalla vendita da parte del Comune di Verona della partecipazione (4,648%) in A4 Holding Spa.
Di certo oggi non vedremo più le centinaia di storici alberi decapitati, ci mancheranno le numerose aree un tempo utilizzate come parcheggio, mentre gli automobilisti dovranno destreggiarsi (come suggerito dai nostri amministratori) nel trovare strade alternative a quelle oggetto di lavori e scavi.
Patetica risulta l’iniziativa da parte di AMT di ingaggiare Jerry Calà, noto uomo di spettacolo, che dovrebbe convincere i cittadini veronesi della validità della Filovia; trovo divertente, emblematico ed anche preoccupante che AMT ingaggi un artista abituato a far ridere le platee.
Fa molto pensare la stampa “di regime”, che ha nome Opera Filovia News, nel quale vengono dettagliatamente lodati gli effetti positivi (riqualificazione cittadina, miglioramento della mobilità e la salvaguardia dell’Ambiente) ed inevitabilmente definite come fake news le numerose e ben documentate critiche al progetto.
Infine, ritengo sia molto emblematica la recentissima sostituzione ai vertici di AMT di Francesco Barini con Luciano Marchiori, che tra il 2002 ed il 2006, in qualità di Direttore Generale di ATV, aveva gestito il progetto per la tramvia (ora filovia). Anche ciò è un evidente segnale che, anche tra coloro che avevano inizialmente e semplicisticamente appoggiato il progetto, ora serpeggia quantomeno il dubbio se tale investimento sia proprio necessario per la città di Verona.
Il crescente malumore manifestato da Comitati ed Associazioni, specificatamente costituiti, che rappresentano la stragrande maggioranza dei cittadini, non può essere ignorato; nemmeno con gli sconti che il Comune riserverà in termini di IMU ai titolari di negozi, ristoranti, bar ed attività penalizzati dai cantieri del “filobus”.Veronesi, ricordiamoci che poi il costo di quest’inutile opera saremo noi a pagarlo anche con prossimi e pesanti esborsi economici (mancando al Comune anche gli introiti relativi ai dividendi di A4 Holding).
Ricordo, infine, che prima di essere eletto, Sboarina avrebbe desiderato essere ricordato come il sindaco che avrebbe realizzato il Central Park; mi dispiacerebbe, invece, che il suo nome venisse fatalmente abbinato al fallimento del “Progetto filovia”.
Giorgio Bernini
Alberto
05/03/2020 at 11:51
Ottima analisi del Sig. Giorgio Bernini e pienamente condivisibili le considerazioni del Sig. Enrico. Purtroppo a Verona è un continuo “fare e disfare”, “dire e poi contraddire” in base alle varie “cordate di potere” che si susseguono e alternano negli anni. E questo comportamento dei politici nostrani alla fine, come sempre, lo pagano i cittadini che hanno meno servizi, tanti disagi e debiti che collettivamente pesano sulle loro teste e sulle loro tasche.
Purtroppo, fino a quando non ci sarà un modo semplice e immediato per “far pagare” queste scelte scellerate intaccando il patrimonio dei politici che le hanno volute, sostenute e votate al di la’ di ogni ragionevole dubbio, sarà sempre cosi…
Alberto.
Enrico
04/03/2020 at 23:07
Mi complimento con il Sig. Giorgio per la lucida analisi dei contesto nel quale si colloca l’anacronistica “filovia”.
E pensare che l’ex Sindaco Tosi l’opera l’ha anch’egli ostinatamente sostenuta e l’ha fatta formalmente partire nel gennaio 2018, guardandosi tuttavia bene dal far poi partire concretamente i cantieri in vista delle allora imminenti elezioni comunali di giugno dello stesso anno. Egli aveva ben intuito i problemi che sarebbero sorti, chissà perché, tuttavia, ne volle anch’egli la realizzazione facendo partire il bando e facendo la successiva assegnazione.
Il successivo sindaco Sborina, si trovò così con la “patata bollente in mano”. Ci sono le penali, si disse. Molti cittadini di buon senso, compreso l’impatto dell’opera e viste altresì le esprienze di altre simili opere in altre città italiane, gridarono in tutti i modi al presidente ATV e al sindaco di fermarsi: meglio pagare una penale che “imbagolarse a vita” dissero i cittadini…, ma ovviamente nessuno volle porsi in reale atteggiamento di ascolto “scoprendo le carte”. Ancora oggi non si è mai capito quant’era questa penale…
E perché, ad ooera non ancora iniziata, non andare umilmente al competente ministero per chiedere una radicale revisione di un progetto nato 15 anni prima e non ancora partito?
Perché al “buon senso si oppone sempre la subdola “ragion di stato”?
Ma l’art.1 della Costituzione non dice forse che la “la sovranità appartiene al popolo”?
O il popolo deve solo pagare le tasse?
A mio modesto avviso se, in una città piccola come Verona, si fosse investito un solo decimo di quanto si andrà a spendere per quest’opera per fare invece delle vere piste ciclabili per collegare in modo sicuro il centro ai quartieri periferici, e avessimo dato congrui contributi per l’acquisto di biciclette, una buona parte del traffico automobilistico si sarebbe convertito in traffico ciclistico, con immenso beneficio per la città ed anche per chi l’auto la usa realmente per necessità.
Un vero peccato non ascoltare i cittadini.
Enrico