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A Verona un altro lavoratore muore sul posto di lavoro

CGIL

Da Emanuela Mascalzoni di FIOM Verona, riceviamo e pubblichiamo.

Si muore più sul lavoro che con il Coronavirus, eppure nessuno si indigna e si allarma. L’assuefazione ai tre decessi al giorno ci rende immuni da un’epidemia senza fine. Servirebbe una consapevolezza collettiva per interrompere la striscia di sangue.

Nei primi mesi del 2020 sono già più di 80 le persone morte sul posto di lavoro e 3 solo nelle aziende metalmeccaniche della nostra provincia.  In questi dieci anni i dati ci dicono che sono morti per infortunio sul lavoro oltre 13.000 lavoratori comprensivi dei morti sulle strade e in itinere. Oltre il 30% dei morti sui luoghi di lavoro ha più di 60 anni.

Le Leggi come la Fornero e il Job Act hanno contribuito ad elevare questo dato per le difficoltà introdotte sia fisicamente che di denuncia per paura del licenziamento. Ma nello stesso tempo, moltissime sono le morti tra artigiani e partite iva individuali e in nero e grigio. Agricoltura con almeno 1000 alla guida del trattore, l’edilizia con la piaga delle cadute dall’alto, i tanti morti lavorando in nero e in aziende del subappalto, i metalmeccanici e in particolare i siderurgici, con il lavoro sempre più pesante.

Ultimamente poi non si dice più neanche il nome e il cognome della persona, o si sa solo dopo qualche giorno, segnale anche questo preoccupante che dimostra l’abitudine con cui nel paese si vive questo dramma. Ci stiamo abituando a questa strage, nessuno fa niente. Immobilismo totale. Non ci sono decreti urgenti, latitano i controlli sul territorio.

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Eppure un’indagine della Fiom del Veneto ha dimostrato come le imprese, almeno quelle metalmeccaniche in questi anni hanno fatto utili, prodotto ricchezza, che non è stata riversata né sugli investimenti né sulle retribuzioni dei lavoratori.

Il vaccino qua c’è e si chiama prevenzione, si chiama risorse sulla prevenzione e sugli investimenti in macchinari più sicuri e sulla formazione dei lavoratori. Siamo vicini a tutti i lavoratori e lavoratrici che hanno vissuto questi drammi nella loro azienda, e oggi alla Mec Tronic di Colognola e un pensiero particolare va a Stefano Percali e alla sua famiglia, dipendente della Salvagnini di Sarego, questo è il suo nome.

Sosteniamo lo sciopero dei lavoratori della Salvagnini e quello generale dichiarato da CGIL, CISL e UIL di Vicenza, valutando azioni unitarie anche sul nostro territorio.

Emanuela Mascalzoni
Fiom Verona

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