Dal Vangelo di Matteo
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. Matteo 4,1 -11.
Per il grande scrittore russo Fedor Dostoevskij questa pagina del Vangelo è la più grande pagina della storia umana. Perché tocca uno dei problemi più delicati e difficili dell’uomo: il tema della libertà. Proprio partendo da questa pagina, lo scrittore russo, ha scritto uno dei racconti più belli e famosi della letteratura: la leggenda del grande Inquisitore (I fratelli Karamazov).
Dostoevskij immagina Gesù che ritorna sulla terra e costringe tutti a confrontarsi con il suo Vangelo. Un messaggio che libera da ogni forma di schiavitù, da ogni forma di potere. Gesù infatti mette sempre al primo posto la persona, la coscienza e quindi ci libera anche dalla religione. Infatti, si chiede Dostoevskij, chi è stato a mettere in croce Gesù? I sacerdoti, gli uomini della religione. Perché? Perché il suo era un messaggio rivoluzionario, rendeva le persone libere. Ecco perché questa pagina è importantissima anche per le donne e gli uomini di oggi.
Gesù tentato nel deserto rappresenta ognuno di noi. Anche noi, come Gesù, siamo costantemente in conflitto con “satana”. Il Demonio nel Vangelo è il simbolo del male che c’è dentro e attorno ad ognuno di noi. Satana è il nostro egoismo, la nostra cattiveria, le ingiustizie, la violenza, la fame. Anche noi siamo continuamente “tentati”. Non è facile “scegliere” tra la logica delle Beatitudini e la logica del dio-denaro.
Questo spiega l’importanza dei 40 giorni della Quaresima intesa come un tempo (kairòs) prezioso per: «convertirsi e credere nel Vangelo». La parola Quaresima non gode di buona reputazione. In passato era vissuto come il tempo della penitenza, del digiuno, dei sacrifici. Era tutta una visione negativa della vita.
Invece per le prime comunità cristiane era il tempo dell’attesa. Era un cammino di speranza. Era un periodo di un maggiore impegno per crescere in “umanità” e vivere una fede sempre più “adulta”. Vivere la Quaresima allora vuol dire riscoprire il linguaggio della vita e non quello della penitenza. Vuol dire domandarci quale può essere il significato positivo che possiamo dare alle parole digiuno, deserto, penitenza.
Fare esperienza del deserto, è l’immagine simbolica di chi cerca di riscoprire il gusto di ciò che è essenziale. Il deserto non è fuga dal mondo, ma entrare in se stessi. Il deserto è il luogo del silenzio. Quel silenzio che ti permette di “pensare”, di leggere, di pregare, di incontrarti con Dio.
«Non di solo pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Per “vivere” abbiamo bisogno di qualcosa di più profondo delle semplici cose materiali. Abbiamo bisogno di interiorità, di bellezza, di silenzio, di affetto. Non siamo soltanto mendicanti di pane. Abbiamo bisogno anche di cielo, di relazioni, di sogni, di desideri.
Don Roberto Vinco
Domenica 1 marzo 2020

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
