Mentre la Lombardia ha chiesto che la chiusura venga prorogata per un’altra settimana, in Veneto Luca Zaia spinge perché le scuole siano riaperte e, più in generale, perché il Veneto venga liberato dai vincoli del virus.
Uno degli effetti più controversi dei provvedimenti governativi contro la diffusione del coronavirus è certamente la chiusura delle scuole, sia per il valore strategico dell’educazione dei giovani, sia per le conseguenze nell’organizzazione delle famiglie dei ragazzi. Questa realtà ha determinato reazioni diverse degli amministratori regionali, per cui si sono verificate posizioni di adesione problematica delle Regioni del Nord dove sono presenti focolai del virus, e adesioni meno motivate in Regioni non colpite, come nel caso delle Marche.
Occorre ricordare che questa scelta, all’inizio della scoperta del virus, era sostenuta, sulla base degli orientamenti degli organismi scientifici della sanità, in particolare dalla Lega, che ne aveva fatto anche elemento di critica per alcune incertezze del governo. Passata la prima settimana, gli effetti educativi e sociali di questa decisione stanno determinando ancora reazioni diverse.
Mentre la Lombardia chiede che la chiusura venga prorogata per un’altra settimana, in Veneto Luca Zaia spinge perché le scuole siano riaperte e, più in generale, perché il Veneto venga liberato dai vincoli del virus, sia pure non mettendo in discussione una eventuale decisione diversa convalidata scientificamente.
Ciò mentre il Veneto rimane tra le Regioni più colpite, e con un suo specifico focolaio a Vo Euganeo. Questo “vorrei ma non so se posso” rappresenta un atteggiamento di chiaro segno populista, che cerca, in qualche modo, di rispondere all’ondata di rivendicazioni per un ritorno alla normalità da parte di tante organizzazioni economiche della Regione.
L’espressione di una politica debole, finalizzata più alla cattura del consenso che alla gestione responsabile di un drammatico evento globale che coinvolge tutti. Una posizione poi ulteriormente aggravata da una stucchevole polemica dello stesso Zaia con l’Unione Europea, tra l’altro qualificando il coronavirus come “para-influenzale” e da una incomprensibile accusa alla presunta responsabilità dei cinesi che “mangiano topi vivi”, suscitando la reazione dell’ambasciata di quel Paese.
Una eventuale decisione diversa tra Lombardia e Veneto riguardo la chiusura delle scuole (nelle prossime ore la comunicazione ufficiale da parte del Governo) sarebbe destinata a creare ulteriore sconcerto e polemiche. Ciò che comunque preoccupa è, ancora una volta l’atteggiamento oscillante e sopra le righe del presidente Zaia, che, da un lato, mette in discussione la sua fama di equilibrato e buon amministratore, e, dall’altro, il ruolo di difficile comprensione dell’opposizione del Pd.
Luigi Viviani