Di fronte a tanta evidenza ed esibizione di “forza” e di autoritarismo, riusciranno i rappresentanti più progressisti oggi al governo ad assumere finalmente un’adeguata politica antifascista?
La dichiarazione di condanna dell’odio ispirato ai simboli nazi-fascisti e condotto con gesti e scritte contro le sedi dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati) e dei lavoratori CGIL si ripetono troppo spesso anche a Verona senza che da parte delle istituzioni scaligere e arrivino risposte motivate e adeguate per chiedere l’isolamento delle “forze liberticide”.
Il 10 febbraio è stato il Giorno del Ricordo e CasaPound ne ha approfittato per esprimersi contro l’Anpi in questo modo: “Anpi difende i titini? Negazionismo & quattrini”, con uno striscione diretto ad alimentare una polemica, sterile quanto falsa, perché l’ANPI non ha mai negato le Foibe titine. Ma si sa, esporre pubblicamente le proprie idee, in un pubblico dibattito, non sembra praticabile e assicura meno audience. Al contrario, attaccare manifesti e striscioni di notte, sembra più redditizio.
Pochi giorni fa è stato affisso sulla porta di ingresso della sede Cgil di Cologna Veneta un volantino dal contenuto xenofobo: “Immigrati, tornate a casa vostra”, nel quale s’intende alludere, secondo il Sindacato, al «trito argomento del conflitto di risorse tra lavoratori italiani e lavoratori stranieri per quanto riguarda l’accesso alla casa, al lavoro e agli altri servizi essenziali».
Come al solito, un’opinione discutibile che, invece di porsi in una pubblica conferenza, viene assunta come fatto certo, soprattutto sottovalutando (o forse proprio per quello) quell’azione di «bonifica del territorio da forme criminali di sfruttamento del lavoro (caporalato, intermediazione illegale di manodopera) che le forze dell’ordine stanno portando avanti non solo in agricoltura ma anche nell’edilizia, nella ricezione e nella logistica», anche per merito della CGIL.
«Fieri di essere bianchi», titolava il Corriere di Verona del 12 febbraio, per la penna di Angiola Petronio: là si apprende che un veronese, condannato in primo grado dal Tribunale di Roma, era membro di Stormfront, un sito suprematista chiuso per odio razziale.
Solo qualche giorno fa, nel vicino Friuli, una svastica è comparsa sulla porta di casa di un’ex-deportata di Auschwitz, mentre a Torino, com’è già avvenuto in altre parti d’Italia, proseguono le aggressioni sulle abitazioni di concittadini, ritenuti “ebrei” (come fosse una colpa), usando scritte o simboli di chiara impronta nazista.
Di fronte a tanta evidenza ed esibizione di “forza” e di autoritarismo, che vari attuali esponenti della destra italiana continuano a sottovalutare (o forse a ricercare), va imposto, democraticamente, un cordone sanitario, ben più efficace di quello attuato nei confronti del Coronavirus. Prima con gli strumenti del dialogo e della non violenza e, successivamente, con un’adeguata politica antifascista.
Ci riusciranno i rappresentanti più progressisti oggi al governo ad assumere finalmente questa politica? Riusciranno a capirlo i nostri concittadini veronesi che così non si può più continuare e che una nuova politica, più civile ed antifascista, occorre preparare? La sapranno interpretare i giornali cittadini?
Marcello Toffalini

Marcello Toffalini è nato nel 1946 ed è cresciuto nella periferia di Verona tra scuola, parrocchia e lotte sociali. Ha partecipato ai moti universitari padovani e allo sviluppo delle Scuole popolari di Verona. Si è laureato in Fisica a Padova nel 1972 e si è sposato nel 1974 con rito non concordatario. Una vita da insegnante di Matematica e Fisica presso il Liceo Fracastoro, sempre attratto da problematiche sociali e scientifiche. In pensione dal 2008. Nonno felice di tre nipotini. Altri interessi: canta tra i Musici di Santa Cecilia. ml.toffalini@alice.it
