L’azione di contrasto alla tossicodipendenza dovrebbe essere promossa e condotta da una squadra interna alla scuola, non proveniente dall’esterno con discutibili finalità politiche.
A proposito dei Test-antidroga nelle Scuole di Verona, il sindaco Federico Sboarina spiega, su L’Arena del 12/2, perché dice sì a quegli accertamenti e, a suo modo, sembra persuasivo e convincente. Nel documento definitivo appare evidente, sostiene, che “ci sarà la presa in carico da parte dei servizi sanitari dei ragazzi che risultassero positivi”, e che quell’accertamento sarà “uno strumento in più offerto in primis alle famiglie, e poi alla collettività, a tutela della salute dei nostri giovani”. Qual era il suo timore? “Il timore era che ragazzini di 14, 15, 16 anni venissero abbandonati al dato nudo e crudo, schedati come tossici con il rischio di essere segnalati senza appello come assuntori, senza l’offerta di un percorso di cura e recupero. E a noi non andava bene”.
Ci mancherebbe altro che nel documento, che propone e giustifica il Drug-test ci fossero degli intenti discriminatori sugli studenti positivi, e che nel Protocollo dell’ULSS 9 non fossero previsti interventi a tutela della salute degli eventuali soggetti coinvolti. Il problema vero, caro sindaco, non è questo. La domanda da porsi è un’altra: davvero pensa di affrontare e risolvere in questo modo il problema dell’assunzione di sostanze stupefacenti con accertamenti, individuali o collettivi, nell’ambito scolastico? Spera veramente con questi accertamenti di riuscire a dissuadere i giovani delle medie e delle superiori dall’assumere quelle sostanze? Forse pensa che si possa trattare la questione della “droga” tra gli adolescenti come un problema di ordine pubblico?
Un sindaco dovrebbe sapere quanto sia difficile ottenere dagli adolescenti una richiesta individuale d’accertamento (a maggior ragione da quei pochi che fossero assuntori abituali). I genitori che temono per i loro figli sanno esattamente cosa fare, se lo vogliono, sia rivolgendosi alle autorità sanitarie che a quelle di Polizia, collaborando magari con le specifiche istanze educative presenti nella Scuola.
Comprendo benissimo il suo livore per le droghe, soprattutto di quelle più letali: è anche il mio. Ma sa bene che queste creano dipendenza. Come l’alcool, come il fumo in genere. Pretendere di combattere la droga ed il suo consumo con accertamenti tipo Drug-Test è come voler combattere con i mulini a vento, a meno di non ricorrere a mezzi educativi e rieducativi, e solo da codesti trarne tutte le conseguenze. Altrimenti è tutto inutile: potrà forse accreditarsi qualche sparuto ed incidentale caso di ammissione, in seguito a qualche “soffiata” o a consensuali accertamenti, ma non sarà mai un vero successo, come ritiene lo stesso prof. Luca Pezzullo, presidente dell’Ordine degli Psicologi del Veneto. Persino negli Stati Uniti, dove sono state applicate codeste tecniche, negli anni «i finanziamenti federali relativi sono stati progressivamente ridotti, anche perché le evidenze scientifiche sulla loro efficacia nel ridurre le dipendenze a lungo termine erano incerte», a meno di non ricorrere a servizi più specialistici.
Ha ragione il Coordinamento Scuola Verona: il problema delle Dipendenze, come tanti altri, dovrebbe essere affrontato “in un’ottica di informazione per un accrescimento della consapevolezza e della costruzione di sé”, cosa non facile, che richiede tempo e risorse adeguate, ma che non può essere demandata ad Uffici che, dall’esterno, pretendono di risolvere il problema posto, in modo forzoso, come si potrebbe fare con gli adulti.
Dunque, non è solo questione di riservatezza, che in qualche modo potrebbe essere salvaguardata, come sembra ritenere. Egregio Sindaco, mi fa bene sentire come sia per lei rassicurante il sapere che nella scuola ci sia, come ha detto nell’intervista da lei rilasciata, “una squadra che lavora per il benessere dei miei figli”, una rassicurazione da estendere a tutti i genitori, ma converrà appunto che l’azione di contrasto dovrebbe essere promossa e condotta da una squadra interna alla Scuola, non portata dall’esterno con discutibili finalità politiche, come starebbe facendo, ma interna alla sua Scuola, come a tutte le altre del Comune e, ovviamente, prima di tutto per evidenti esigenze educative.
Marcello Toffalini

Marcello Toffalini è nato nel 1946 ed è cresciuto nella periferia di Verona tra scuola, parrocchia e lotte sociali. Ha partecipato ai moti universitari padovani e allo sviluppo delle Scuole popolari di Verona. Si è laureato in Fisica a Padova nel 1972 e si è sposato nel 1974 con rito non concordatario. Una vita da insegnante di Matematica e Fisica presso il Liceo Fracastoro, sempre attratto da problematiche sociali e scientifiche. In pensione dal 2008. Nonno felice di tre nipotini. Altri interessi: canta tra i Musici di Santa Cecilia. ml.toffalini@alice.it
