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Opinioni

Il contrasto alla droga a partire dalla conoscenza storica del fenomeno

Il dossier del 1981 Droga e nuova criminalità, i sequestri di persona, le operazioni Arena, la criminalità organizzata. Perché non bastano le isolate e discutibili iniziative con cui oggi Verona affronta il problema.

Il dossier del 1981 Droga e nuova criminalità, i sequestri di persona per finanziare il sistema, le operazioni Arena e la criminalità organizzata. Ecco perché non bastano le isolate e discutibili iniziative con cui oggi Verona affronta il problema. L’importanza della prevenzione.

Da qualche tempo a Verona non passa giorno senza che gli organi di informazione non diano notizie di operazioni condotte dalle Forze dell’Ordine per contrastare lo spaccio di stupefacenti. Recente è la notizia del sequestro ad Affi di oltre tre chili di cocaina purissima, facente parte di un carico di circa 386 chilogrammi di sostanza stupefacente destinata al mercato italiano e veronese. Questa operazione, condotta dalla Guardia di Finanza congiuntamente con altre Forze della Polizia di Stato, era in atto da tempo, con il controllo sin dall’arrivo della merce all’aeroporto di Catania Fontanarossa, e ha portato all’arresto di alcuni narcotrafficanti appartenenti al Cartello Messicano della droga, collegato a elementi dediti allo spaccio anche nel territorio veronese.

È diffusa la convinzione che il mercato e il consumo di sostanze stupefacenti a Verona, ed anche nelle maggiori piazze italiane, si possa far risalire agli anni Cinquanta, collegandolo alla presenza nel nostro territorio delle basi militari americane appartenenti alla NATO. (Caserma Passalacqua, la Base Militare di Boscomantico, i vari Rifugi anti aerei di Grezzana e di Affi, il Centro operativo e logistico del  Monte Calvarina di Roncà,  i vari Comandi FTASE, ecc). Come altrettanto diffusa è la convinzione che il traffico, lo spaccio e il consumo di  stupefacenti sia in larga parte legato agli ambienti frequentati dai giovani, come i diversi luoghi di svago (discoteche, parchi divertimento, ecc.), sino ad arrivare persino nelle aule delle scuole medie inferiori, con un abbondante uso e consumo di “spinelli”.

Pico, il cane antidroga di Verona

Pico, il cane antidroga di Verona

Nel 1981 la Federazione veronese del Partito Comunista Italiano aveva pubblicato uno studio (prefazione di Giovanni Berlinguer) con un titolo emblematico e significativo: Droga e nuova criminalità. La pubblicazione riporta precise testimonianze delle diverse associazioni allora esistenti, formate sia da genitori di tossicodipendenti, sia da tanti gruppi  legati alle diverse forze sociali impegnate nelle iniziative di contrasto alla tossicodipendenza. Il documento contiene i rapporti resi noti dalle forze dell’ordine, le sentenze dei tribunali, i nominativi dei maggiori protagonisti del mercato della droga e il lungo elenco dei decessi per overdose.

Il dossier evidenzia anche lo stretto legame del mercato degli stupefacenti con il mondo più vasto della criminalità organizzata dedita a vari reati, compresi i sequestri di persona, che servivano per reperire le risorse economiche necessarie a gestire le grandi operazioni. Questi sequestri iniziarono con il rapimento Meloni nel novembre 1974, Garonzi nel gennaio 1975, Antonini nel maggio 1975, Mirandola nell’estate 1975, Lovati nell’agosto 1975, Fraccari nel dicembre 1975. E poi i sequestri Gnutti, Isoli, Comper, Pisoni, Girelli, De Vecchi, Testori, Pasti e altri, fra i quali Cardi e la giovane Patrizia Tacchella, rapita il 31 luglio 1990. 

Clamorose furono le azioni di contrasto al fenomeno negli anni Ottanta, sino al 1992, con le Operazioni Arena, nel corso delle quali vennero arrestate e processate oltre 200 persone.  Le dimensioni del consumo di droga a Verona venivano in quegli anni quantificate in non meno di 10 mila assuntori abituali di droghe pesanti, per un consumo non inferiore a circa 3,5 chilogrammi di sostanze stupefacenti ogni giorno (eroina e cocaina). Con questa quantità era possibile confezionare le ipotizzate 10 mila dosi giornaliere richieste dal mercato locale. Considerato il costo di circa 35-50 euro per dose si può tranquillamente ipotizzare un volume d’affari di circa 350.000-500.000 euro al giorno, pari ad un consumo annuo valutato fra 127.750.000 e 182.500.000 euro, ai quali occorre aggiungere le decine di milioni di euro derivanti dal mercato legato alle cosiddette droghe leggere.

Il fenomeno della tossicodipendenza ha assunto nel tempo dimensioni preoccupanti, tali da richiedere un radicale cambiamento da parte dei vari ministeri – Interni, Sanità, Istruzione – rispetto alle strategie per contrastare il mondo criminale che gestisce il mercato e il consumo di sostanze stupefacenti. Questo mercato non riguarda solamente “la gioventù viziata o deviata” che, purtroppo nel corso degli anni ha riempito le varie Comunità di recupero, le carceri ma anche i nostri cimiteri. Coinvolge pure una vasta componente della società civile che vede fra gli assuntori di sostanze, in particolare cocaina, anche soggetti appartenenti al mondo delle varie professioni e in età adulta.

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Ho inteso proporre all’attenzione questi dati per manifestare tutta la mia perplessità rispetto al modo con il quale l’Amministrazione comunale, e alcune forze politiche del Comune di Verona, intenderebbero affrontare la lotta alla droga, come recentemente annunciato dal Sindaco Federico Sboarina, al quale hanno fatto seguito le dichiarazioni a sostegno di alcuni esponenti della maggioranza ma anche di alcuni consiglieri delle opposizioni. In primo luogo, perché la lotta alla droga va fatta principalmente con la prevenzione, agendo verso i giovani nelle scuole, con programmi rivolti alla massima conoscenza delle conseguenze derivanti dall’uso di sostanze psicotrope, comprese quelle ritenute leggere. In secondo luogo perché ritengo che la lotta contro la tossicodipendenza debba vedere impegnati i vari ministeri,  della Sanità, dell’Istruzione e degli Interni, con progetti coordinati fra loro che siano in grado di rompere l’apatia, ma anche l’assuefazione alle generiche raccomandazioni rispetto all’uso di sostanze stupefacenti.

Per queste ragioni invito la Regione del Veneto e i vari assessorati a promuovere efficaci interventi nelle scuole, d’intesa con i Comuni, per agire nei luoghi deputati all’apprendimento delle prime buone regole per una sana esistenza. Tutto il resto lo ritengo un inutile corollario di insulse iniziative che non intaccano il problema. Anzi, saranno destinate a scontrarsi con un sistema molto più potente e organizzato rispetto a quello pur importante esercitato dalla Polizia Municipale.

Giuseppe Braga
 

  

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Giuseppe Braga è nato a Verona il 12 giugno del 1943. Ha lavorato alle Officine e Fonderie Leopoldo Biasi di Verona. È stato dirigente e membro della segreteria FIMCISL di Verona; dirigente e Segretario generale Federchimici CISL di Verona; Segretario generale SICET CISL di Verona e Responsabile organizzativo Confederazione; consigliere di terza Circoscrizione in Borgo Milano. Durante l’attività sindacale ha ricoperto varie cariche. giuseppe.braga@gmail.com

2 Comments

2 Comments

  1. Marcello

    09/02/2020 at 09:31

    Ottimo Giuseppe: non serve a niente colpire pochissime punte di spaccio se non si vuol affrontare in modo coordinato gli interessi mastodontici legati a quel consumo. I vari cani Pico e le indagini a tappeto tra gli studenti nelle Scuole servono solo a raccogliere (spostare) un po’ di polvere ma è solo propaganda (anche politica), quando non è pura criminalizzazione.

  2. Maurizio Danzi

    09/02/2020 at 00:14

    Bell’articolo: ampio, chiaro,ben documentato. Chissà se l’ex assessore allo Sport della giunta Tosi e il suo amministratore da riporto lo leggeranno e ci rifletteranno. Già chissà.
    A te Giuseppe grazie.

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