L’abilità tecnica nel disegno e l’armonia degli spazi architettonici, quasi fossero scenografie, si scontrano con le rappresentazioni umane, figure talvolta inquiete e perverse.
Sabato 8 febbraio alla galleria Isolo 17 Gallery inaugura la mostra di Yohy Suarez. Cronache imprevedibili, visitabile fino al 22 febbraio. La forza del disegno, gli spazi scenografici, un colore sporco che ricorda la terra e i personaggi senza tempo e onore, sono alcuni dei principali elementi che contraddistinguono le opere di Suarez. L’artista presenta una serie di lavori divisibili principalmente in due tipologie: i grandi formati con scenografie di interni o esterni sullo sfondo, invase da innumerevoli figure umane o della tradizione e i piccoli formati con personaggi religiosi.
L’abilità tecnica nel disegno e l’armonia degli spazi architettonici, quasi fossero scenografie, si scontrano con le rappresentazioni umane, figure talvolta inquiete e perverse. La volontà espressiva è quella di creare immagini chiare ma non pulite, come se un velo di impurità offuscasse i dipinti. I suoi toni color seppia, ottenuti da una miscela di pittura e caffè, ricordano le cartoline antiche, segnate dal passare del tempo. L’Avana e la sua memoria storica sono infatti una cornice sfuocata, e in parte cancellata, come se uno strato di nebbia e smog rendesse l’immagine poco nitida. Le figure animate in primo piano, inserite in queste ambientazioni d’altri tempi, rendono viva e movimentata la rappresentazione. Il pellegrinaggio della massa umana attraverso una città del passato aggiunge valore a ciascuno dei suoi siti e spolvera una memoria addormentata. Sceglie come luoghi rappresentativi anche gli interni di importanti cinema e teatri dell’epoca.
Suarez chiarisce questi punti di vista con grande astuzia: «Cerco di immaginare quali potrebbero essere state alcune notizie in passato, come se fossi una specie di cronista; ero lì e l’ho documentato, non ci sono testimonianze, nessun altro l’ha visto, ho avuto quella fortuna».
Ciò che potrebbe sembrare unicamente espressione poetica è invece un’interpretazione fedele della sensibilità della nostra epoca, distorta da ogni virtù e visione fantasiosa di un’artista che si finge cronista e osserva con occhi surreali e inquietanti. Nell’umanità sono concentrati i dettagli più espressivi della sua opera, le figure sono spesso frontali e quindi si confrontano con l’osservatore e lo stimolano. Talvolta comunicano sofferenza, altre hanno un atteggiamento neutro, quasi facessero parte di uno strano rituale. Emblemi dell’uomo contemporaneo e della stratificazione culturale che lo precede: dalla religione, al mito, dalla sessualità, al senso di colpa. La figurazione cristiana è spesso presente ma non mancano ambientazioni mondane, di strada o eventi imprevedibili e fuori dal comune. Nei suoi quadri il folle appare come un fratello liberato, una presenza senza regole e preoccupazioni, in dialogo con il fruitore, spesso alienato dentro la conformità della propria vita. Un gioco di specchi che confonde e illude, spingendo ad immedesimarsi in tale pazzia e inquietudine.
Zeno Massignan

Zeno Massignan è nato a Verona nel 1988, laureato in Lettere con un percorso in Storia dell’Arte, laureato in Gestione ed Economia dell’Arte. Ha lavorato nel settore marketing e comunicazione per alcune istituzioni museali. Pratica e insegna judo, appassionato di arte, apprezza la convivialità e la vita all’aria aperta. zeno.massignan@hotmail.it
