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Vangelo

Solo chi sa prendere in braccio l’altro, potrà incontrare la luce

Dio è imprevedibile. E lo puoi incontrare anche nel volto di un bambino, in ogni persona che ha bisogno di aiuto. Luca ci racconta questo misterioso incontro tra l’umano e il divino

L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)
L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Dal Vangelo di Luca

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la Legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. – Luca 2, 22-40

Anche questo racconto non è una cronaca, ma un “midrach”. Non si preoccupa di dirci che cosa è avvenuto, ma di darci un messaggio, un insegnamento. Luca ci regala un piccolo quadro dove sono rappresentate tutte le stagioni della vita: un bambino: Gesù; due giovani genitori: Maria e Giuseppe; e due anziani: Simeone ed Anna.

Ma i veri protagonisti della scena sono Simeone ed Anna. Sono proprio loro, due anziani, due persone comuni, che accolgono Gesù al Tempio. Non due sacerdoti, ma due laici, due innamorati di Dio. Due vecchi che ci offrono due modi diversi di vivere l’autunno della vita. Sono il simbolo della speranza. Simeone è un uomo soddisfatto di come ha vissuto e affronta serenamente anche uno dei momenti più drammatici della vita: la morte.

La sua preghiera è piena di tenerezza e di umanità: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace». Tutti abbiamo paura della morte. È un argomento “tabù”. Meglio non parlarne.  Simeone invece vede nella morte il compimento della sua vita. Non la fine, ma l’inizio di una nuova vita nel mistero di Dio. E questo gli regala una profonda serenità.

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Anna ci offre un altro aspetto molto bello della vita degli anziani. Nonostante i suoi 84 anni, si sente ancora utile per gli altri. È ancora piena di energie ed ha ancora tanta voglia di vivere. Si dà da fare. Condivide la sua esperienza e la sua gioia con gli altri. Entrambi sono i simboli di un modo profondamente umano di vivere la vecchiaia. Una vecchiaia serena, aperta, sapiente, viva.

Purtroppo nella nostra società del benessere, da una parte la vita si allunga e gli anziani aumentano, ma dall’altra sono anche sempre più emarginati. Non producono più. Quindi non contano più nulla. E molti vivono il dramma della solitudine. Ma il racconto di Luca mette in risalto anche un altro aspetto importante. Simeone ed Anna sanno “vedere” quello che gli altri non vedono. Sanno cogliere dietro il volto di un bambino, i segni misteriosi della presenza di Dio.

Nonostante le fatiche e le delusioni della vita, fino alla fine hanno saputo sperare. Non hanno mai smesso di sognare e di meravigliarsi. Hanno mantenuto la “fede-fiducia” in un Dio che non li avrebbe mai abbandonati. In Gesù hanno visto la luce. Un bimbo ha illuminato la loro vita. Hanno capito che Dio è imprevedibile.

E lo puoi incontrare anche nel volto di un bambino, in ogni persona che ha bisogno di aiuto. Luca ci racconta questo misterioso incontro tra l’umano e il divino attraverso l’immagine di un abbraccio. «Simeone prese il bambino tra le braccia e benedisse Dio».

Simeone abbracciando un bambino incontra lo sguardo di Dio. Solo chi sa prendere in braccio l’altro, potrà incontrare la luce, potrà fare esperienza profonda di Dio.

Don Roberto Vinco
Domenica 2 febbraio 2020

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Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it

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