La finta “manetta” appesa alla Berlina di piazza Erbe, per renderla più turistica, rovina la colonna autentica. E la lapide veneziana (vera anche lei) in piazza dei Signori? Coperta di guano. Intanto si cambiano le pietre del selciato: nel breve intervallo tra una sagra e l’altra, quelle che spaccano le pietre.

I bolli rossi in Piazza dei Signori che segnalano le pietre danneggiate.
Bolli rossi tracciati con la vernice a spruzzo segnalano sul selciato in piazza dei Signori le pietre rotte da cambiare. Si provvede tra una sagra di piazza e l’altra, con relativi camioncioni che spaccano le pietre: sono appena finiti i banchetti di Norimberga, sta per arrivare la fiera degli innamorati, in attesa dei goti (di vino: alle barbarie provvediamo direttamente noi indigeni, senza scomodare popoli foresti).
Ci fossero ancora gli anarchici di fine Ottocento! Quelli che rubavano i pennelli alla statua di Paolo Veronese, finché le autorità non capirono e la spostarono da piazza Sant’Anastasia (leggete Il naso rotto di Paolo Veronese di Andrea Dilemmi, edizioni Bfs). Oggi disegnerebbero nottetempo il bollo rosso su tante altre cose da rimuovere, assieme alle pietre rotte: l’Emilio Salgari della Biblioteca Civica, il fintomuretto di Berlino di piazza Bra, la panchina dell’amore con bracciolo di mezzo (antipomiciate?).

I bolli rossi in Piazza dei Signori che segnalano le pietre danneggiate.
Visto che gli imminenti lavori in piazza dei Signori vi porteranno in sopralluogo il neosoprintendente Vincenzo Tinè (benvenuto! Coraggio!) ci permettiamo due segnalazioni. Nella limitrofa piazza Erbe una colonna della Berlina è in via di rapida distruzione. Colpa della “manetta” di ferro applicata qualche anno fa alla catena, quella sì autentica, che penzola a fianco del marmo. Serviva a misurare le fascine: i piassaroti medievali lo avranno fatto arrotolando attorno alla legna la catena.
Qualche anello mancava, ma invece si è preferito aggiungere l’incongrua “manetta”: serve ai turisti per fotografare la morosa con il polso imprigionato. La manovra comporta ogni volta lo sfregamento del ferro moderno sul marmo antico. Con risultati devastanti sulla povera Berlina, che così diventa davvero, da antico repertorio per le unità di misura veronesi (la fassina, el quarel, el copo) il luogo per esporre al pubblico ludibrio i crimini (contro il patrimonio storico), se non i criminali.

Sotto la Loggia di Fra’ Giocondo la lapide che ricorda “Pro summa fide summus amor” imbrattata di guano.
Dal medioevo immaginario, che fa danni reali, passiamo a quello vero: sotto la Loggia di Fra’ Giocondo, e rieccoci in piazza dei Signori, tutte le tinteggiature hanno lasciato sporca di guano e di pitture la lapide che ricorda PRO SUMMA FIDE SUMMUS AMOR, cioè come Venezia premiò la sua “Verona fedele” costruendo il bel palazzo.
Si vede che alla generosità dogale i veronesi non hanno mai creduto: ci siamo ridotti così male da cedere alla sempre rivale Venezia l’aeroporto, ma almeno la soddisfazione di sporcare la lapide del falso amore, quella sì!
Ah, dimenticavamo: nell’eventuale sopralluogo in piazza, controllare bene la serranda metallica che sbarra l’accesso al cortile del Tribunale. I postini ci attaccano gli avvisi per le raccomandate: l’ultimo era da parte della Corte d’assise d’appello di Venezia per l’Ordine degli avvocati. Siete stati avvisati, legali del Foro veronese? Provvediamo privatamente. Ciò che è pubblico, infatti, pare meno di moda: come, per dire, il pubblico accesso a luoghi pubblici, quale il suddetto cortile.
Giuseppe Anti

Giuseppe Anti è nato a Verona il 28 agosto 1955. Giornalista, si è occupato di editoria per ragazzi e storia contemporanea; ha curato fino al giugno 2015 gli inserti "Volti veronesi" e le pagine culturali del giornale L'Arena. giuseppe.anti@libero.it
