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Lucrezia e le altre, dal mito all’origine della violenza di genere

POLO ZANOTTO. Giovedì 12 dicembre 2019 uno spettacolo di Farneto Teatro in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Lucrezia e le altre
Farneto Teatro - Lucrezia e le altre, dal mito all’origine della violenza di genere

POLO ZANOTTO. Giovedì 12 dicembre 2019 uno spettacolo di Farneto Teatro in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Lucrezia e le altre, dal mito l’origine della violenza di genere è il titolo dello spettacolo teatrale che andrà in scena giovedì 12 dicembre 2019 alle 21 nell’aula T2 del polo Zanotto. L’evento è promosso dal Cug, Comitato unico di garanzia dell’ateneo, all’interno delle iniziative organizzate per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Lo spettacolo Lucrezia e le altre, dal mito l’origine della violenza di genere è portato in scena da  Farneto Teatro con la regia di Maurizio Schmidt. Elisabetta Vergani e Silvia Romani, come moderne archeologhe, riporteranno alla luce le voci, i pensieri, le vicende, i miti le storie che hanno forgiato fin dall’antichità il pensiero della violenza sulle donne. Musiche originali dal vivo di Sara Calvanelli. La nota introduttiva è riservata ad Andrea Rodighiero, docente di Letteratura greca dell’Università di Verona. L’ingresso è libero.

Lucrezia e le altre. Nel V secolo a.C., in una villa di campagna, la nobile Lucrezia viene violentata senza pietà, complici le tenebre, dal figlio dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo. Alle prime luci dell’alba, Lucrezia chiama intorno a sé i suoi cari e si toglie la vita trafiggendosi con la spada esclamando: «Che nessuna donna viva più nel disonore!». È il primo #metoo della storia: la prima voce, orgogliosa, di donna a levarsi contro la violenza, la prima vittima a non voler accettare il silenzio complice. Il gesto di Lucrezia segnerà la fine della monarchia a Roma e l’inizio della repubblica.

Lucrezia non è sola: l’antichità ci consegna le storie di giovani donne violate dagli dèi o da comuni mortali. Né fa particolarmente impressione ricordare una famosa espressione di Ovidio: vis grata puellae, “alla ragazza piace essere violentata”, sopravvissuta, come una scoria pericolosa, nei manuali di diritto fino ai primi del Novecento.

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