Da un lato l’assenza di proposte di modifiche di merito, dall’altro una grave carenza della qualità dell’informazione nei giornali, tv e social che sollecitano più emozioni che giudizi critici.
Quello avvenuto in Parlamento sul MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), è stato un dibattito tra i peggiori in tutta la storia repubblicana. Un dibattito che è avvenuto dopo che nei media si è sviluppato uno scontro fatto di superficiali approssimazioni nel merito, critiche immotivate alle istituzioni e alle persone, volgari strumentalizzazioni politiche.
Sul piano politico siamo di fronte a un trattato europeo discusso e deciso dal governo precedente, formato da Lega e M5S. Nel momento in cui si arriva alla sua ratifica in sede europea, entrambi non solo non sono più d’accordo, ma sollevano un polverone politico, sia pure con modalità diverse, perché uno è all’opposizione e l’altro al governo. Con la singolare contraddizione che vede il Pd, che non ha partecipato ai negoziati che hanno prodotto la riforma del MES, unico partito ad approvarlo con convinzione.
Ieri, mentre Giuseppe Conte ha spiegato come si è arrivati alla situazione attuale, della quale sia Lega che 5S erano a conoscenza, Matteo Salvini è arrivato ad addebitare a Conte la falsità della ricostruzione della vicenda e il tradimento delle intese concordate, mentre Luigi Di Maio dopo aver individuato la presenza di criticità, chiede un rinvio della ratifica, evidentemente per inserire modifiche, allineandosi così a Salvini.
Nel merito siamo in presenza di una bozza di trattato di rafforzamento di un fondo di solidarietà per intervenire a sostegno dei Paesi che presentano un debito pubblico non sostenibile, su loro richiesta. L’Italia che è il terzo contribuente di tale fondo non richiederà di intervenire perché il suo debito pubblico, ancorché rilevante, è sostenibile, prima che dalla politica di bilancio, dai mercati che continuano a comperare i titoli di Stato. A fronte di questa verità inoppugnabile gli oppositori continuano a favoleggiare sulla possibile necessità di ristrutturare il debito e su altre ipotesi di messa a rischio dei risparmi degli italiani.
Su questa base fasulla hanno aperto uno scontro che non trova eguali in Europa e mette seriamente a rischio la credibilità dell’Italia. Su questa vicenda gravano due altri aspetti che contribuiscono a rendere questo dibattito un brutto segnale sulla qualità della nostra classe dirigente. Da un lato l’assenza di proposte di modifiche di merito, che vadano oltre le generiche paure per rendere evidenti, se ci sono, gli effetti negativi accertati nel testo attuale del Mes, dall’altro una grave carenza della qualità dell’informazione nei giornali, tv e social che, con messaggi superficiali, sollecitano più emozioni che giudizi critici fondati sui fatti.
Luigi Viviani

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com
