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Organizzati attorno al simbolo della runa, uno degli emblemi della Germania nazista, dotati di armi da guerra e di un tessuto di relazioni con analoghi gruppi eversivi di vari Paesi europei.
Sta suscitando una forte impressione la scoperta della Digos di un vero e proprio partito nazionalsocialista italiano, con un serie di articolazioni in più città del Paese: dalla Sicilia al Veneto. Sono state indagate e perquisite 19 persone, tra cui quattro veneti e due donne, tutti accusati di “costituzione e partecipazione ad associazione eversiva e istigazione a delinquere”. Si tratta di un partito neonazista a tutti gli effetti, con tanto di programma e di regole statutarie, con l’obiettivo di dichiarare guerra agli ebrei che “vanno ammazzati tutti”.
Organizzati attorno al simbolo della runa, uno degli emblemi della Germania nazista, dotati di armi da guerra e di un tessuto di relazioni con analoghi gruppi eversivi di vari Paesi europei. Da parte della procura di Caltanissetta, che coordina le indagini su base nazionale, sono stati scoperti volantini deliranti contenenti proclami antisemiti e xenofobi.
Uno dei nuclei più rilevanti si trovava a Padova, attorno ad Antonella Pavin, impiegata di Curtarolo, già militante di Forza Nuova, come l’altra donna dell’organizzazione: la veronese Maria Lucia Lanza. Se a questo aggiungiamo la scelta del sindaco di Schio (Vi) Valter Orsi di negare la posa delle pietre d’inciampo in memoria dell’eccidio di 54 persone scledensi nel giugno1945, prelevate dalle carceri e uccise a guerra finita, dobbiamo constatare come nel nostro Veneto la rinascita di focolai di neonazismo razzista, di derivazione dall’associazionismo dell’estrema destra, sia in evidente espansione.
Credo che di fronte a fatti così evidenti e inoppugnabili dobbiamo seriamente interrogarci sul carattere culturalmente e politicamente vulnerabile della nostra società da questi rigurgiti razzisti, nonostante la sua umanità solidale di fondo. E credo anche che la prima giusta svolta da realizzare sia il superamento di quella irresponsabile sottovalutazione di questi fatti, quasi sempre derubricati a ragazzate inconsapevoli per evitare di guardarci dentro con sincerità e rigore democratico.
Luigi Viviani
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