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Venerdì 29 novembre sono stati intitolati a Pietro Gazzola, architetto e Soprintendente del Veneto, i giardini sopra l’alzaia dell’Adige, tra il ponte scaligero e l’Arsenale, a memoria di uno dei protagonisti del novecento veronese, vicino a quel ponte che da Soprintendente fece ricostruire nell’immediato dopoguerra, insieme a ponte Pietra, negli anni in cui avviò in città 150 cantieri di restauro. Lavori che gli valsero la nomina Unesco di Specialista per i monumenti, gli scavi archeologici e i siti d’arte e di storia. Gazzola fu anche colui che salvaguardò le colline veronesi nell’epoca del boom edilizio.
Alla cerimonia d’intitolazione erano presenti l’assessore alla Cultura Francesca Briani, il rappresentante della Provincia Roberto Simeoni, la presidente della seconda Circoscrizione Elisa Dalle Pezze, il consigliere comunale Paola Bressan, il comandante del Comfoter di Supporto Giuseppenicola Tota e l’architetto Alba Di Lieto. Presenti anche i figli di Gazzola, Pia e Gianandrea, che insieme hanno fondato l’associazione culturale Archivio Piero Gazzola.
«Sono onorata di intitolare questo spazio ad uno dei veronesi più illustri del ‘900 – ha spiegato Briani – un uomo di grande valore che si espose in prima persona per contrastare la distruzione dei nostri ponti e, dopo la guerra, lavorò per ricostruirli nella maniera più fedele possibile. Ecco perché è giusto che lo si ricordi in questo luogo. Se Verona è la città straordinaria che conosciamo oggi lo dobbiamo anche a lui, che tutelò e valorizzò il nostro patrimonio storico e artistico. Da architetto e soprintendente invocò sempre una responsabilità collettiva sul bene pubblico, ecco perché oggi ricordarlo è importante e quanto mai attuale. Uomini come Gazzola ci hanno lasciato una grande eredità che abbiamo il dovere di conservare e far conoscere».
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Giorgio Massignan
29 Novembre, 2019Fu soprintendente del Veneto occidentale a Verona dal 1941 al 1973. Fu molto impegnato nelle ricostruzioni delle opere monumentali distrutte durante la guerra. Si devono soprattutto alla sua idea di restauro e di ristrutturazione dei monumenti le ricostruzioni “com’erano e dov’erano” dei due ponti storici di Castelvecchio e della Pietra, fatti saltare dal tritolo dei tedeschi durante la loro ritirata.
Nel 1964, curò la carta internazionale del restauro denominata “La Carta di Venezia”, che affermava che nei centri storici era necessario fare convivere, con naturale continuità, l’antico con il nuovo.
Sempre nel 1964 fondò l'”Istituto italiano dei castelli”, di cui fu presidente per nove anni. In seguito fu un importante protagonista per la tutela del verde delle colline veronesi, le Torricelle, minacciate da un ipotetico piano di edificazione.