La correlazione tra il lavoro delle donne e la maternità, contrariamente alla prima impressione, presenta un andamento positivo messo in evidenza da numerose ricerche empiriche. Lo registra anche l’ISTAT che, in una recente indagine, mette in evidenza che la mancanza di lavoro delle donne riduce la natalità. Nel nostro Paese il tasso di occupazione delle donne tra i 25 e i 54 anni, con figli minori è del 57%, mentre l’essere mamma penalizza le donne italiane nei confronti dell’accesso al lavoro. Da noi infatti, l’11,1% delle mamme con almeno un figlio non ha mai lavorato, una percentuale nettamente superiore alla media europea (3,7%).
L’insieme di questi dati dimostra, nel confronto europeo, la persistenza della insufficiente diffusione del lavoro femminile e la sua ulteriore penalizzazione in caso di maternità. Una situazione, alla base della quale stanno motivazioni culturali, relative al ruolo sociale della donna, e sociali afferenti alla diffusione e al costo dei servizi sociali, sia pubblici che privati. Basta considerare l’insufficiente diffusione o l’onerosità degli asili nido, scuole materne, baby-sitter e altro, tanto che solo un terzo delle famiglie con figli minori è in grado di utilizzarli. Per il resto ci si affida, quando si può, ai nonni o ad amici.
Questo dei servizi sociali per i minori rappresenta una emergenza di particolare urgenza perché proietta i suoi effetti positivi sia sulla diffusione del lavoro delle donne che sull’incremento del tasso di natalità. Questa coincidenza di effetti positivi in entrambi gli ambiti apparentemente contrapposti, credo si spieghi con la crescita di sicurezza delle donne indotta dal lavoro, che le rende più idonee ad affrontare i problemi e le sfide della vita, compreso il mettere al mondo un figlio. La rete dei servizi, diffusa ed accessibile rappresenta l’altro corno del duplice problema, che vede l’Italia complessivamente ancora carente.
Nella legge finanziaria in discussione in Parlamento sono presenti alcuni interventi che vanno in questa direzione, come il fondo unico per la famiglia e l’accesso gratuito agli asili nido pubblici. Ma siamo ancora ai primi passi non sempre spiegabili con la penuria delle risorse di bilancio. Le politiche famigliari in senso lato hanno il pregio di intervenire positivamente negli ambiti rilevanti e connessi di famiglia, lavoro e natalità.

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com
