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Vangelo

Non si prega per ottenere favori ma per essere trasformati

Gesù ci propone come maestra di preghiera una povera vedova. Ma che cos’è la preghiera? Che cosa vuol dire pregare? Pregare è come il credere, è uno stile di vita

L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)
L'adorazione dei magi, tempera e oro su tavola, Gentile da Fabriano, 1423 (Galleria degli Uffizi, Firenze)

Dal Vangelo di Luca

Propose loro ancora questa parabola per mostrare che dovevano pregare sempre e non stancarsi: «In una certa città vi era un giudice, che non temeva Dio e non aveva rispetto per nessuno; e in quella città vi era una vedova, la quale andava da lui e diceva: “Rendimi giustizia sul mio avversario”. Egli per qualche tempo non volle farlo; ma poi disse fra sé: “Benché io non tema Dio e non abbia rispetto per nessuno, pure, poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo a insistere, non finisca per rompermi la testa”». Il Signore disse: «Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto. Dio non renderà dunque giustizia ai suoi eletti che giorno e notte gridano a lui? Tarderà nei loro confronti? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?» (Luca 18, 1-8).

Lo scopo della parabola è chiaro: l’importanza della preghiera. Gesù ci propone come maestra di preghiera una povera vedova. Ma che cos’è la preghiera?  Che cosa vuol dire pregare? Penso che non sia possibile rispondere con una formula. Pregare è come il credere. È uno stile di vita. È un’esperienza che fa parte della complessità e della ricchezza della vita. Pregare è come voler bene, come l’amare. Se ami veramente qualcuno non lo ami alla mattina e alla sera, ma lo ami sempre.

Qualche volta ci chiediamo: Perché pregare? È come chiedere: perché respirare? Per vivere. La preghiera è il respiro della vita, della fede. Bisogna pregare per imparare continuamente a coniugare la terra con il cielo, la vita con il mistero di Dio. Un uomo che non prega è come un albero senza radici. La vita è fatta di tante cose belle, ma anche di tante crisi. Purtroppo siamo tutti presi da tante cose da fare. Siamo sempre di corsa. Fermarsi, fare silenzio, meditare, guardarsi dentro…pregare: è una condizione necessaria per non smarrire il senso del nostro esistere e del nostro vivere quotidiano.

I modi di pregare sono tanti. Come i linguaggi. Come i modi di vivere. Come quando si ama. Posso pregare domandando, ascoltando, facendo silenzio, leggendo, lavorando… Pregare non significa recitare preghiere. Lo ha detto Gesù: «Quando pregate non moltiplicate parole». Noi invece spesso abbiamo ridotto la preghiera a delle formule da recitare (Ave marie) oppure a dei gesti o riti da fare (Andare a messa). Pregare è imparare a trasformare tutta la propria vita in una continua preghiera.

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Prego quando lavoro, quando faccio una bella passeggiata, quando vado a trovare un malato, quando mangio, quando parlo con un amico/a. La protagonista della parabola è una donna, una vedova, una persona senza diritti.  Proprio lei ci offre un esempio di preghiera. È, non si rassegna, vuole giustizia. Purtroppo anche oggi tante volte sembra che Dio non ci ascolti. Se sapremo essere testardi, Dio non ci abbandonerà.

È proprio Gesù che ci dice: «Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto». Padre David Maria Turoldo malato di tumore diceva: «Io non prego mai Dio perché mi guarisca. Se guarisse me e non il mio nipotino handicappato, sarebbe ingiusto. Prego Dio perché mi dia la forza e il coraggio di affrontare e di lottare contro la malattia».

Pregare… aiuta a cambiare la vita. Non si prega per ottenere, ma per essere trasformati! Non si prega perché cambi Dio, ma perché cambiamo noi!

Don Roberto Vinco
Domenica 20 ottobre 2019

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Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it

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