Le salumerie sono diventate delle boutique mentre in passato ce n’erano per tutte le tasche. Si moltiplicano negozi di calzature e biancheria intima monomarca in franchising.
È del febbraio 2019 la pubblicazione di uno studio della società di consulenza tedesca Roland Berger, che – analizzando i casi delle città a maggiore pressione turistica – rileva tra i principali fattori che stanno mettendo in ginocchio Venezia anche la progressiva sparizione degli esercizi commerciali locali. E Verona come sta?
«A Verona chi si lamenta sono soprattutto gli abitanti del centro storico, infastiditi dai rumori molesti degli avventori dei locali, dai parcheggi occupati dagli ospiti dei b&b e dalla carenza dei negozi di vicinato – racconta Giorgio Massignan di VeronaPolis –. In via Leoni c’erano due salumerie, il droghiere, il calzolaio. Ora non ci sono più servizi, le salumerie sono diventate delle boutique mentre in passato ce n’erano per tutte le tasche. Si moltiplicano negozi di calzature e biancheria intima monomarca in franchising che variano a seconda della convenienza del mercato. Si è costretti insomma a prendere l’auto per fare la spesa».
Il centro storico di Verona vive quello che molte altre città d’arte hanno sperimentato: la scomparsa dei negozi di vicinato, a favore di presenze (spesso fugaci) di ristorazione take-away, grandi firme e abbigliamento in franchising. Gli ultimi dati di Tecnocasa lo confermano e registrano una domanda sostenuta di immobili nelle cosiddette high street di Verona, certificando inoltre nero su bianco che “proprio la forte componente di attrattività turistica sta suscitando un interesse crescente da parte di numerose aziende acquirenti”.
Interesse che è in crescita anche tra chi opera nel comparto del lusso che cerca spazi sempre più ampi (intorno a 300 mq) e di rappresentanza (i cosiddetti destination store con sale vip, vendite online). Verona detiene anche il record italiano 2018 per il maggior aumento percentuale di transazioni per la compravendita di immobili commerciali (+19,4%).
Made in Verona contro Made in China? Eppure per le realtà produttive il trend positivo del turismo non sembra bastare per alimentare la nascita di nuove imprese. La percentuale delle aziende artigiane venete che lavora con le vacanze è infatti diminuita nel 2018, con un –1,2%. A rilevarlo l’elaborazione dell’Osservatorio di Confartigianato Imprese Veneto per le MPI, sull’artigianato interessato dalle attività turistiche.
«Nonostante un leggero calo nel numero delle aziende – afferma Andrea Bissoli, Presidente di Confartigianato Verona –, i dati continuano a dimostrare come artigianato e turismo, qui a Verona, siano molto più che complementari e come questi due elementi, fondamentali per la nostra economia, debbano essere promossi e venduti insieme. Ma non possiamo cullarci sugli allori e pensare che le parole magiche come “Arena”, “Giulietta e Romeo” e “Lago di Garda” continuino a trasformare tutto in oro. È fondamentale per le imprese puntare sul “turismo esperienziale”, per valorizzare il made in Verona e far percepire il valore del prodotto artigiano».
Per raggiungere lo scopo Confartigianato Imprese ha inaugurato lo scorso 21 marzo il progetto Percorsi accoglienti, itinerari tra borghi e centri storici distribuiti in tutta Italia, dove le imprese artigiane saranno punti di riferimento sia per proporre i propri prodotti sia per consigliare i visitatori. I promotori la descrivono come un’iniziativa per reagire alla standardizzazione dell’offerta turistica e alla desertificazione di molte comunità locali e per rilanciare gli imprenditori come protagonisti dell’autentico made in Italy. Tutte iniziative che partono da un nobile scopo, quello di valorizzare borghi altrimenti condannati allo spopolamento, ma – come dice Massimo Lensi (fondatore di Progetto Firenze) – «Il rischio è di trasformare sia i borghi sia l’artigianato in qualcosa di totalmente artificiale in stile San Gimignano, che ora è più simile a un set cinematografico dove si vendono statuette del David fosforescenti».
A proposito del reale impatto economico dell’industria turistica su artigianato e commercio, il Sindaco di Verona Federico Sboarina ritiene “fondamentale” che il turismo conviva con la vita cittadina e ci racconta di una costante collaborazione con le categorie economiche. «Servono però norme nazionali per attrarre investimenti a tutela del patrimonio artistico e creare maggiore consapevolezza nel turista». Sboarina annovera inoltre l’aumento delle tariffe per i bus turistici tra gli strumenti efficaci per ridimensionare il fenomeno del turismo mordi-e-fuggi, colpevole secondo molti di aiutare soprattutto la ristorazione take-away e di produrre rifiuti urbani.
Pochi ma bòni. Non sembra preoccupato il presidente di Federalberghi Garda Veneto Ivan De Beni, che parla anche con l’esperienza decennale di sindaco di Bardolino, uno dei Comuni gardesani a più alta densità turistica: «Noi cresciamo mangiando pane e turismo e tutti ne beneficiamo: artigiani, aziende vitivinicole ecc. Non ho mai registrato vere lamentele, solo riflessioni che invitano a puntare sulla qualità dei clienti più che sulla loro quantità. È difficile però che un’Amministrazione abbia gli strumenti per agire in questo senso, se non agevolando gli operatori nella riqualificazione delle strutture che richiamino turisti con più alta capacità di spesa».
Ricchi o signori? Venezia vuole sperimentare il blocco delle licenze per il cibo take-away nella città antica, dove il Sindaco Luigi Brugnaro ha varato un provvedimento per ridurre la tassa sui rifiuti ai negozi di vicinato. Ma la possibilità di viaggiare attraverso pacchetti low-cost oggi rende la vacanza più abbordabile. Inoltre, se un tempo i benestanti erano anche “signori”, ora l’equazione non regge più. Gli albergatori e i ristoratori di fascia medio-alta lo sanno bene: alzare i prezzi non sempre basta a selezionare il visitatore più rispettoso. Non solo, qualificare l’offerta turistica può anche comportare dei problemi.
Ad esempio, è vero che la costruzione di nuovi alberghi di lusso, ma soprattutto la cosiddetta “riqualificazione” dei campeggi fronte lago, attrae vacanzieri con maggiore capacità di spesa. Negli anni, i campeggi – che a Lazise offrono 27.015 posti letto su un totale di 32.890 – si sono così trasformati in villaggi di casette in muratura dotate di aria condizionata, lavastoviglie, riscaldamento, cassaforte, tv satellitare, posto auto, mini-club e animazione per bambini, bar, ristoranti, pizzerie, palestra, supermercati e negozi: un comparto fatto di strutture onnicomprensive che secondo molti negozianti e operatori dell’enogastronomia non fanno sempre bene all’economia locale, contando nel veronese 6.608.206 presenze che potenzialmente non hanno bisogno di uscire dal camping se non per una passeggiata o un gelato.
L’assessore al Turismo di Regione Veneto Federico Caner insiste su una redistribuzione dell’indotto turistico su nuove realtà: «Il 97% delle presenze turistiche in Veneto si concentra in 100 località, mentre gli altri 463 Comuni si dividono il 3% – spiega l’assessore –. Qui c’è la possibilità di mettere a punto nuove proposte evitando di replicare il fenomeno del turismo di massa e rispondendo invece alla crescente domanda di turismo lento fatto tra l’altro di cicloturismo ed enogastronomia».
Annalisa Mancini

Annalisa Mancini è nata il 25 dicembre 1979, frequenta l’istituto tecnico per corrispondenti in lingue estere. Dal lago di Garda, dove vive fino al 1998, si trasferisce prima a Trieste per gli studi in Scienze Politiche e poi a Berlino. Completa il suo sguardo sul mondo viaggiando, leggendo e scrivendo, è interessata soprattutto al giornalismo d’inchiesta, alla politica nazionale e internazionale e alle questioni ambientali. Tornata a Verona, fonda una sezione di Legambiente e lavora anche come editor e correttrice di bozze. Ha collaborato con Il Piccolo di Trieste, ilveronese.it, ilgardesano.it, Il Corriere del Garda, Radio Garda FM, RuotaLibera di FIAB, corriereditalia.de. mancini.press@gmail.com

Giorgio Faccioni v pres Corporazione esercenti
16/10/2019 at 19:45
Non serve relazionarsi con una agenzia tedesca quando a Verona esiste una Corporazione Esercenti indipendente che raccoglie centinaia di commercianti che hanno il reale polso della situazione attuale e che quotidianamente la propone come soluzione alternativa a amministratori e politici locali… entrambi sordi alle esigenze della gente che lavora in centro. PS la citta’ e’ di tutti e non esclusiva dei residenti egoisti che vorrebbero un ospizio dove abitare!!!
Paola
17/10/2019 at 18:14
Non solo le città, ma ormai anche i paesi del lago sono toccati dal turismo mordi-e-fuggi. Lo dimostrano i pullman che quotidianamente stazionano anche in modo disordinato sulla Gardesana. In quanto alle attività commerciali nei centri storici, è sotto gli occhi di tutti l’inesorabile sparizione dei negozi storici o di quelle attività commerciali che un tempo attraevano anche i residenti fuori le mura. Ora l’offerta è pressoché unica: vestiti cinesi. È una legge di mercato: si vende al miglior offerente, che spesso ha gli occhi a mandorla. Niente contro i commercianti cinesi, ma parlando anche con i turisti affezionati al nostro territorio, si nota come anche questi rimpiangano i tempi in cui in paese l’offerta era sicuramente più varia e di qualità. Non spetta a me suggerire soluzioni, ma credo che limitando lo spazio espositivo all’esterno delle attività commerciali, innanzitutto si faccia un favore al paese e in secondo luogo, funga da deterrente all’apertura di altri negozi stipati di vestiti tutti uguali!