Se la fusione ci sarà il sistema creditizio veronese verrà ulteriormente ridimensionato nello stesso modo come è avvenuto nel caso Unicredit.
Secondo Bankitalia e Bce, il futuro del sistema bancario del nostro Paese, per svolgere la sua funzione di raccolta e di impiego delle risorse a sostegno del sistema produttivo e sociale, in un contesto di competitività europea, ha bisogno di banche di dimensione adeguata. Sulla base di questo indirizzo è aperta da tempo la ricerca a individuare possibili processi di fusione tra istituti in possesso di requisiti di taglia e di solidità finanziaria tali da consentire il raggiungimento di una dimensione corrispondente all’obiettivo suindicato.
Tra le banche che rientrano in questi parametri c’è certamente il BancoBpm, reduce dalla precedente fusione tra il veronese Banco popolare e la Banca popolare di Milano. Questo istituto ha già raggiunto un buon livello di efficienza e di utili ma per raggiungere una dimensione adeguata deve crescere ulteriormente tramite una nuova fusione. Vanno in tale direzione le dichiarazioni, alcuni giorni fa, dell’ad di BancoBpm Giuseppe Castagna che individua nella maxifusione con la banca Ubi, una banca lombarda con sede centrale a Bergamo, nata dalla fusione di una pluralità di banche popolari, oggi di dimensione analoga al BancoBpm. Allo stato non esiste alcun processo avviato in tale direzione, ma risulta evidente che la dimensione analoga e la localizzazione territoriale delle due banche, rende la loro fusione non solo possibile ma idonea a dar vita a una grande banca del Nord, tra le maggiori del Paese.
Se questa ipotesi di fusione, che pur non essendo l’unica, appare la più conveniente, dovesse realizzarsi, la scelta avrebbe precise conseguenze in termini di collocazione territoriale della nuova banca. Essa sarebbe a maggior ragione una banca lombarda mentre la componente veronese diventerebbe più periferica. Senza trarre conclusioni su fatti inesistenti appare comunque chiaro che, se una fusione ci sarà, il sistema creditizio veronese verrà ulteriormente ridimensionato nello stesso modo come è avvenuto nel caso Unicredit. A parte il diverso peso finanziario della piazza milanese, conta certamente anche la mancata realizzazione del polo finanziario abbandonato senza alcuna adeguata motivazione alcuni anni fa.
Luigi Viviani

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com
