TEATRO ROMANO. Il dramma di Euripide l’ultimo appuntamento con la prosa nell’anfiteatro in riva all’Adige per la stagione 2019 dell’Estate Teatrale Veronese.
Il 13 e 14 settembre 2019 alle 21 il Teatro Romano ospiterà Elena di Euripide, in esclusiva per Verona dopo il debutto nel mese di maggio al Teatro Greco di Siracusa. Lo spettacolo, che sarà l’ultimo appuntamento al Romano per la stagione di Estate Teatrale Veronese, rinnova la felice collaborazione con l’Istituto Italiano del Dramma Antico (INDA) per portare in scena questa opera di Euripide sotto la guida del regista di fama internazionale Davide Livermore, 52 anni, torinese, che ha conquistato la Scala con il suo Attila per l’ultima inaugurazione di stagione. Sul palco Laura Marinoni nel ruolo di Elena e Sax Nicosia in quello di Menelao si ritroveranno dopo la guerra di Troia ma, almeno in un primo momento, nulla andrà come immaginato dalla donna.
Paride non ha rapito Elena, ma un fantasma con le sembianze di Elena.La vera Elena si trova in Egitto, dove il re Teoclimeno intende sposarla a forza. Per sfuggirgli, Elena si rifugia in un luogo sacro. Qui incontra il naufrago Menelao, reduce da Troia con pochi soldati. Riconosciutisi, i due studiano un piano di fuga. Fingendo di aver saputo da un viandante (Menelao stesso) che il marito è morto, Elena ottiene dal re una nave per fare un rito funebre in mare. Imbarcatosi con Elena, Menelao e i suoi (saliti con un pretesto) eliminano la ciurma e fuggono. Il re, gabbato, vorrebbe uccidere la sorella, l’indovina Teonoe , che con il suo silenzio ha favorito la fuga dei Greci. Ma i Dioscuri lo frenano, convincendolo ad accettare la volontà degli dei.

Elena, Laura Marinoni – Foto di Maria Pia Ballarino
Livermore per il suo allestimento pre-vittoriano ha immaginato una Elena anziana che fa riaffiorare i suoi ricordi in uno Stige nero, luogo concreto e insieme visionario, nel quale gli stessi ricordi sprofonderanno nuovamente. Il regista ama Elena perché «è tragedia atipica dai contorni che sfumano in un gioco ironico; il finale poi, sembra irridere coloro che cercano di fare dell’arte un elenco di categorie, che debbano pedantemente rispondere a regole fisse. In Elena non si muore. E si sorride come nelle tragedie elisabettiane, che in fondo ci risultano sempre un po’ lontane, nonostante i nostri sforzi intellettuali, perché capaci di lasciare convivere le componenti del tragico e del comico, capaci di non vivisezionare la vita e le sue componenti in un modo un po’ troppo laico, libero..inglese. Forse anche per questo Elena non viene rappresentata da oltre quattro decenni, perché non risponde a nessuna aspettativa della critica che etichetta, ma chiede a chi critica di essere libero da attese, aperto ad accettare un altro livello, forse semplicemente moderno». Quello che vedremo sarà «uno spazio dove affiorano i tanti naufragi di un’esistenza, e vedremo Elena vecchia, alla fine della sua vita, che dispone dei suoi ricordi e crea questa immagine fatta di cielo che respira con le sue fattezze per cambiare almeno un po’ la memoria, per giocare con essa, per immaginare un’altra possibilità, per sognarla, per un altro finale, come per tutti noi il desiderio di un happy ending».
Il programma della 71ᵃ Estate Teatrale Veronese.
In alto: Elena, la Compagnia – Foto di Tommaso Le Pera