ARSENALE. Spettacolo scoppiettante, che diverte e sdrammatizza, ridendo delle grandi e piccole manie di tutti. Qui più che mai il teatro è terapia.
Buona accoglienza, nell’ambito della rassegna estiva del Teatro nei Cortili 2019, per l’ultimo lavoro della Compagnia Giorgio Totola, impegnata nella messinscena di Matto sarà lei, un testo di David Conati che si ispira a Toc Toc, commedia di Laurent Baffie, nota anche nella versione cinematografica dell’omonimo film di Vicente Villanueva. L’argomento attorno al quale gira la vicenda è il disturbo ossessivo compulsivo, di cui soffrono, ciascuno a modo suo, sei personaggi che si ritrovano nella sala d’attesa dello studio di un noto e stimato psicoterapeuta, con il quale hanno tutti un appuntamento. Il dottore però non arriva, poiché a quanto pare una serie di intoppi ne stanno ritardando il viaggio di rientro da una trasferta di lavoro. Dopo la reciproca conoscenza, non senza contraccolpi, matura nei pazienti la decisione di provare a seguire una terapia di gruppo autogestita, dagli esiti imprevedibili. Durante la permanenza nello studio, i confronti e le interazioni tra i protagonisti danno innesco a una serie di situazioni esilaranti, fino all’immancabile colpo di scena finale. Mano a mano che se ne parla, il disturbo di ciascuno si ridimensiona, tanto da risultare cosa se non normale, comunque meno grave della prima apparenza. Dopo un po’ i pazienti incominciano addirittura a intravedere i primi piccoli effetti positivi della terapia. Si è perfino portati a riflettere su cosa sia realmente patologico e sul fatto che, a ben guardare, di certe patologie, magari declassificate a semplici “manie”, soffrano molte più persone di quanto si creda. Va anche considerato che, come riporta il regista Massimo Totola nelle sue note, “dare del matto a una persona significa definirla, condannarla … ma non è altro che un atteggiamento limitato, usato da persone intolleranti delle diversità e a corto di argomenti ! …”.

Compagnia Giorgio Totola
La convinzione che ogni persona sia un’entità complessa, e che in ciascuno coesistano diverse personalità, sembra avallato qui dalla scelta dei nomi dei protagonisti di Matto sarà lei, tutti composti, come Piercosimo, Giancorrado, Cinziafilippa. Anche il concetto stesso di normalità è messo in discussione, dal momento che gli unici due personaggi che dovrebbero essere “normali”, l’assistente del dottore e l’addetto al distributore dell’acqua, sono alquanto strani: l’una non ha un contegno propriamente professionale, mentre l’altro addirittura si intrattiene, tra chiacchiere e strani toccamenti, con la sua macchinetta.
La scenografia è davvero essenziale: un fondale di pareti bianche solcate da linee nere spezzate, due aperture ai lati, l’una per la porta d’ingresso e l’altra per l’accesso allo studio e al bagno, un tavolino basso con delle riviste, il distributore dell’acqua e sei sedie di plastica. Scena fissa, anche per quanto riguarda l’illuminazione che è neutra e invariata, se si escludono alcuni brevi momenti di stacco in penombra. L’abbigliamento è semplice ma ben rappresentativo. Il grosso del lavoro sta nei movimenti e nell’occupazione dello spazio, entrambi ben studiati, e naturalmente nella recitazione degli attori. Tutti bravi individualmente nel caratterizzare il proprio personaggio e nell’interpretare gli effetti del relativo disturbo, oltre che espressivi e sempre pronti sulle battute. Non ci sono infatti tempi morti o incertezze, che pure stanno in agguato in uno spettacolo come questo, dove il ritmo è incalzante e i sincronismi e le pause al momento giusto sono fondamentali. Buona l’impostazione dei volumi e la dizione, sebbene in alcuni casi emerga, non cercata, una certa inflessione della parlata locale. A questo ritmo scorrono veloci i due atti, già di per sé brevi, che a dire il vero avrebbero potuto essere benissimo un atto unico, non avendo apparentemente giustificazione l’interruzione già dopo la prima mezzora. Spettacolo che si segue comunque con piacere, perché ben assemblato e recitato, capace di divertire pur trattando il disagio delle persone, in una sorta di giocoso teatro terapia buono per tutti.
Paolo Corsi
Ulteriori informazioni sulla rassegna Teatro nei cortili sul sito del Comune.

Paolo Corsi è nato a Verona e vive in provincia di Trento. È attore, autore e critico teatrale. Da sempre appassionato d'opera, ha studiato canto e si è esibito come solista e in varie formazioni corali, partecipando come corista ad alcuni allestimenti di opere di Verdi, Rossini e Mozart. www.paolocorsi.it - posta@paolocorsi.it
