È evidente che l’Amministrazione comunale di Verona sta reagendo al danno di immagine che riceve realizzando la filovia proponendosi come paladina del verde.
Come previsto in via Fra Giocondo a Verona è iniziata, tra le proteste dei cittadini, l’eliminazione di pini e cedri per far posto al filobus. AMT e Amministrazione comunale snocciolano una serie di dichiarazioni per cercare di minimizzare la portata dell’impatto che interesserà 8 km di strade urbane. È stato detto: a) che gli alberi, nello specifico i pini, danneggiano l’asfalto; peccato che in via Fra Giocondo questi abbiano una ampia aiuola a loro dedicata e non interferiscano con la strada. b) Che dopo i 30 anni di vita i benefici che gli alberi ci procurano diminuiscono; ma dove sta scritto? c) Che molti alberi sono malati e vanno comunque abbattuti.; dove sono le perizie che lo dimostrano? d) Che le piante da togliere non sono autoctone non vuol dire nulla perché gran parte del patrimonio arboreo veronese non è autoctono e può vivere benissimo per secoli se lasciato in pace: lo dimostrano gli unici quattro alberi di Verona dichiarati monumentali che non sono autoctoni. e) Si assicura che gli alberi abbattuti verranno tutti reimpiantati, ma senza dire dove e quando.
L’impressione è che molto in ritardo, e con motivazioni pretestuose, si cerchi di giustificare un’opera che dovrebbe migliorare la qualità ambientale della città ma che al di là delle dichiarazioni, assai discutibili, non è supportata da una valutazione di impatto ambientale che analizzi scientificamente i pro e i contro dell’opera. Verona non è nuova a trasformare buone idee sull’ambiente in pessime realizzazioni: si pensi all’abbattimento di 200 alberi effettuato dalla giunta Tosi qualche anno fa all’interno della Passalacqua per far posto ad un fantomatico parco!

Cantiere di via Fra Giocondo, zona Stadio (Verona)
È evidente che l’Amministrazione comunale è in difficoltà per il danno di immagine che riceve dalla vicenda e ora cerca di controbilanciare proponendosi come paladina del verde. Ad esempio aderendo al progetto “Ridiamo il sorriso alla Pianura Padana” nato 5 anni fa su iniziativa di alcuni piccoli comuni veneti e che consiste nel regalare ai privati che ne fanno richiesta alberi e arbusti da mettere a dimora in terrazzi e giardini. Ma non è regalando le piante ai veronesi che avremo più verde, perché in realtà gli esigui spazi privati sono già pieni di vegetazione. Ciò è provato dai sempre più frequenti sfoltimenti e dalle potature, spesso maldestre, necessari per contenere gli alberi che strabordano sulle strade.
In un centro densamente urbanizzato come il nostro anche le aree pubbliche disponibili ad accogliere nuovi alberi sono scarse o inesistenti e una volta spariti i 250 alberi (ma il numero dichiarato da AMT va verificato) a causa del filobus, sarà difficile trovare gli spazi fisici per sostituirli. È emblematico che dopo oltre due anni da quando sono stati tagliati i tre grandi platani al Cesiolo il Comune non sia ancora riuscito a trovare lo spazio per reimpiantarne uno.
Perché invece di far carico ai cittadini di trovare spazi da rinverdire AMT e l’Amministrazione non dicono chiaramente il numero, la specie e le dimensioni degli alberi da togliere per ogni strada e dove, come e quando intendono sostituire quelli che verranno tolti? Sarebbe anche meglio dare alle piante il loro nome corretto, così che il Pino domestico (Pinus Pinea) non diventi pino marittimo e il cedro dell’Atlante (Cedrus atlantica glauca) non diventi Cedro del Libano. Tutte queste informazioni avrebbero dovuto essere rese pubbliche già da tempo, ma invece si scelto il silenzio e ciò non giova alla credibilità delle istituzioni.
Alberto Ballestriero
Verona Polis
Foto in alto: Cantiere di via Fra Giocondo, zona Stadio (Verona).

Alberto Ballestriero. La campagna e il paesaggio sono una presenza costante nella sua vita. Ha lavorato come funzionario nella gestione di canali e opere agrarie presso uno dei più importanti Consorzi di Bonifica del Veneto. Dopo la qualifica nel settore del verde progetta parchi e giardini, alcuni dei quali pubblicati. È socio dell’AIAPP (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio). Per diversi anni è stato responsabile del settore verde urbano della sezione veronese di Italia Nostra. Ha pubblicato il libro “Confini Connessioni Scenari – divagazioni di un giardiniere sul paesaggio”. È socio fondatore dell’Osservatorio territoriale VeronaPolis. ballestriero@gmail.com

Ettore
21/10/2019 at 10:14
Oltre a parlare dell’abbattimento delle piante, occorre parlare più profondamente del progetto dei filobus. In una realtà cittadina dove l’auto continua a farla da padrone, questo progetto aumenterà la congestione già profondamente esistente. Oggi si vedono incroci congestionati sempre, in alcune ore quasi bloccati, ciclabili sui marciapiedi, dove i pedoni si disorientano costantemente della presenza di qualche bicicletta. Domani, con corsie dedicate ai filobus (che portano ben meno persone dei tram), le auto saranno ancora più bloccate nei passaggi chiave (probabilmente quelli che abitano a nord di via Mameli, dove stanno anche aumentando le unità abitative, passeranno più tempo in automobile che in altre attività). Senza un progetto che abbia come obiettivo la forte diminuzione dell’uso delle auto, con sempre più strade vietate, con vere ciclabili e trasporti pubblici come minimo triplicati, parlare di ecologia non ha senso. Filobus e qualche macchina elettrica in più non fanno differenza.