«Qua non si deve parlare di infiltrazioni, ma di radicamento consolidato». Ha iniziato così, con queste parole, la breve (20 minuti scarsi) conferenza stampa che il grillino Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, ha tenuto in Prefettura a Verona mercoledì 17 luglio, giorno in cui deputati e senatori sono tornati nella città scaligera per fare il punto sulla presenza della criminalità organizzata.
La conferenza stampa si è tenuta dopo le audizioni del prefetto Donato Giovanni Cafagna, dei vertici delle forze di Polizia, del colonnello dell’Arma Carlo Pieroni, capo centro operativo della Dia di Padova, di Angela Barbaglio, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Verona, e prima degli interventi degli altri invitati, tra cui quelli di Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico e del giornalista Gianni Belloni, collaboratore di Affari Puliti, l’associazione che da alcuni anni gestisce, a Campolongo Maggiore, la villa sequestrata nel 1995 dal Tribunale di Venezia a Felice Maniero, capo della Mala del Brenta.
Morra, il quale non ha risposto ad una domanda su alcuni incendi dolosi – considerati reati spia dell’intimidazione mafiosa – che hanno interessato il territorio veronese, ha ricordato come, oltre alla n’drangheta, alla camorra ed alla mafia, sono presenti nella regione anche soggetti appartenenti alla Sacra corona unita e ad organizzazioni straniere, provenienti soprattutto dall’Est europeo, dalla Cina e dalla Nigeria. «Ma i danni maggiori all’economia ed alla società veneta certamente vengono prodotti da consorterie italiane – ha tenuto a specificare – e la n’drangheta è divenuta l’organizzazione criminale più pericolosa senza ricorrere ad eclatanti fatti di sangue».
A tale proposito, il presidente della Commissione ha ricordato come esponenti della criminalità organizzata calabrese abbiano espanso «la loro attività dall’Emilia alla pianura veneta: si tratta di una criminalità evoluta, che non è più coppola e lupara». In tale contesto, i mafiosi non hanno interesse ad essere temuti, bensì benvoluti intercettando i bisogni più disparati ed offrendo soluzioni a problemi soprattutto di carattere economico «grazie ad una disponibilità di capitali pressoché illimitata».
Morra ha osservato che a Verona «esiste una sola fondazione antiusura ed antiracket, come se il problema non ci fosse»; risulta perciò necessaria una presa di coscienza da parte di tutti, compresi gli ordini professionali, in particolar modo quando si osserva «una sproporzione tra redditi dichiarati e beni in uso». Nel ricordare che venerdì 19 luglio sarà il 27° anniversario della strage di via D’Amelio, il presidente ha voluto concludere citando Paolo Borsellino, per il quale «solo un popolo unito può sconfiggere le mafie. Se si pensa che solo l’azione repressiva del sistema penale possa toglierci le castagne dal fuoco, si pensa male».
Antonio Mazzei

Antonio Mazzei è nato a Taranto il 27 marzo 1961. Laureato in Storia e in Scienze Politiche, giornalista pubblicista è autore di numerose pubblicazioni sul tema della sicurezza. antonio.mazzei@interno.it
