TEATRO ROMANO. Per l’Estate Teatrale Veronese la tragedia shakespeariana in una versione lontana dalla tradizione e singolare in ogni aspetto firmata dal regista Luca De Fusco.
Con La tempesta di William Shakespeare, nella traduzione di Gianni Garrera e la regia di Luca De Fusco, si apre al Teatro Romano la sezione dedicata alla prosa dell’Estate Teatrale Veronese e il 71° Festival Shakespeariano. Sul palco Eros Pagni, per la prima volta nel ruolo del grande personaggio shakespeariano Prospero, Gaia Aprea nel doppio ruolo di Calibano e Ariel, Alessandro Balletta in quello di Francisco, Silvia Biancalana Miranda, Paolo Cresta Sebastiano, Gennaro Di Biase Stefano, Gianluca Musiu Ferdinando, Alessandra Pacifico Griffini Giunone, Alfonso Postiglione Trinculo, Carlo Sciaccaluga Alonso, Francesco Scolaro Adriano, Paolo Serra Antonio, Enzo Turrin Gonzalo. Le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta; il disegno luci di Gigi Saccomandi; le musiche originali di Ran Bagno, le coreografie di Emio Greco e Pieter C. Scholten, le installazioni video di Alessandro Papa.
La produzione dello spettacolo è del Teatro Stabile di Napoli–Teatro Nazionale con Fondazione Campania dei Festival–Napoli Teatro Festival Italia 2019 e Teatro Nazionale di Genova.
Lo spettacolo arriva al Teatro Romano di Verona il 28 giugno alle 21:15 (con replica il 29 giugno), dopo il debutto a Pompei che ha registrato il tutto esaurito e lunghi applausi finali, oltre al consenso della critica.
Se pur davanti ad una versione lontana dalla tradizione, singolare in ogni aspetto, il pubblico ha apprezzato e premiato con grande entusiasmo questa edizione dell’opera shakespeariana in cui l’isola di Prospero è un’immensa biblioteca e Prospero (un Eros Pagni definito “superlativo” dalla critica) è un mago chiuso nel suo luogo di studio e riflessione, che si trasfigura con giochi di allucinazioni creando un’isola che non c’è. Tutto si trova nella testa del mago, compresi Ariel e Calibano ( interpretati da una “generosa” Gaia Aprea ) che in questa edizione diventano una sorta di Jekyll e Hyde. Il regista sceglie infatti la chiave di lettura fornita da Renè Girard nel saggio Shakespeare. Il teatro dell’invidia, dove il protagonista del dramma è visto come un artista e tutto ciò che succede, succede nella sua mente.

La tempesta – Conferenza stampa
Repubblica la definisce una «Bella prova, davvero, d’inconsueta eresia teatrale e d’invenzione», «uno spettacolo che si srotola rapido, saltando a piè pari la consuetudine del racconto e mantenendosi fedele però agli incatenamenti che Shakespeare gli consegna, cercando ansie malate, rancorosi percorsi, giochi impertinenti, tenerezze sconfitte».
«Se è vero che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”, qui De Fusco prende alla lettera la battuta di Prospero e rilegge Shakespeare attraverso Freud e Pirandello – scrive Il Mattino di Napoli – con una regia inventiva e di una rigorosa coerenza: così anche la rinuncia alla bacchetta magica non è tanto una rinuncia al teatro, quanto piuttosto un’accettazione dei propri limiti, il segno della maturità, che è tutto».
Per l’Avvenire si tratta di «una Tempesta sul dramma e la disillusione dell’intelligenza, la messa in crisi della superbia, il libero accesso alla vita. Che le luci del vero mago, Gigi Saccomandi, fanno simile a un sogno, rendendo vapore la dura e segnante storia inscenata dal regista».
«Dopo aver pensato questo personaggio di grande cultura, di grande capacità immaginativa e che mi figuro da sempre immerso nei suoi libri – spiega il regista Luca De Fusco – mi sono reso conto che il mio Prospero altri non era che mio padre, Renato De Fusco, emerito storico dell’architettura che, dal chiuso della sua biblioteca, ha raccontato, in decine di opere, edifici in gran parte dei quali non è mai stato, ma che ha avuto la capacità visionaria d’immaginare. È per questo che gli dedico questa mia regia, in occasione dei suoi novant’anni».