La vigilia della Prima in Arena il ballerino Sergei Polunin alla gogna per alcune sue dichiarazioni ritenute omofobe e per la sua vicinanza a Putin. Ma per altri artisti di altissimo livello – presenti al 97° Arena di Verona Opera Festival – il problema non si pone.
Tra fantomatici scandali e dubbie proteste, l’estate non sarà certamente noiosa a Verona che insieme all’arte quest’anno, grazie a Sergei Polunin e con l’aiuto del compianto maestro Franco Zeffirelli, ci regalerà anche una grande lezione sull’ipocrisia.

Sergei Polunin in Arena
Per chi segue e ammira il balletto da una rispettosa distanza e con del sano distacco intellettuale, il piccolo universo che orbita attorno alla sua pregevole produzione artistica spesso appare come una sorta di anacronistico parco giochi a tema, dove le persone passano il tempo in modo un po’ frivolo forse, ma innocuo, tenute al riparo da quella stessa genuina non-consapevolezza di sé che secondo secondo Susan Sontag, renderebbe quei costumini attillati, la bigiotteria opulenta, gli improbabili scenari bucolici popolati da ancora più improbabili contadinelle, “camp” e non kitsch.
E dopotutto, la gloria e lo splendore generale di una forma d’arte così antica, incoraggia una certa indulgenza. Così quando arriva il momento, si chiude un’occhio su tante cose, anche perché la maggior parte di noi, sedendo a teatro, non ha voglia di chiedersi come fa Giselle a sembrare davvero fatta di puro spirito, finché quelle ossa sporgenti sono coperte da un bel tutù bianco e lei balla in quel modo divino, né si interroga sulle regole non scritte che governano tutti quei graziosi pastorelli, fatine, principi e principesse. In questo micro-universo, di solito i panni sporchi si lavano in casa e quando qualche bega interna giunge al nostro orecchio, restiamo sempre un po’ dubbiosi: sarà bene ficcare il naso? Dopotutto noi non facciamo parte di quel mondo e loro sembrano tutti così sorridenti e soddisfatti…
Ma l’indulgenza di questi ragionamenti era destinata a sbriciolarsi con l’arrivo di Sergei Polunin. È difficile spiegare a chi non ha mai visto Polunin sul palco, cosa abbia di tanto speciale. Una tecnica mostruosa, un raro talento per la recitazione, carisma, fascino magnetico, lui ha tutto questo ma c’è qualcosa di più. Guardare Polunin esibirsi ha la stessa tensione drammatica di un trapezista che si lancia senza rete di protezione. Partendo da questi presupposti è facile comprendere come mai il pubblico lo ami tanto e lo abbia preso sotto la sua ala come un figlio prediletto, “salvandolo” da un’improbabile condanna alla morte artistica e alla damnatio memoriae che nel mondo del balletto pendono sulla sua testa dal giorno in cui lui ha addirittura osato lasciare il Royal Ballet. Perché la verità è che di questo, fuori da quel mondo, a nessuno può importare di meno.

Franco Zeffirelli in Arena nel 2001 durante le prove del Trovatore (Foto Fainello)
Il 21 Giugno, all’Arena di Verona (circa due mesi prima del Romeo e Giulietta oggetto di tanto scandalo) andrà in scena la première della Traviata con il nuovo allestimento firmato Franco Zeffirelli. La stessa santa inquisizione che ha messo alla gogna Polunin sulla base di affermazione bollate come omofobe (nonostante le numerose smentite dello stesso Polunin e le numerose evidenze del contrario) e della sua ammirazione per il presidente russo, oggi spreca fiumi di inchiostro in lode del regista fiorentino che si è dichiarato apertamente contrario ai matrimoni gay, alle famiglie arcobaleno (secondo lui “ridicoli e inaccettabili”) ed in generale alle espressioni della cultura queer come il gay pride, da lui considerato lo “spettacolo osceno” di “una turba sculettante”. Amico di Silvio Berlusconi – il politico che regalò a Putin un copripiumino matrimoniale con la gigantografia di una loro foto insieme – nonché militante del suo partito, nel 2004 Zeffirelli ha ricevuto un riconoscimento dal presidente russo in persona per aver rafforzato le relazioni tra Russia e Italia.

Vladimir Putin, Anna Jur’evna Netrebko
Sempre con allestimenti di firma zeffirelliana, nella ricca offerta culturale dell’Arena di Verona abbiamo anche il Trovatore di Verdi, con protagonista nientemeno che Anna Netrebko, soprano tra i più richiesti ed amati al mondo e nota simpatizzante di Putin, immortalata qualche anno fa in una foto assieme al leader di un gruppo di separatisti ucraini e alla loro bandiera. Dove sono gli hashtag indignati? Dove sono le proteste e le richieste di annullamento dello spettacolo? Forse che l’inaccettabile può diventare accettabile al momento opportuno?
Scorrendo l’elenco degli ospiti dell’Arena di Verona, salta all’occhio il nome della celeberrima étoile italiana Roberto Bolle. Qualunque amante del balletto e frequentatore della prestigiosa Scala di Milano, non può evitare di associare Bolle alla sua partner artistica di lunga data, Svetlana Zakharova, ballerina meravigliosa, dalla presenza scenica quasi soprannaturale, ucraina di nascita e fervida sostenitrice del presidente Putin e dell’annessione della Crimea alla Russia, tanto da essere stata addirittura deputata del parlamento russo per tre anni (Polunin, giusto per ricordarlo, si è fatto un tatuaggio e ha scritto tre post su Instagram).
Anche in questo caso, la domanda sorge spontanea: dove erano tutti questi impavidi paladini dei diritti umani? Come mai non sono insorti contro la coppia d’oro della danza italiana? Ma noi conosciamo già le risposte a queste domande. L’inaccettabile diventa accettabile eccome, quando tirarlo fuori non fa comodo a nessuno. Insomma diciamocelo, questo pseudo politically correct è un travestimento ben goffo. E allora, tornate alle vostre pastorelle, ai vostri pettegolezzi, agli intrighi dietro le quinte, nessuno vi disturberà mentre guardate il vostro reality-show preferito, ma tenete giù le mani da Sergei Polunin e dalla sua arte, grazie.
Federica Renzoni
Sara
22/06/2019 at 16:43
Grazie per questo splendido e finalmente autentico articolo sulla questione Polunin.