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Economia,

Minibot: soldi del Monopoli o una chance per l’Europa?

by Claudio Toffalini12/06/20191 comment
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Il parallelo dei minibot con i miniassegni degli anni ’70 è immediato: tecnicamente quelli erano assegni circolari garantiti dalle banche emettitrici che divennero di fatto moneta circolante.

Sui Minibot il presidente della BCE Mario Draghi ha ragione: o sono moneta, ed allora sono illegali, oppure è debito. Infatti sono debito, ma non “nuovo” debito aggiuntivo a quello già presente, bensì sostitutivo. Peraltro l’idea di pagare i fornitori della pubblica amministrazione con i Bot non è affatto una novità, già era una seria ipotesi di lavoro del Governo Monti nel 2012.

Ma quali i vantaggi per lo Stato di pagare i debiti in Bot? Sempre debito è, come dice Draghi, ma il vantaggio è di bypassare i Mercati. Recuperare risorse attraverso le aste dei Buoni del Tesoro decennali, che alla scadenza devono essere rinnovate, costa attualmente di interessi circa il 2,6% l’anno, mentre i Minibot accreditati alle imprese sarebbero ad interessi zero e senza scadenza. Sempre debito è, quindi, ma sottratto alla vorace speculazione dei mercati.

Sottrarre debito pubblico alla speculazione dei Mercati è ciò che Draghi stesso ha realizzato con il QE (Quantitative Easing) anche se quello non era l’obiettivo principale. Draghi con il QE ha speso dal 2015 al 2018 circa 2.500 miliardi di euro, di cui 1940 per raggranellare nel mercato secondario titoli di Stato in proporzione alla partecipazione di ciascun Paese dell’eurozona (1). Per l’Italia il QE si è tradotto in circa 250 mld di euro di titoli di Stato detenuti dalla BCE, i cui interessi sono rigirati all’Italia e che alla scadenza vengono automaticamente rinnovati, quindi di fatto una quota di debito “congelata”.

Draghi con il QE ha raffreddato la speculazione sui titoli di stato dell’eurozona e l’Italia ne ha beneficiato con un notevole abbassamento dello spread, ma ricordiamolo bene, non lo ha fatto per salvare l’Italia, ma per salvare l’euro. Draghi per salvare Maastricht ha dovuto disobbedire, con un artificio, alle stesse regole di Maastricht fondanti della moneta unica, e già questo paradosso la dice lunga su quanto irrazionali siano le regole dell’eurozona.

Il parallelo dei Minibot con i miniassegni degli anni ’70 è immediato: tecnicamente quelli erano assegni circolari garantiti dalle banche emettitrici che divennero di fatto moneta circolante. Il loro valore nominale di 50, 100, 200 delle vecchie lire serviva per il resto della spesa al supermercato, per pagare il caffè al bar od il giornale all’edicola, non crearono alcun problema monetario, bensì risolsero la temporanea grave carenza di monete metalliche.

I Minibot invece, per quanto di taglio modesto (50, 100, 200 euro), senza scadenza ed accettabili dai fornitori della PA su base volontaria, non hanno certo le caratteristiche per diventare moneta parallela di uso comune. La loro circolazione sarebbe limitata al circuito costituito da imprese, banche e Stato, in un ciclo che si reitera, accelerando i pagamenti dei fornitori della PA e favorendo quindi liquidità alle imprese ed investimenti privati.

I Minibot potrebbero tuttavia diventare di uso comune, cioè anche per le spese delle famiglie, solo in caso di grave crisi monetaria simile a quella della Grecia del 2015, quando la BCE ridusse la liquidità alle banche greche tanto che i cittadini potevano ritirare dai bancomat non più di 60 euro al giorno. L’allora ministro delle finanze Varoufakis tentò all’epoca l’introduzione di una valuta parallela di emergenza, ma non ebbe il tempo o forse la volontà politica di gestirla ed il primo ministro Tsipras cedette al ricatto della Troika.

I fondamentali economici dell’Italia invece sono ben diversi da quelli della Grecia, ed infatti la questione dei Minibot in Germania è presa molto seriamente come riportato da Die Welt in un articolo recensito dal sito Vocidallestero. I tedeschi sanno bene che i Minibot non sono moneta parallela ma che lo possono diventare con molta facilità in caso di improvvisa grave crisi dell’eurozona, e che, soprattutto, consentiranno all’Italia di negoziare in Europa da una posizione di maggior forza.

L’Italia è da sempre un Paese europeista, nei fatti molto più delle nazionaliste Francia e Germania, ed anche per l’attuale governo giallo-verde l’eventuale uscita dall’euro sarebbe solo una opzione estrema in caso di forti attacchi speculativi e ricatti della Troika in stile Grecia 2015.

Chi con aria di sufficienza paragona i Minibot al gioco del Monopoli o li considera solo il primo passo verso l’uscita dall’euro, farebbe bene a considerare invece che si tratta di una operazione di autotutela dell’Italia ed in definitiva anche di una chance per la continuità dell’eurozona.

Claudio Toffalini

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Claudio Toffalini

Claudio Toffalini

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it

1 commento

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Maurizio Danzi

Giugno 13, 2019

Non so .
La mia memoria mi riporta ai mini assegni ai gettoni e infine alle caramelle.
Non saremo al gioco del Monopoli ma che voglia che tirando i dadi qualcuno vada in prigione non passando dal via.

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