INTERVISTA. È nata a Verona una nuova associazione per proteggere, difendere e diffondere in Italia la cultura della danza restituendole il giusto valore.
Nasce a Verona l’Associazione Culturale Uniti per la danza che il prossimo 5 giugno si presenterà alla città, al Teatro Camploy, con una serata di Gala a entrata libera, in cui si alterneranno interpreti provenienti dai corpi di ballo delle Fondazioni lirico – sinfoniche italiane. Abbiamo intervistato il ballerino Marco Fagioli, vicepresidente dell’associazione.
Quando e perché nasce l’associazione Uniti per la danza?
Fagioli. «Uniti per la danza è nata nella primavera del 2019. L’intenzione è quella di creare una realtà che possa portare avanti le istanze dei ballerini italiani nel contesto odierno che vede la realtà della danza professionale messa fortemente in crisi dalle istituzioni, dai teatri e dallo Ministero per i beni e le attività culturali, che fatica a riconoscere la professionalità dei ballerini. Per questo motivo, oggi a Verona, ma anche nel resto d’Italia, vediamo una confusione di ruoli tra quella che è la danza professionale e quella che è la danza semiprofessionale o addirittura amatoriale. Lo abbiamo visto in tante occasioni che si sono ripetute dalla chiusura del corpo di ballo in poi».
Infatti, lei faceva parte del corpo di ballo della Fondazione Arena…
Fagioli. «Sì facevo parte del Corpo di Ballo della fondazione, sono stato licenziato insieme ai colleghi e alle colleghe nel gennaio del 2017 e quindi da allora sono diventato, se così si può dire, un free lance della danza».
Che fine a fatto il corpo di ballo della Fondazione Arena? E che tipo di realtà era?
Fagioli. «Il corpo di ballo della Fondazione Arena ad oggi lavora in maniera assolutamente precaria. La sua esistenza viene negata dalla Fondazione, ma in realtà c’è. In estate i danzatori vengono chiamati con contratti stagionali per fare le opere. È stata completamente cancellata la stagione di balletto e la produzione di balletto non esiste più, però il corpo di ballo esiste in maniera, diciamo, precaria. C’è ma non esiste».
Quante persone formano questo corpo di ballo fantasma?
Fagioli. «Il corpo di ballo storico avrebbe previsto trentina unità stabili, negli ultimi anni c’eravamo ridotti ad una decina di unità, che sono state rimpinguate proprio nell’ultimo periodo grazie con la stabilizzazione di alcuni colleghi precari. Al momento del licenziamento eravamo in venti. Alcuni hanno proseguito con una collaborazione precaria con la Fondazione. Per l’estate si arriva ad una cinquantina di unità».

Marco Fagioli – Uniti per la danza – Foto di Adriana Bernic
Torniamo ad Uniti per la danza, gli obbiettivi dell’associazione sono legati a Verona?
Fagioli. «Sentivamo la necessità di riportare il focus soprattutto a Verona, ma non solo, sulle vicende dei corpi di ballo. Il fatto è che la vicenda veronese è stata preceduta da tutta una serie di corpi di ballo dismessi nei vari teatri italiani, in maniera più o meno barbara. Su 14 Fondazioni lirico sinfoniche soltanto 4 attualmente hanno un corpo di ballo. I corpi di ballo superstiti sono tutti, in qualche modo, fortemente precarizzati. Lavorano con la continua minaccia di chiusura perché la situazione dei teatri, già di per sé non buona, porta a questa continua situazione di instabilità proprio dei corpi di ballo che storicamente, in Italia, sono i primi a sparire nei teatri. Quindi da questa necessità e dalla voglia di riportare l’attenzione su queste vicende nasce l’associazione per sensibilizzare e possibilmente in futuro fare qualcosa per i ballerini e i corpi di ballo italiani e non solo veronesi».
Veniamo allo spettacolo, l’associazione Uniti per la danza si presenta alla città con uno spettacolo al Teatro Camploy il 5 giugno prossimo. Qual è il titolo dello spettacolo? A che cosa è ispirato?
Fagioli. «Il titolo dello spettacolo è Lasciateci danzare, si tratta di un titolo manifesto sia di quello che vuole rappresentare lo spettacolo sia degli scopi che si è prefissa l’associazione. Il significato è quello di cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica e politica sulla situazione dei corpi di ballo e dei danzatori italiani che vivono questa strana situazione in cui hanno una formazione altissima che poi, spesso e volentieri, devono spendere all’estero perché nel nostro paese non ci sono più le condizioni lavorative per poter svolgere la propria professione. Lo spettacolo nasce con quest’idea quella di raccogliere i danzatori italiani che lavorano in Italia nei corpi di ballo a tutt’oggi superstiti e di danzare insieme per la prima volta. Vogliamo creare una sinergia e una collaborazione tra danzatori italiani. In realtà è piuttosto surreale che questa sia una novità perché i ballerini in Italia sono talmente pochi che alla fine ci conosciamo tutti. Questa è anche l’occasione per testimoniare il fatto che c’è dialogo fra i vari corpi di ballo e tra i vari danzatori dei vari teatri. I teatri non sono universi a sé, i teatri collaborano tra loro, i teatri, corpi di ballo esistono. Corpi di ballo e danzatori parlano tra loro, soprattutto oggi che con la precarizzazione costante non è assolutamente strano che un danzatore che magari fa una stagione al Teatro Massimo di Palermo venga poi per esempio a fare la stagione estiva all’Arena di Verona e poi successivamente si sposti a Napoli o a Roma. Questa è la realtà della danza di oggi.
Cosa vorreste ottenere concretamente oltre alla sensibilizzazione sul problema?
Fagioli. «Ci piacerebbe che tornassero ad esserci corpi di stabili in tutte le Fondazioni lirico sinfoniche d’Italia perché, così come le orchestre e i cori hanno le loro stagioni di opera e di sinfonico, è giusto che i teatri producano una stagione di balletto. Cosa che oltretutto è prevista anche dallo statuto delle Fondazioni lirico sinfoniche che dovrebbero produrre sia di opere di sinfonica sia opere di balletto. Questa è una cosa molto importante perché la produzione, non significa la semplice circuitazione. Questo è quello che quello che sta avvenendo oggi, o che si cerca di far avvenire. La produzione significa produrre spettacoli, opere originali, e non solamente far circuitare spettacoli prodotti da altri o addirittura assolutamente esterni come produzione. Questo è un punto importante. Comunque tornando allo spettacolo quello che ci interessa è non far perdere il focus sulla realtà dei corpi di ballo e dei danzatori italiani perché in Italia c’è la tendenza ad affrontare un problema solo nel momento della crisi per dimenticarsene subito dopo. La nostra intenzione è quella di tener viva l’attenzione sulle problematiche dei danzatori sia con questo spettacolo che con le attività successive».
Avete già pensato a quali potrebbero essere i passi successivi?
Fagioli. «Abbiamo diverse progetti per il futuro. L’idea è quella di tracciare un percorso a lungo termine dell’associazione a partire da questo spettacolo. Ci proponiamo di diventare un punto di rifermento per i danzatori. Quello che ci piacerebbe è che questa associazione avesse in futuro una valenza corporativa per i ballerini, assolutamente lontana dalle realtà già esistenti come quelle sindacali o politiche ma che sia proprio una realtà esclusivamente di danzatori che a quella realtà possano far riferimento. Questa è l’ambizione dell’associazione».
Un’ ultima domanda sullo spettacolo, chi parteciperà? Anche lei sarà sul palco?
Fagioli. «Sì, naturalemte anche io sarò tra i ballerini e le ballerine che danzeranno al Camploy. Gli interpreti provengono dai corpi di ballo delle Fondazioni lirico – sinfoniche italiane e saranno: Annalisa Bardo, Andrea Morelli, Simone Pergola, Annamaria Margozzi, Michaela Colino, Carmen Diodato, Giorgia Giacon, Martina Gerbi, Micaela Viscardi, Mirand Pulaj, Amand Pulaj, Anna Chiara Amirante, Alessandro Staiano, Marta Marigliani, Giorgia Calenda, Giovanni Perugini, Giacomo Castellana. Avremo ospiti di fama internazionale: il coreografo Amedeo Amodio, Giuseppe Carbone già direttore del Balletto dell’Arena di Verona, e Mario Mariozzi primo ballerino del Teatro dell’Opera di Roma. ll comitato delle Fondazioni lirico sinfoniche sarà presente con un comunicato di solidarietà.
Dunque lasciamoli danzare!
È possibile sostenere il progetto di Uniti per la danza con una donazione cliccando su questo link.
Cinzia Inguanta

Nasce a Firenze il 4 giugno 1961, sposata con Giuliano, due figli: Giuseppe e Mariagiulia. Alcuni grandi amori: la lettura, il cinema, il disegno, la fotografia, la cucina, i cinici, le menti complicate e le cause perse. Dopo la maturità scientifica, s’iscrive al corso di laurea in medicina e chirurgia per poi diplomarsi in design all’Accademia di Belle Arti Cignaroli. Nel 2009 s’iscrive alla Facoltà di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca. Giornalista pubblicista dirige Radio Popolare Verona, già direttrice del magazine online Verona-IN con il quale continua a collaborare coordinando la redazione spettacoli e scrivendo di libri. Nel 2006 ha curato la pubblicazione di La Chiesa di Verona in Sinodo e di Il IV Convegno Ecclesiale Nazionale, nel 2007 di Nel segno della continuità. Nel 2011 l’esordio letterario con la pubblicazione del suo primo romanzo Bianca per la casa editrice Bonaccorso. Alcune sue poesie sono pubblicate nel 2° volume della Raccolta di Poesie del Simposio permanente dei poeti veronesi (dicembre 2011), altre sono pubblicate nella sezione Opere Inedite sul blog dedicato alla poesia di Rainews. cinzia.inguanta@email.it
