Andare, ritornare ad ascoltare Vito Mancuso è sempre un’esperienza interessante. In particolare quando l’incontro di domenica 12 maggio si svolge nella maestosità della Chiesa di San Nicolò all’Arena ed è presentato da don Roberto Vinco, accompagnato dalle musiche del giovane organista Michael Romio. Vito Mancuso, don Roberto Vinco, due anime in profonda sintonia filosofica. L’appuntamento si rivela allora un’avventura stimolante per una comunità che non manca mai di gremire la Chiesa ed in particolare è balsamo per l’anima che, forte delle parole del teologo, torna a ripiegarsi in se stessa, a ripensarsi. Una sorta di conversio ad se, di movimento introspettivo nell’interiorità, lontana dal fragore della città, sollecitata non a caso dall’ultimo libro di Mancuso che ha a tema la Bellezza.
Quella Bellezza che per secoli ha regnato sovrana, incantando poeti, letterati, filosofi, artisti, teologi e che oggi pare aver offuscato il suo fascino. Apparentata da sempre al concetto di verità, di eticità della persona, oggi sembra aver perso questa potente validità perché altri sono i riferimenti simbolici su cui poggia la nostra costruzione sociale ed il suo sviluppo. Logorata e svilita dall’uso continuo che tutti ne fanno per scopi mercantili, svuotata dai suoi contenuti sostanziali, questa parola ha abbandonato il suo valore alto di verità, è degradata alle cose effimere della vita. Ma senza la bellezza intesa nel suo significato più autentico, la natura degrada, l’arte da sempre deputata a comunicarla decade, la politica imbarbarisce. Proprio perché il bello forma, educa lo spirito, guida la vita, per questo ci è necessario.
Ciò che siamo, se siamo polvere o immagine di Dio, o tutte e due le cose insieme, se siamo homo homini lupus come racconta illo tempore Plauto o homo homini deus come vuole poi il poeta romano Stazio, sta di fatto che, riprende nella sua lectio Mancuso, quello che siamo dipende da ciò di cui ci nutriamo. E quanto ci alimenta, nello specifico come psiché, è la Bellezza. È questa che dà senso, direzione all’energia libera che inquieta interiormente ci abita e si agita alla ricerca di una direzione, di un significato che dia ragione del nostro esistere.
Ma che cos’è la bellezza? Difficile rispondere, perché si tratta di un concetto inafferrabile, è più del bene, della verità, del sentimento, del pensiero, dice Mancuso. Al massimo la si può descrivere, ma anche qui l’elenco si fa lungo perché è armonia, sublime, proporzione, fascino, ordine, meraviglia, mistero, caos, perfezione e molto altro. Da dove proviene? Ebbene, trova le sue scaturigini nella fantasmagoria della natura, nella complessità dell’umanità, nel fulgore dell’arte. Oppure chissà, poeta Baudelaire, viene dal profondo cielo o sbuca dall’abisso, esce dal gorgo nero o discende dagli astri. Chi può dirlo, può essere questo ed altro ancora perché bellezza è semplicemente il fluorilegio della vita nell’epifania delle sue forme. E, come dice Dostoevskij, sarà ancora capace di salvare il mondo.
Corinna Albolino

Originaria di Mantova, vive e lavora a Verona. Laureata in Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si è poi specializzata in scrittura autobiografica con un corso triennale presso la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo). In continuità con questa formazione conduce da tempo laboratori di scrittura di sé, gruppi di lettura e conversazioni filosofiche nella città. Dal 2009 collabora con il giornale Verona In. corinna.paolo@tin.it

Stella Cernecca
26/08/2019 at 16:42
si, solo la bellezza sa rapirci e portarci in una dimensione altra, solo lei ci fa spalancare gli occhi di stupore e meraviglia, ci incanta e ci seduce, ci rigenera e ci eleva, ci fa vivere quella sensazione di assenza di gravità, diventando leggeri come gli uccelli che volano mentre il volto si distende ed accenna al ad un lieve e magico sorriso.
Redazione2
29/08/2019 at 10:49
Gentile Chiara, non si può che essere d’accordo. Bisognerebbe puntare maggiormente sulla bellezza come forza per cambiare il mondo in meglio. Purtroppo ho l’impressione che essa rimanga nelle aspirazioni delle fasce privilegiate della popolazione, mentre a mio avviso bisognerebbe che essa fosse un obiettivo condiviso anche dai ceti sociali meno abbienti. Noto invece che si allarga sempre più la forbice tre privilegiati che possono godere del bello e coloro troppo impegnati nella sopravvivenza quotidiana per poter concedersi il tempo da dedicare alla cultura. Il problema è sempre esistito ma una società intelligente dovrebbe essere attenta al principio del massimo bene (non solo economico) per il maggior numero di persone. Se la conflittualità a livello sociale aumenta è anche perché assistiamo a disequilibri non compensati da politiche lungimiranti.
Giorgio Montolli
silvana framba
16/05/2019 at 15:51
gentilissima dottoressa Corinna Alboino, grazie per il perfetto resoconto dell’incontro con Vito Mancuso a cui non ho potuto assistere. Vorrei aggiungere un pensiero sull’espressione “Bellezza”. “Bellezza” siamo noi, l’umanità intera, solo che non lo sappiamo, non lo capiamo. Siamo noi con i nostri grandi dolori, gli affanni e le piccole gioie.La “Bellezza” con i suoi alti e bassi, con il male e con il bene di vivere è comunque sempre “Bellezza”. Voglio credere che davvero salvi il mondo