Venerdì 5 aprile 2019 alle 18:30 in via Santa Felicita a 13 Verona, Isabella Dilavello presenta per la prima volta in pubblico, in anteprima per il Circolo della Rosa, Quattro movimenti elettrici per Janet Frame monologo ispirato alla vita e alle opere dell’autrice neozelandese Janet Frame. Lo spettacolo di e con Isabella Dilavello vede la regia affidata a Monica Giovinazzi, la consulenza scenica è di Paolo Ottoboni, la produzione di RaabeTeatro.
C’è una donna che si riflette e rifrange altre cento volte, nell’acqua e negli specchi. Come se galleggiasse grazie al suono della poesia e dei racconti. C’è una donna fatta da una bambina solitaria e lasciata sola, sognatrice, salvata due volte dai libri. C’è una donna e sua madre, le cose, i muri, il giudizio, stigmi da gettare al vento.

Isabella Dilavello
Timida, introversa, povera, molto povera da bambina, piena di tic, sporca, grassottella, riccissima, rossa di capelli, piena di efelidi, rifugiata nella fantasia, considerata per questo “diversa”, strana, una malata da curare e riportare alla normalità con 400 elettroshock : dare voce a Janet Frame è raccontare una donna, è raccontare di un percorso di salvezza, in risalita dal fondo del mare alla superficie, è raccontare la necessità della poesia.
In scena, la narrazione è suddivisa in quattro momenti/movimenti che toccano 4 passaggi di esistenza : la relazione con il materno, il dolore del manicomio e gli elettroshock, il riconoscersi come persona e ritrovarne il corpo, la rinascita al mondo. Il linguaggio è mutuato attraverso la narrazione che ne fa la stessa Frame del suo vissuto, non solo con l’autobiografia ma anche con i romanzi e le poesie.
Dopo il grande successo del film della regista neo zelandese (come la Frame) Jane Campion, Un Angelo alla mia tavola, il nome di Janet Frame risuonava fortemente. Ma erano gli anni 90 del secolo scorso e il tempo ha fatto scendere un velo , almeno qui in Italia, sulla memoria.
Di questa scrittrice potente si sono ritrovate le tracce con la pubblicazione nel 2017 di Parleranno le tempeste, volumetto di poesie di una bellezza graffiante, edito da CGE. Ma è ancora un sussurro: il desiderio di portarla a teatro è il desiderio di farla parlare ancora. E attraverso di lei ribadire con urgenza che l’essere diversi (da cosa?), fare scelte diverse, non è una condanna o un marchio, e poi ancora urlare la necessità di essere visti e riconosciuti da un altro, la necessaria e vitale importanza del lavoro culturale, della poesia e della fantasia.
Isabella Dilavello si forma teatralmente a Roma negli anni 90 e sempre a Roma inizia la sua collaborazione con RaabeTeatro , associazione teatrale di promozione culturale, della quale diventa socia nel 2000 e che attualmente opera tra l’Italia e l’Europa. Dal 2004 vive e lavora a Verona. È autrice e interprete di numerosi monologhi, avvalendosi del supporto e del lavoro in regia e nella creazione musicale e scenica di professionisti quali Monica Giovinazzi, Francesco Baldi, Enrico Breanza e Margherita Sciarretta.
È il femminile e la forma poetica la sua area di ricerca, che ha raggiunto la piena comprensione nel monologo omaggio a Amelia Rosselli, Disfatta dalla pioggia. Conduce laboratori teatrali e di movimento scenico per ragazzi e adulti, nelle scuole e in collaborazione con associazioni del territorio come Altri Posti in Piedi e collabora con Alessandro Anderloni e Paolo Ottoboni nel percorso di teatro carcere a Montorio.