Il 29 marzo si è aperto a Verona un congresso per la difesa della famiglia tradizionale, assunta come modello esclusivo sul quale aprire uno scontro ideologico, contro tutto e tutti, nella convinzione dei promotori di raggiungere in tal modo contemporaneamente due obiettivi: la difesa efficace di quella che si ritiene l’unica, autentica comunità familiare, e l’affermazione, con la forza di novelli crociati, della propria identità cattolica.
Un evento conflittuale, anche se presentato come occasione di riflessione pacifica. Va tenuto presente che questa iniziativa nasce dall’esterno, importata in città per via politica da parte della Lega per utilizzare questo tema a fini di consenso elettorale. Un’ennesima dimostrazione del carattere vulnerabile di Verona e della sua classe dirigente. Quindi un fatto politico, sostenuto dalla partecipazione diretta di tre ministri leghisti e del governatore del Veneto, e che inevitabilmente ha sollecitato una pluralità di iniziative di contrasto.
Un avvenimento che trova il riferimento locale nella destra fascioleghista che governa la città e che, anche recentemente, ha approvato in consiglio comunale un ordine del giorno contro la legge 194. In città, fa anche da contesto a questo forum un clima di violenza che si esprime in aggressioni omofobe, nei cori razzisti della curva sud dello stadio, e che coinvolge anche la famiglia. La stabilità familiare è fortemente in discussione, tanto che a Verona sei matrimoni su dieci si rompono dopo pochi anni e il numero di divorzi supera quello dei matrimoni celebrati in chiesa. Atti di violenza contro le donne, che talvolta arrivano fino a efferati delitti, si consumano anche tra le mura familiari.
In questa situazione di crisi, la difesa della famiglia ha bisogno di testimonianze positive di vita familiare e di misure di sostegno politico ancora carenti. Non di interessate polemiche ideologiche, che nulla hanno a che fare con questa realtà. I cattolici veronesi hanno molto da riflettere e lavorare su questa situazione, abbandonando le scorciatoie semplificatrici che confondono gli scontri fine a sé stessi con la testimonianza cristiana. Stupisce perciò che il Vescovo di Verona abbia coperto con un generico riferimento al dialogo un evento politico strutturalmente conflittuale.
Luigi Viviani

Luigi Viviani negli anni Ottanta è stato membro della segreteria generale della CISL, durante la segreteria di Pierre Carniti. Dopo aver fondato nel 1993 il movimento dei Cristiano Sociali insieme a Ermanno Gorrieri, Pierre Carniti ed altri esponenti politici, diviene senatore della Repubblica per due legislature. Nel corso della legislatura 1996-2001 è stato sottosegretario al Lavoro con il ministro Cesare Salvi; nella successiva, vicepresidente del gruppo dei Democratici di Sinistra al Senato. viviani.luigi@gmail.com
