INTERVISTA – Maurizio Facincani, segretario provinciale del PD scaligero, nasce nel 1957 a Verona nel quartiere Indipendenza di Santa Lucia. Sposato con un figlio, il 1° luglio saranno 40 anni che indossa la divisa di vigile urbano. Dal 2003 è comandante a Negrar, dopo essere stato per 24 anni in servizio a Villafranca.
– La vigilia delle primarie del 3 marzo autorevoli esponenti del PD veronese si sono schierati con i renziani Maurizio Martina e Roberto Giachetti… poi ha vinto Nicola Zingaretti, con numeri anche importanti in città e provincia.
Facincani. «Se per autorevoli esponenti del PD si intendono i nostri parlamentari è vero che facevano riferimento a Martina. Chi ha sostenuto Zingaretti è stata soprattutto la base del partito, i Circoli, organizzati in un comitato con una gestione collegiale».
– Che ripercussioni sta avendo all’interno del PD veronese la vittoria di Zingaretti?
Facincani. «È presto per dirlo. Gli equilibri sono cambiati ma non c’è una resa dei conti e si va verso una gestione unitaria, come auspicato dal segretario nazionale e come abbiamo dimostrato qui a Verona con la nomina del segretario provinciale. Io ho votato Zingaretti, quindi esprimo una parte che prima era minoranza e oggi è maggioranza, ma abbiamo trovato un equilibrio all’interno del partito».

Maurizio Facincani
– Non è che a Verona prima erano tutti bersaniani, poi sono diventati tutti renziani e adesso ci si prepara a diventare in massa zingarettiani?
Facincani. «Per ora non c’è questa “transumanza”, poi vedremo nel tempo. Al momento non c’è stata neppure l’occasione per confrontarsi su questioni concrete e quindi di poter misurare se oggi prevale un’area rispetto a un’altra».
– Il Movimento 5 Stelle sta restituendo elettori al Partito Democratico. E nel partito c’è già chi esulta per un PD che risorge…
Facincani. «Non dobbiamo pensare di vivere sulle disgrazie degli altri. Piuttosto dovremmo avere l’ambizione di costruire una nostra proposta fondata su alcuni capisaldi importanti».
– Tipo?
Facincani. «Ricostruire il partito dando il giusto peso ai Circoli e al territorio, ridare valore ai grandi temi della sinistra; provare a definire una vocazione per Verona, perché nessun partito lo sta facendo: iniziamo a chiederci che città vogliamo».
– In questi giorni assistiamo ai botta e risposta tra maggioranza e opposizione per le questioni legate ad AGSM, all’Aeroporto, al Congresso mondiale delle famiglie. Però per vincere le guerre bisogna andare oltre la tattica legata alle singole problematiche: serve una strategia. Ce l’ha lei una strategia?
Facincani. «Recuperare il rapporto con chi ci vedeva come punto di riferimento, tornare ad essere motivo di speranza con iniziative concrete che mostrino vicinanza con chi fa più fatica. Ridare dignità al ceto medio, che non si sente più riconosciuto per quello che vale. Superare le logiche di contrapposizione, ad esempio con il mondo dell’impresa, cercando percorsi condivisi per essere prospettiva di cambiamento».
– E se dovesse utilizzare delle parole chiave, facili da ricordare e da comunicare?
Facincani. «Darei la priorità a lavoro, legalità e ambiente. La presenza della criminalità organizzata sul territorio veronese è un’emergenza, come lo sono i reati ambientali ad essa collegati: penso agli incendi nei depositi rifiuti degli ultimi anni, ma anche all’inquinamento dell’acqua da PFAS e alle polveri sottili nell’aria. Su questi temi dobbiamo essere propositivi, per non passare per quelli che sanno solo dire di no. Chiaro che questo non significa rinunciare a fare il cane da guardia nei confronti di chi governa».
– Zingaretti insiste molto sulla necessità di aprirsi verso l’esterno.
Facincani. «Anche a Verona dobbiamo farci contaminare sul piano delle idee e delle proposte andando oltre il recupero di vecchie categorie politiche, oltre il riallacciare rapporti con figure emblematiche. Se non ci confrontiamo il rischio è che l’esercizio predominante sia quello di osservare il nostro ombelico senza produrre alcun cambiamento».

Maurizio Facincani
– Nella pratica?
Facincani. «Ho fatto due cose nell’immediatezza. La prima: ho voluto che il responsabile dei giovani del PD, Federico Righetti, fosse in Segreteria con me. La seconda: nella lista stilata per il Consiglio provinciale non tutti i nomi sono di persone iscritte al partito. E poi non serve fare centinaia di iniziative, molto più utile metterne in cantiere 3 o 4 l’anno e misurare la loro ricaduta».
– Quali sono le parti di società civile che lei vede come funzionali al cambiamento di cui parla?
Facincani. «Ho una grossa ambizione: vorrei che riuscissimo a fare il Centro Studi del PD veronese, un luogo dove ragionare valorizzando capacità e competenze presenti sia all’interno che all’esterno del partito. Dobbiamo sentirci dire da fuori come ci vedono e ascoltare le proposte che ci vengono fatte».
– E chi dovrebbero essere questi soggetti esterni?
Facincani. «L’Università, il mondo delle professioni, il sindacato, le associazioni, soprattutto quelle che si interessano di temi specifici come la disabilità, l’immigrazione, ecc… Ho già avviato un percorso per accreditare la presenza del PD in tutte le realtà organizzate della provincia. Le politiche non le possiamo inventare a tavolino, devono essere l’espressione di chi vive le problematiche e ha delle idee da proporci».
– Che tipo di risposta sta avendo?
Facincani. «I primi incontri esprimono apprezzamento ed evidenziano la necessità che la politica torni ad interessarsi del territorio non in modo episodico ma sistematico».
– E qual è la risposta interna da parte degli organismi del PD a questo sforzo della Segreteria provinciale? Ogni processo di rinnovamento va a toccare posizioni consolidate e privilegi acquisiti.
Facincani. «Al momento non ho contraccolpi di questo genere, nel senso che è un lavoro appena iniziato».
– Ma lei prevede di averli questi contraccolpi?
Facincani. «Penso che sia fisiologico, soprattutto perché nel PD ci sono persone con percorsi politici diversi confluiti in un partito che ha solo dieci anni di vita. Anche le vicende personali non sono tutte uguali: io, ad esempio, ho sempre fatto politica continuando a lavorare. Magari chi ha fatto della politica una professione può avere un atteggiamento diverso rispetto a chi lo fa unicamente per passione».
– Non è che alla fine di tutti questi ragionamenti quella del PD rimane una proposta elitaria?
Facincani. «Lo scopo è proprio quello di superare questo passaggio, cercando di capire i problemi delle persone, aiutarle ad affrontarli e verificare l’efficacia di quanto proponiamo. Le domande che dobbiamo farci sono le seguenti: quello che dico è utile al mio partito? Quando faccio qualcosa in nome del partito è perché voglio avere un ritorno immediato o perché cerco di dare un segno di serenità e speranza? Cominciamo ad usare parole di verità mettendo da parte quelle di propaganda e torneremo a essere credibili».

Maurizio Facincani
– A proposito di credibilità e del fine che giustifica i mezzi. Parliamo delle prossimi elezioni comunali e della possibilità di fare un accordo con Flavio Tosi per il governo della città.
Facincani. «Beh, manca ancora molto tempo per le comunali».
– Però l’argomento è di attualità e se ne parla molto nei corridoi della politica.
Facincani. «Sono poco innamorato delle formule e più innamorato delle proposte concrete. Se la politica è fatta anche di tattica, e sottolineo “anche”, allora si discute in funzione dei risultati che voglio raggiungere. Al momento non ci sono accordi organici».
– Quindi lei non esclude un possibile accordo con Tosi.
Facincani. «Non sappiamo neppure cosa accadrà tra tre mesi e già pensiamo agli scenari che potrebbero profilarsi tra tre anni? Quello che dobbiamo fare adesso è dire agli elettori veronesi che città vogliamo costruire insieme».
– Allora giriamola così: un ipotetico accordo tattico con Tosi per definire una linea di governo della città è compatibile con il processo di rinnovamento del partito di cui ci ha fin qui parlato? E se poi la gente non capisce?
Facincani. «Se in questo momento, in alcune situazioni, si fanno accordi con Tosi, che è come noi all’opposizione, non ci vedo nulla di scandaloso. Tra questo e dire che c’è un disegno politico e di prospettiva ne passa. Si tratta di considerazioni premature e sicuramente nessuno ne ha mai parlato a livello di organi di dirigenza, da quando mi sono insediato».
– Nell’ottica di aprire le porte del PD alla società civile ci sta anche un’assemblea pubblica per sentire il parere dei cittadini?
Facincani. «Stiamo ragionando sulla costituzione di tavoli di confronto pubblici sui principali temi che, attraverso un serio lavoro di preparazione, portino anche a dei risultati concreti».
Giorgio Montolli

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

Giuseppe Braga
29/03/2019 at 07:32
Facincani dovrà lavorare sodo per ricostruire un partito per troppo tempo lasciato in affanno dal suo stesso ex gruppo dirigente. Avrà bisogno di ogni contributo:sincero! Dovrà evitare trappole che, purtroppo, sono sempre in agguato, sopratutto quando si tratta di voltare pagina e sostituire qualcuno nei vari incarichi all’interno della struttura del partito. E, per quanto mi riguarda, anche se avevo espresso la mia preferenza per un altro candidato, ora il segretario è lui e, fino a prova contraria, l’insieme degli iscritti dovranno sostenere il partito con questo gruppo espresso dal Congresso, con i suoi programmi, e non il segretario, perché il partito resta ed i segretari possono anche essere sostituiti, sempre che si disponga dei voti per poterlo fare. Confido pertanto che si riesca a ripartire con impegno, ricercando e recuperando i rapporti con i giovani, i lavoratori, la gente comune che richiede maggiori attenzioni ai loro problemi, ed anche con la società civile. Ben sapendo che il partito dovrà superare diversi ostacoli e vedersela anche con alcuni corvi, e, laddove saranno sfidati bisognerà essere capaci di cacciarli senza esitazione.
Rocco Cacciacarne
28/03/2019 at 21:01
Da mettersi le mani nei capelli. Un’alleanza con Tosi mi costringerebbe al ritiro dal PD. Un conto è adesso discutere tra banchi diversi dell’opposizione e un conto è pensare ad una alleanza con chi ha fatto danni irreparabili alla città!
Maurizio Danzi
28/03/2019 at 20:31
L’intervista è spessa, corposa. Quindi prima di tutto complimenti al direttore che l’ha raccolta e a Maurizio Facincani a cui, pur non conoscendolo, voglio dare ampio credito per il coraggio con cui ha accettato un incarico cosi delicato, sedendosi su una sedia che, dopo due anni nei quali nessuno si era appoggiato, avrà trovato quantomeno impolverata.
Devo però porre alcuni quesiti anche per onestà intellettuale, non avendo partecipato come iscritto alla elezione degli organismi dirigenti del PD veronese per protestare sul modo in cui sono avvenute.
Primo: il silenzio di questi due anni e l’improvvisa conversione unitaria sulla strada della Valverde che hanno portato alla segreteria odierna come sono superabili?
Secondo: credo che sia evidente a molti che Renzi, anche a Verona particolarmente osannato, stia costruendo un altro movimento. A Firenze molti alberghi sono prenotati per la prossima Leopolda che anche per i miei trascorsi fatico a definire un contributo al dibattito interno: il pragmatismo che leggo mi fa intendere che da noi l’orizzonte è lontano. È così’?
Terzo: Tosi è un argomento pericolosamente sul tavolo e un conto è la tattica un altro è la strategia: quale progetto unitario ha il PD su Verona per coalizzare la sinistra tutta?
Mi fermerei qui augurando un buon lavoro al gruppo dirigente ora in carica.
Giorgio Massignan
28/03/2019 at 16:26
La Verona che voleva Tosi la conosco bene e non l’ho mai approvata; ora non comprendo come possa conciliarsi con il modello di città che vorrebbe il PD veronese. Comunque, un conto è coordinarsi per fare opposizione, un altro per costruire un programma di governo. A mio modesto parere, le contaminazioni dovrebbero essere le richieste e le esigenze che provengono dal territorio.
Mario Allegri
28/03/2019 at 10:53
― Ehi! della gondola
Qual novità ?
― Il morbo infuria…
Il pan ci manca…
Sul ponte sventola
Bandiera bianca! ―