«Ti pare possibile in un Paese civile? Entro in un bar, chiedo un bicchiere di vino e la barista mi dice che non dà da bere a chi poi se ne sta seduto tutto il giorno senza consumare altro. E quando le ho detto che non mi pareva giusto, visto che neppure mi conosceva, ha risposto che se non fossi uscito subito avrebbe chiamato la Polizia!».
Scambio sempre quattro chiacchiere con gli avventori del mio kebabbaro. Oggi ordino un piatto di riso e pollo mentre davanti a me, allo stesso tavolo, Adrian sta consumando una lattina di birra. Gli dico che sicuramente la risposta della barista è dovuta al fatto che lui è facilmente identificabile come rumeno. Metto da parte i pregiudizi, anche perché si presenta bene, e gli dico che sì, la barista ha sbagliato. Mi spingo oltre: «un comportamento razzista». Lui non commenta.
Mi parla della Romania, mi dice che il 70% delle terre del suo Paese è in mano agli italiani. Parliamo di Ceaușescu e di tutto quello che è successo dopo: «Meglio Ceaușescu!», mi dice convinto. Sostiene bene la conversazione e imparo qualcosa: sulle potenziali ricchezze del suo Paese, sulla mancanza di infrastrutture che permettano di sfruttare il turismo come leva per l’economia. «Non ci sono autostrade, le hanno promesse gli italiani, i cinesi, i russi, ma tutti hanno “mangiato” e spostarsi in Romania rimane un problema. Così non arriva nessuno e non c’è lavoro».
Termino il pranzo, vado alla cassa e chiedo ad Adrian se posso offrirgli io la birra. Ma interviene l’indiano proprietario del locale: «Non va bene così!», dice severo rivolgendosi al rumeno da dietro il banco. «Questo è un ristorante, non puoi ordinare solo una birra e poi rimanere lì seduto». Va a finire che la birra di Adrian la paga il locale, non riesco a farlo io, il kebabbaro non transige.
Ci sono equilibri difficili da infrangere, linee di confine che neppure l’offerta di una birra riesce a valicare. Saluto Adrian ma non ottengo una risposta, nessun cenno: l’ho perso, ha gli occhi bassi. Non mi resta che tornare al freddo della strada, che nel frattempo si è fatto più pungente (Alias).