Se “la pacchia è finita” significa annegare nelle gelide onde di un mare dove d’estate ci tuffiamo in cerca di refrigerio, allora sì, la pacchia è proprio finita. Su uno dei più popolari social, dove la gente si scatena e scarica tutte le proprie pulsioni più represse, ho letto un commento che mi ha fatto rabbrividire: “Meglio che sono morti annegati piuttosto che averceli in casa”. A parte la fantasiosa costruzione della frase, se questo è veramente quello che pensiamo, credo che il genere umano sia ormai arrivato al punto di non ritorno.
Sicuramente non è un caso isolato, la violenza dei commenti che si leggono supera di gran lunga ogni più fervida immaginazione. Ma davvero quelle centinai di morti, anonimi fin che si vuole, ma uomini, donne e bambini, ci passano davanti senza lasciarci un benché minimo senso di disagio, di vergogna, di pietà? Non vorrei crederci, ma la realtà ce lo conferma giornalmente e chiaramente con le continue dichiarazioni, ormai sostituite da allegri cinguettii, dei nostri governanti, e non solo italiani.
Il gioco dello scaricabarile tra le varie nazioni europee ed extraeuropee, l’indifferenza per persone in difficoltà in mezzo ad un mare nemico, il cinismo di chi avrebbe il potere ed il dovere di portare soccorsi non fanno altro che mandare a morte centinaia di cittadini del mondo.
Voglio sperare, anzi me lo auguro, che questi signori, a fine giornata, non si sentano così soddisfatti e ed in pace con le loro coscienze, che non prendano sonno facilmente e che davanti ai loro
occhi passino le ombre silenziose di chi hanno condannato a morte. Prima o dopo dovranno renderne conto, se non al loro Dio, almeno alla loro coscienza.
Gianni Perlini