Il 10 settembre 1944, durante gli ultimi travagliati mesi dell’infausto conflitto bellico, le Autorità Amministrative Municipali di Verona, d’intesa con il Comando Militare delle Forze di occupazione, avevano deciso e deliberato due importanti provvedimenti riguardanti la sicurezza e la viabilità.
Il primo provvedimento riguardava il Traforo delle Torricelle, per il quale veniva data la notizia che sarebbe stata “Autorizzata dal Ministero dell’Interno la costruzione di gallerie-ricovero tra Porta Vescovo e Porta San Giorgio”. La notizia proseguiva informando che dopo la guerra in “due cunicoli che vengono ora costruiti come ricovero potranno diventare una galleria aperta al traffico automobilistico”.
L’altro importante provvedimento, riguardava la nuova Galleria Rifugio sotto San Zeno in Monte, per la quale era previsto che “da domani 11 corrente verrà aperto l’accesso della nuova galleria-rifugio sotto il Colle dal lato città (Piazza Bernardi) ed il pubblico potrà accedere durante gli allarmi” mentre rimane “Non ancora ultimato invece il traforo dal lato circonvallazione esterna (Biondella) per il quale sarà necessario ancora una decina di giorni”.
Eravamo nel 1944, in piena guerra, ed il traffico in quei tempi era rappresentato da qualche bicicletta (per chi la possedeva), da qualche carro trainato dai cavalli per il trasporto di merci o prodotti agricoli e diretto al mercato ortofrutticolo di Piazza Isolo, oppure dai primo torpedoni provenienti dalla provincia, per il trasporto delle persone.
Mentre negli anni 1960 venne completata la “Galleria” di Via Alessandro Volta, che collega una parte della città con Borgo Venezia, attraverso il quartiere della Biondella, il progetto originario annunciato il 10 settembre 1944 di trasformare le gallerie-rifugio in un vero e proprio traforo per collegare due importanti zone della città come Porta Vescovo o Quinto di Valpantena con San Giorgio o altre località a Nord di Verona, è rimasto ancora sulla carta, nonostante siano stati predisposti negli anni un’infinità di progetti, costati alla collettività un mare di quattrini.
Sono trascorsi da allora 75 anni e non circolano più le biciclette o i carretti di un tempo trainati da cavalli o da somari, ma decine di migliaia di mezzi a motore al giorno, che hanno trasformato Veronetta ed altre parti della città in una vera ed ormai non più tollerabile camera a gas che va da Porta Vescovo a San Giorgio, sino al centro della città. Per cui, credo che sia arrivato il tempo di prendere in via definitiva e senza indugio le necessarie decisioni
I riferimenti citati sono tratti da Verona nel Novecento. Opere pubbliche, interventi urbanistici, architettura residenziale dall’inizio del secolo al ventennio (1900-1940) di Francesco Vecchiato
Giuseppe Braga

Giuseppe Braga è nato a Verona il 12 giugno del 1943. Ha lavorato alle Officine e Fonderie Leopoldo Biasi di Verona. È stato dirigente e membro della segreteria FIMCISL di Verona; dirigente e Segretario generale Federchimici CISL di Verona; Segretario generale SICET CISL di Verona e Responsabile organizzativo Confederazione; consigliere di terza Circoscrizione in Borgo Milano. Durante l’attività sindacale ha ricoperto varie cariche. giuseppe.braga@gmail.com
