Denunciare una violenza subita è un atto che richiede tantissimo coraggio per affrontare lucidamente un dramma così grande.
Ha trovato la forza di denunciare: non si è lasciata intrappolare la giovane studentessa veronese, che nei giorni scorsi, è stata vittima di violenza. Aveva risposto ad un annuncio pubblicato on line per fare la baby sitter, ma è finita in un incubo: sequestrata e abusata sessualmente dalla coppia, marito e moglie, che avrebbe dovuto darle il lavoro. Un’esperienza traumatica quella vissuta dalla ragazza, che nonostante le minacce dell’uomo di divulgare le foto che le aveva scattato, si è rivolta alla polizia, permettendo l’arresto dei suoi aguzzini. Denunciare e uscire dal cono d’ombra in cui questi reati confinano chi li subisce è importante. Per se stesse e per tutte le altre. Quelle che questo coraggio non riescono a trovarlo, per paura, vergogna o imbarazzo. Anche se vergogna e imbarazzo dovrebbe provarli chi commette l’abuso e non certo chi lo subisce.
Sono purtroppo ancora troppo poche le donne che, a seguito di un episodio di violenza, denunciano il sopruso alle autorità competenti. Dal rapporto sulla Violenza contro le donne (marzo 2018) dell’Agenzia dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (FRA) emerge che solo il 13% denuncia alla polizia la violenza subita da un estraneo, il 14% quella subita dal partner. In Italia i dati sono del 13% e del 10%. Denunciare una violenza subita è un atto che richiede tantissimo coraggio per affrontare lucidamente un dramma così grande. Scelta difficile perché spesso la donna che ha subito violenza si sente sola, priva di appoggio, di ascolto e di risorse, ma farlo è fondamentale. Traccia un confine. Riscatta dalla condizione di vittima. Chi subisce una violenza deve sapere che può e deve fare qualcosa e può trovare aiuto e sostegno nei centri antiviolenza.
Va sottolineato un altro punto dell’episodio di cui è stata vittima la coraggiosa giovane veronese, anche perché quando a colpire è il fuoco amico, l’impressione è che le ferite facciano sempre un po’ più male. Un’altra donna, infatti, la moglie del suo aguzzino è stata complice dell’abuso. Forse anche lei vittima di una violenza della quale nemmeno si rende conto. Ma, se una donna è complice nella violenza ad un’altra donna, significa solo una cosa: dobbiamo rimboccarci le maniche, perché stiamo sbagliando tutto. E tutto, vuol dire proprio tutto: sistemi di educazione, senso comune e precetti morali.
Cinzia Inguanta