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Editoriale

Opera Arena Magazine, un caso emblematico

Un giornale che ha portato alla luce un patrimonio di ineguagliabile bellezza, dimenticato e trascurato, e che invece andrebbe valorizzato per promuovere l’opera, l’Arena e Verona

2017, Arena, Foto Ennevi,-Fondazione Arena
Arena di Verona (Foto Ennevi, Fondazione Arena)

Il 21 marzo 2017 nasceva a Verona Opera arenamagazine, un giornale multimediale sull’opera. Con una bella storia, che ha inizio da una tesi di laurea in Economia e gestione dell’arte e delle attività culturali. La meta di Zeno Massignan era presentare alla commissione non una ricerca ma una start-up nel settore dell’editoria. Il giornale andò online lo stesso giorno della tesi e lo studente ottenne il massimo dei voti.

Il progetto aveva l’ambizione di creare lavoro valorizzando il patrimonio artistico e culturale italiano, che per Verona voleva dire promuovere l’Opera in Arena e al Filarmonico. Per raggiungere l’obiettivo si organizzò una équipe di giovani affiancati da un gruppo di esperti che in questi due anni hanno messo a disposizione ingegno, competenze ed esperienza a sostegno di questa impresa, della cultura e per una nuova idea di Italia.

Anche la linea editoriale si basava su una bella intuizione: non limitarsi a promuovere la lirica ma farlo senza dimenticare che l’opera a Verona non può essere disgiunta dal suo originalissimo contenitore, l’Arena, come è ben spiegato nell’editoriale di presentazione. Così, accanto agli annunci e alle recensioni degli spettacoli, le ricerche negli archivi hanno portato alla luce un patrimonio di ineguagliabile bellezza, dimenticato e trascurato, su quanto nei secoli è avvenuto nell’anfiteatro veronese.

In due anni Opera arenamagazine, pubblicato anche in inglese, ha svolto un lavoro di buona qualità, con interviste ad artisti di fama mondiale, colmando un vuoto perché, stranamente, a Verona non esisteva un giornale di questo tipo. Se ne sono accorte le decine di migliaia di visitatori al sito, di tutte le parti del mondo. Non se n’è accorta, purtroppo, la nostra città.

Nella relazione di fine 2017 la precedente gestione di Fondazione Arena indicò la testata come esempio di buon giornalismo di settore e stava maturando l’idea di trovare il modo affinché quell’idea di impresa culturale, che a costo zero svolgeva un ruolo importante per l’immagine di Verona, potesse consolidarsi. Si trattava di capire come, ma poi la gestione cambiò e oggi non si va più in là dell’utilizzo della testata per pubblicizzare gli spettacoli attraverso i comunicati stampa.

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Una bella storia, dei contenuti inediti e di buona fattura, un grande lavoro di ricerca, una splendida opportunità per i giovani della redazione che però, al di là delle utopie dell’editore, si stanno rendendo conto di quanto difficile sia l’ambiente in cui si trovano ad operare. E così un giornale dalle grandi potenzialità, che nasce dall’entusiasmo e dalla passione per la cultura e non da sterili logiche di appartenenza, rischia di chiudere. Si potrebbe parlare di un caso emblematico per Verona, perché contiene in sé tante risposte.

Giorgio Montolli

Spartaco, le scene del film in Arena, frutto delle ricerche di Opera Arena Magazine. Una barca galleggia nell’anfiteatro dove scorazzano i leoni

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Written By

È diventato giornalista nel 1988 dopo aver lavorato come operatore in una comunità terapeutica del CeIS (Centro Italiano di Solidarietà). Corrispondente da Negrar del giornale l'Arena, nel 1984 viene assunto a Verona Fedele come redattore. Nel 1997, dopo un periodo di formazione in editoria elettronica alla Scuola grafica salesiana, inizia l'attività in proprio con uno Studio editoriale. Nel 2003 dà vita al giornale Verona In e nel 2017 al magazine Opera Arena Magazine (chiuso nel 2020). Dal 2008 conduce il corso "Come si fa un giornale" in alcuni istituti della Scuola media superiore di Verona. giorgio.montolli@inwind.it

1 Comment

1 Comment

  1. Mario Allegri

    12/01/2019 at 10:39

    Si parla tanto, e a sproposito, di rilancio dell’Arena e del festival lirico e si lascia languire, affidandola solo alla buona volontà e all’amore per la cultura cittadina, un’iniziativa che aveva riempito un vuoto imbarazzante, per certi aspetti, incredibile (ma come? nessun dirigente della Fondazione ci aveva mai pensato prima?!). Essendo on line, il giornale ha una potenzialità di diffusione e di promozione internazionale che nessuno dei tanti (troppi forse) spot pubblicitari in televisione, può garantire. Possibile che ancora non si pensi di investirvi più energia?

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