Tra la tante leggende sul Natale ce n’è una che racconta di un giovane pastore che arriva alla grotta di Betlemme senza doni. Si siede accanto al bambino e ogni volta che uno porta un regalo manifesta la sua meraviglia. Alcuni pastori però vogliono cacciarlo via, ma subito interviene Maria e lo invita a rimanere. Perché? “Perché – dice – lui ha portato il dono più bello: il dono dello stupore!”. È solo una leggenda, ma che rivela un grande insegnamento. Il mistero del Natale lo può capire veramente solo chi sa inginocchiarsi di fronte ad un bambino. Chi sa stupirsi. Chi sa meravigliarsi.
Dio si fa bambino. La sua cattedrale è una capanna. Dio lo incontri proprio là dove la ragione si scandalizza. Il Natale non si spiega. Si contempla. Con il Natale finisce la storia dei potenti e ricomincia dai piccoli, dagli ultimi. Chi arriva infatti per primo alla grotta? I pastori. La categoria di persone più disprezzate di quel tempo.
Ma perché Dio si fa volto, perché Dio si fa corpo? Ce lo dice San Paolo: “Per insegnarci a vivere”. Dio si fa corpo perché vuole abitare i tuoi occhi, le tue mani, i tuoi piedi. Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio. Dio non ti costringe a credere. Non ti obbliga. Ti indica solamente la strada perché anche tu possa essere veramente felice, possa sentirti realizzato, possa dare senso alla tua vita.
E qual è la strada? C’è una parola che è strettamente legata al Natale. È la parola dono. Il Natale è il compleanno di Dio. È il compleanno di tutti. Perché tutti, donne e uomini di tutte le culture e di tutte le religioni, siamo nati e siamo figli/e del mistero della vita, del mistero di Dio. E al compleanno si fanno sempre gli auguri, si fanno dei regali. Il Natale è Dio che si fa dono per insegnarci a donare.
La filosofa Hannah Arendt diceva: “Ogni bambino/a che viene al mondo è un dono, un dono unico e irripetibile”. Tutti siamo dono. La vita è un regalo che i nostri genitori ci hanno fatto gratuitamente. Non ci hanno chiesto se volevamo venire al mondo. Ma se siamo dono, per poter realizzare veramente quello che siamo, dobbiamo imparare a farci dono.
Purtroppo abbiamo ridotto il dono ad un oggetto, ad un fatto commerciale. Abbiamo banalizzato uno degli aspetti più belli della vita: quello del donare. Ci siamo dimenticati che ogni dono, anche il più piccolo, ha un’anima. Infatti in ogni regalo che facciamo, c’è un pezzettino di noi. C’è però un dono di cui tutti abbiamo bisogno e che tutti possiamo regalare gratuitamente. Tutti abbiamo bisogno di affetto e tutti possiamo regalare affetto.
Quando è che siamo felici? Quando incontriamo qualcuno che ci vuole bene. Quando non ci sentiamo soli. Quando abbiamo accanto qualcuno che amiamo profondamente. Che cos’è allora il Natale? Imparare a fare della nostra vita un dono. E questo, lo sappiamo tutti, non è facile. Viviamo in una cultura che esalta sempre più l’io e rifiuta sempre più l’altro. Adora il noi e ha paura dell’altro, del diverso. Perfino la religione diventa motivo di scontro e non di incontro. C’è addirittura chi usa il presepio, come segno di divisione. Questa è una bestemmia. Questo è un tradire, non vivere il Natale. Non può dirsi cristiano chi vuole il crocefisso nelle scuole e poi rifiuta la mensa a dei bambini stranieri.
Natale non viene una volta all’anno, ma tutti i giorni è natale. Perché ogni giorno, Dio cerca padri e madri per incarnarsi, cerca persone che sappiano partorire vita, si impegnino a far nascere la speranza, a creare spazi di incontro, di dialogo. Anche noi oggi, in questa città, siamo chiamati a partorire un po’ di umanità, per renderla un po’ più vivibile, più accogliente, più solidale. Che questo Natale sia per tutti noi un Natale … ricco di tanti doni, di tanto affetto, di tanti incontri, di tanti abbracci, di tanta umanità!!!
Don Roberto Vinco
Natale 2018

Don Roberto Vinco, docente di filosofia allo Studio Teologico San Zeno e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose San Pietro Martire di Verona, è collaboratore nella parrocchia di Novaglie. roberto.vinco@tin.it
