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Ambiente

Il verde della città: un bene da progettare, valorizzare e gestire

Un incontro tra agronomi e architetti a cui hanno partecipato numerosi professionisti, tecnici e amministratori pubblici

Anti smog, anti stress, anti rumore, salva ambiente. Sono numerosi i benefici di piante e aree verdi nelle città ma serve una progettazione e una collaborazione tra professionisti per ottenere maggiori funzionalità e costi minori. Agronomi e architetti si sono confrontati mercoledì 12 dicembre durante il convegno “Il verde della città: un bene da progettare, valorizzare e gestire. Nuove tematiche e motivi di discussione per una visione contemporanea del verde” organizzato dagli Ordini dei Dottori Agronomi e Forestali e degli Architetti Pianificatori Paesaggisti della provincia di Verona, nella sede di questi ultimi, a cui hanno partecipato numerosi professionisti, tecnici e amministratori pubblici.

«Dobbiamo progettare insieme agli architetti paesaggisti spazi per il verde urbano – ha precisato Luca Crema, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali Veneto e di Verona – al fine mettere insieme specialisti delle piante con professionisti dell’aspetto urbanistico per la creazione di volumi residenziali e funzionali. Oggi il verde non deve essere più considerato solo come arredo e abbellimento urbano ma come una vera infrastruttura all’interno dei quartieri delle città per recuperarli e rigenerarli». Gli ha fatto eco Amedeo Margotto, presidente dell’Ordine degli architetti, sottolineando: «Il verde deve essere riposizionato nelle questioni urbane in modo diverso, affinché non sia solo soddisfacimento di standard urbanistici, ma diventi un verde di qualità, attraverso lo scambio di esperienze tra le due professioni principali coinvolte: architetti e agronomi».

L’architetto Uta Zorzi Mühlmann, delegata IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions) e socia Aiapp (Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio) ha illustrato med_net: una rete per condividere informazioni, conoscenze ed esperienze tra paesaggisti di Paesi che si affacciano sul mediterraneo (Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Israele) con l’Italia, capofila e coordinatrice del progetto. L’architetto Fabio Pasqualini, vice presidente Aiapp e l’agronomo Annachiara Vendramin si sono confrontati sulla progettazione del verde contemporaneo a dimostrazione che professionisti che si occupano di paesaggio in modo diverso possano affrontare in tandem problematiche di progettazione del verde.

I relatori del convegno

I relatori del convegno

Attinente al territorio scaligero l’intervento di Stefano Oliboni, agronomo specialista Gestione Verde Pubblico del Comune di Verona, che ha presentato “Il regolamento del verde di Verona” in fase di definizione. Attualmente, l’Amministrazione del Comune di Verona ha attivato un tavolo di lavoro a cui collaborano AMIA, che gestisce la manutenzione ordinaria del verde in città, gli Ordini professionali degli Agronomi e Architetti, associazioni cittadine e comitati. Il regolamento conterrà indicazioni e buone pratiche non solo per il verde pubblico ma anche per quello privato, l’inserimento del documento sui patti di sussidiarietà tra Comune e cittadini per la manutenzione e il decoro dei beni comune, e la regolamentazione sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari e degli erbicidi. Con il regolamento si cercherà quindi di progettare un verde non più solo estetico e di contorno ma strutturale ed ecologico, cercando di sensibilizzare ed educare la gente, più che a imporre divieti.

Valter Angeli ha riportato alcuni esempi virtuosi di utilizzo di piante perenni a bassa (o nulla) manutenzione e con ridotte esigenze idriche, evidenziando sottolineato l’importanza di usare piante autoctone già abituare al nostro clima/ambiente. Ambrogio Cantù, agronomo, Direttore Esecutivo del Contratto per il Servizio Globale di manutenzione del verde pubblico del Comune di Monza, ha evidenziato l’importanza del ruolo dell’agronomo nella gestione del verde urbano, raccontando poi il caso pratico e virtuoso di Monza. Ha inoltre evidenziato: «Siamo disposti ad accettare rischi elevati e danneggiamo l’ambiente usando l’auto mentre non accettiamo rischi ridotti come piantare alberi per avere enormi vantaggi».

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