A 70 anni dalla Dichiarazione Universale purtroppo c’è poco da celebrare, in troppi Paesi ancora i diritti umani semplicemente non esistono, o sono solo sulla carta, ed anche nel nostro “occidente” di consolidata tradizione democratica, si stanno verificando preoccupanti arretramenti.
Diritti a Testa Alta è lo slogan delle manifestazioni organizzate da Amnesty International, ActionAid Italia, Caritas Italiana, Emergency, Oxfam Italia per il 10 dicembre.
A Verona l’appuntamento è da poco terminato in Piazza Erbe, con fiaccolata e lettura degli articoli delle Dichiarazione. È stato un evento partecipato, ma al di là della fiaccolata, suggestiva e coreografica, è stata significativa la presenza lo stesso giorno, dalle 6,30 del mattino, di un gazebo davanti la stazione ferroviaria di Porta Nuova, con volantinaggio alle migliaia di studenti e lavoratori pendolari che iniziano la loro giornata. Perché i diritti non si celebrano: si conquistano e si difendono a partire dalla scuola e dal lavoro, e perché è sempre dietro l’angolo il rischio di sterili cerimonie commemorative.
Ma cosa contengono i 30 articoli della Dichiarazione? Art. 1: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti”, ed a seguire l’affermazione del diritto alla vita, del divieto di tortura, di schiavitù, di disuguaglianze davanti alla legge, di violazioni nella vita privata. E chi non concorda su questi principi?
Ma la Dichiarazione non si ferma a questi principi generali sacrosanti, si spinge oltre. L’art. 23 recita: “Ogni individuo ha diritto al lavoro, (…) ad eguale retribuzione per eguale lavoro (…) ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana”.
Affermare che il lavoro è un diritto non è senza conseguenze, perché impatta direttamente con il sistema economico e l’organizzazione sociale vigente. Vuol dire che la piena occupazione dovrebbe essere la priorità delle politiche economiche, e chi il lavoro temporaneamente lo perde dovrebbe poter contare comunque su un reddito alternativo dignitoso. Vuol dire che andrebbe risvoltato come un calzino un sistema economico dove prevale il profitto, mentre il lavoro spesso è solo un costo accessorio e talvolta scarto e vuoto a perdere.
E non da meno l’art. 25: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia”, e l’art. 26 “Ogni individuo ha diritto all’istruzione”, perché è attraverso l’istruzione che si acquisiscono cultura e competenze per affermare i propri diritti e prendere coscienza del diritto di avere diritti.
Anche Amnesty International nell’ultimo rapporto 2017-2018, oltre ad evidenziare le violazioni dei diritti umani fondamentali in tante parti del mondo, ha sottolineato l’impatto sugli stessi delle politiche economiche e di austerità accentuatesi a partire dalla crisi del 2008. “L’austerità è una questione che riguarda i diritti umani”, così afferma categoricamente Amnesty International nel suo rapporto, perché il taglio alle spese sociali da parte dei governi “ha un impatto diretto sull’accesso della popolazione all’istruzione, alla sanità, alla casa, alla previdenza sociale” e porta dritto a violazioni anche dei diritti civili e politici. Ed a farne le spese, in Italia come nel resto del mondo, sono sempre e drammaticamente i ceti sociali più poveri, a partire dagli immigrati.
La violazione dei diritti umani fondamentali è un problema che non riguarda solo Paesi lontani, ma ci coinvolge tutti da vicino, e che è fortemente interconnesso con il modo di gestire l’economia e la finanza. Dopo 70 anni sarebbe ora di prenderne coscienza, consapevoli anche che non può più bastare una vana commemorazione, e che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani richiede finalmente una grande, pacifica e risoluta rivoluzione culturale e sociale.
Claudio Toffalini

Claudio Toffalini è nato a Verona nel 1954, diplomato al Ferraris e laureato a Padova in Ingegneria elettrotecnica. Sposato, due figli, ha lavorato alcuni anni a Milano e quindi a Verona in una azienda pubblica di servizi. Canta in un coro, amante delle camminate per le contrade della Lessinia, segue e studia tematiche sociali e di politica economica. toffa2006@libero.it
