Dai primi insediamenti sul colle di San Pietro ai giorni nostri, passando per romani, goti, ostrogoti, scaligeri, veneziani, austriaci e francesi. Il fiume che attraversa Verona racconta come le diverse epoche hanno influito sullo sviluppo urbanistico e culturale della città. Tra genio e insipienza di chi ha governato.
Mercoledì 5 dicembre alle 16,30 l’architetto Giorgio Massignan presenta in Società Letteraria il libro L’Adige racconta Verona (Smart Edizioni, Neaprint). Il volume ha 432 pagine e contiene 229 immagini della Verona di oggi e di ieri, frutto di una paziente ricerca iconografica negli archivi della Biblioteca Civica.
Massignan, per 30 anni presidente di “Italia Nostra Verona”, animatore dell’osservatorio territoriale “VeronaPolis” e collaboratore del nostro giornale, nel suo libro immagina l’Adige come grande testimone degli insediamenti umani in questa zona di confine tra prealpi e pianura padana, e spiega come potere, cultura e fenomeni naturali, nel loro intrecciarsi attraverso i secoli, abbiano disegnato i diversi volti della città, non sempre con buoni risultati.
Non tutti i governanti sono stati infatti all’altezza del compito perché, come scrive Emma Cerpelloni nella presentazione, «alcuni di loro sono intervenuti con grande intelligenza ed eleganza, ma non sono mancati anche gravi ed imperdonabili errori». Pregi e difetti che, a seguito di una sintetica narrazione storica, Massignan individua nelle varie epoche facendo parlare il fiume che racconta del suo rapporto con le prime popolazioni di reti e veneti, con romani, goti e ostrogoti, fino agli scaligeri, e poi con veneziani, austriaci e francesi, per arrivare ai giorni nostri.
Ogni epoca ha lasciato testimonianze che oggi si leggono nell’impianto stradale della città, nei monumenti, nei palazzi e nelle chiese, nelle opere di artisti e letterati che a Verona hanno espresso il loro talento. Il libro non solo ci fa vedere, con descrizioni puntuali, ciò che è rimasto delle varie epoche, ma anche ciò che il tempo e l’incuria si sono portati via, consentendoci così una visione completa, diremmo oggi virtuale, del luogo in cui viviamo. E ci accompagna fino alle grandi trasformazioni urbanistiche della modernità che con la pretesa dell’uomo di emanciparsi dalla natura segnano uno squilibrio nel suo rapporto con l’ambiente e con se stesso, una frattura che l’autore vive in prima persona.

Interrato dell’Acqua Morta, Verona, prima dell’alluvione del 1882
È infatti a questo punto del volume, con l’alluvione del 1882 e le successive profonde trasformazioni urbanistiche, che dietro l’Adige narrante si svelano i pensieri e i sentimenti di Massignan. Gli anni sono quelli della costruzione dei muraglioni per evitare le esondazioni, quando viene interrato quel ramo dl fiume che dava origine all’Isolo, scompaiono i mulini e vengono abbattute le case di Santo Stefano a picco sul fiume. Nella visione dell’autore questi interventi hanno comportato la perdita dell’antico rapporto tra l’Adige e la città. Sul piano dei significati quei muraglioni segnano anche qualcosa di più grave: l’inizio di un percorso di alienazione che si è poi amplificato nel tempo e che come reazione darà vita, nella seconda metà del Novecento, a quella cultura ambientalista nata in città per ristabilire l’equilibrio compromesso.
La necessità di coniugare sviluppo urbano e rispetto per l’ambiente ha sempre caratterizzato la vita di Massignan, che negli anni Settanta nel quartiere di San Giovanni in Valle ha contribuito, insieme ad altre figure storiche dell’ambientalismo veronese, a salvaguardare dalla speculazione edilizia l’antico rione ai piedi del colle di San Pietro, da sempre evocativo dei primi insediamenti umani in riva all’Adige. A quell’esperimento, in parte riuscito con il salvataggio dell’antico brolo, oggi Corte del Duca, è dedicato un intero capitolo del libro.

Mulini sull’Adige a Verona, seconda metà dell’Ottocento
Diversamente da molti autori che affrontano temi storici, Massignan parla anche degli uomini di potere contemporanei che hanno segnato e segnano il nostro tempo, e di come il loro governo abbia influito sullo sviluppo urbanistico della città e sulla vita dei suoi abitanti. Uomini di valore, ispirati da una visione di bene comune e uomini più concentrati sulla propria carriera che hanno posto forti ipoteche sul futuro di Verona con scelte che saranno ricordate per la loro insipienza.
L’Adige racconta Verona non è un libro di storia ma si serve della storia per spiegarci che le città, lungi dall’essere degli agglomerati anonimi, sono sempre una testimonianza viva, nel bene e nel male, di chi le ha create e trasformate nel tempo. Richiamando questa consapevolezza, che si lega al concetto di civiltà, l’autore con questo suo lavoro invita gli amministratori pubblici ad essere maggiormente responsabili del proprio ruolo e i cittadini a coltivare il senso di appartenenza alla comunità e a partecipare alle scelte di governo che riguardano il luogo dove si trovano a vivere.
Giorgio Montolli
Dello stesso autore: Gli artigli dell’aquila
Giorgio Massignan, L’Adige racconta Verona
Smart Edizioni – Stampa Neaprint
432 pagine, 229 illustrazioni, 28 euro