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“Giuro che non avrò più fame” di Cazzullo presentato al Teatro Nuovo

Aldo Cazzullo
Aldo Cazzullo

Mercoledì 17 ottobre alle ore 18.30 al Teatro Nuovo presentazione dell’ultimo libro di Aldo Cazzullo, inviato ed editorialista del Corriere della Sera, “Giuro che non avrò più fame”. Sarà presente l’autore e i brani del libro verranno letti da Paolo Valerio. L’evento sarà ad ingresso libero.

Uscito nelle librerie il mese scorso, “Giuro che non avrò più fame” ha un sottotitolo molto esplicativo: “l’Italia della ricostruzione”. Per Cazzullo l’anno chiave della ricostruzione è il 1948: un anno densissimo di avvenimenti: le elezioni politiche del 18 e 19 aprile che segnano la vittoria dei democristiani sui comunisti e sui socialisti, l’attentato del 14 luglio a Togliatti e l’insurrezione che ne segue, la vittoria di Bartali al Tour de France, il Torino che vince il suo quarto campionato consecutivo… un anno denso di avvenimenti.

Il titolo del libro si rifà invece a uno dei primi film che si poterono vedere dopo la guerra: “Via col vento”. Simbolica la scena finale, quando Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta, strappa una piantina dal terreno, ne rosicchia le radici, la leva al cielo e grida “giuro che non soffrirò mai più la fame!”. Quel giuramento collettivo fu ripetuto da milioni di italiane e di italiani. Fu così che settant’anni fa iniziò la ricostruzione di un Paese distrutto.

Tante le figure dei “ricostruttori”: da Vittorio Valletta a Enrico Mattei, da Adriano Olivetti a Giulio Einaudi. E tante le donne: da Lina Merlin che si batte contro le case chiuse, ad Anna Magnani che porta al cinema la vita vera. Scrive Aldo Cazzullo: «Avevamo sedici milioni di mine inesplose nei campi. Oggi abbiamo in tasca sessantacinque milioni di telefonini, più di uno a testa, record mondiale. Solo un italiano su cinquanta possedeva un’automobile. Oggi sono trentasette milioni, più di una su due. Eppure eravamo più felici di adesso». E ora l’Italia è di nuovo un Paese da ricostruire: la lunga crisi ha fatto i danni di una guerra, suggerisce Cazzullo.

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